Wellbeing: perché è così importante per le aziende?
di Alessandro Alfieri
È sempre più in aumento il numero delle aziende nel mondo che investe nel welfare. Una strategia mirata alla produttività e a migliorare il tasso dell’engagement.
Recenti studi dimostrano come il welfare possa essere determinate per lo sviluppo di un’azienda, indipendentemente dal numero dei suoi dipendenti. Con il termine “wellbeing” si sintetizza una serie di benefit aziendali che non riguardano soltanto buoni pasto o abbonamenti per i trasporti pubblici, ma anche ad esempio corsi di fitness, tornei di calcio e soprattutto molteplici iniziative ai fini di migliorare le competenze professionali di ogni membro dell’azienda.
Le statistiche
Secondo l’indagine internazionale dell’Adecco “Disconnect to reconnect”, circa il 73% delle aziende conferma che il benessere dei propri dipendenti sia fondamentale per migliorare il loro tasso di engagement (39%) e soddisfazione (24%). Nel 2021 un’indagine condotta da Forbes denominata “Future workplace 2021 hr sentiment survey” rivelò che il 68% dei responsabili delle risorse umane considerava prioritario il benessere psicofisico del personale. In Italia, secondo il report annuale “Welfare index pmi 2021”, è stato evidenziato come dal 2016 le aziende con un livello di welfare elevato siano aumentate in modo significativo, passando dal 9,7% al 21%, e quelle con un welfare di base siano scese invece dal 49,3% al 35,8%.
“Il wellbeing – afferma Beatriz López Arredondo, head of people di Twenix, Società impegnata nel settore edtech – che offre percorsi formativi in inglese a imprese e professionisti è sempre stato al centro dell’attenzione dei team di human resources: in base alle proprie dimensioni, alla propria disponibilità economica, alle necessità e agli obiettivi da raggiungere, ogni azienda ha offerto cataloghi di partnership, sconti, voucher e opzioni diverse ai propri dipendenti. La vera rivoluzione rispetto al passato è che non sono più soltanto le grandi aziende o multinazionali a prendere in considerazione piani di wellbeing, ma sempre più startup fondate da giovani e aziende in cui lavorano professionisti millennials e della generazione Z”.
Perché il “wellbeing” è diventato sinonimo di crescita aziendale?
La multinazionale olandese Randstad, che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane, spiega chiaramente che creare un buon ambiente di lavoro, garantendo un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata possa incentivare la produttività e l’engagement dei lavoratori. Quindi, la maggior parte delle società che investono nel welfare hanno avuto un ritorno in termini di produttività e benessere dei dipendenti. Senza dubbio uno dei fattori determinanti di questo processo pro-welfare è stata la pandemia, che negli ultimi due anni ha messo in primo piano le esigenze individuali dei lavoratori.
La “birth welfare” in Italia
La «birth welfare» è la nuova misura destinata al welfare aziendale presentata dall’Assessore della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, il quale, in occasione della presentazione avvenuta mercoledì 30 novembre 2022, ha fatto apparire come escamotage una cicogna di plastica fuori al palazzo della Regione.
“Questa misura – spiega Marrone – destina un milione di fondi regionali per le imprese che realizzano nidi e asili all’interno delle aziende oppure far fruire ai propri dipendenti strutture esterne già esistenti per i loro figli, per campi estivi, o per aggiornamento professionale post congedo parentale. Con questa importante misura di birth welfare metteremo tante donne e coppie nelle condizioni di avere figli senza rinunciare alla dimensione lavorativa e professionale, contrastando l’inverno demografico con politiche concrete di pari opportunità”.