WEB TAX: La tassazione dei giganti “invisibili”
La Web Tax è la tassazione sui guadagni delle grandi compagnie che operano nel web (dall’e-commerce alla pubblicità online) come Google o Amazon, che hanno sedi all’estero ma vendono in Italia.
L’avvento di Internet, e quindi della New Economy chiamata e-commerce, ha rivoluzionato la modalità di acquisto di tutta la popolazione. Il sistema fiscale non ha saputo governare questa rivoluzione. Per assicurare un fisco efficiente ed equo bisogna revisionare l’attuale sistema di tassazione.
Per questo motivo Italia, Germania, Francia e Spagna all’Ecofin (Consiglio Economia Finanza) hanno lanciato la proposta di tassare il fatturato delle imprese digitali (e non i ricavi), mentre il 26 settembre, al vertice di Tallin, hanno rilanciato la loro battaglia sulla Web Tax, attraverso un documento congiunto nel quale si chiede di riflettere sull’IVA “lo stesso contenuto, bene o servizio soggetto a Iva nello Stato di consumo, senza pensare alla sua natura fisica o digitale”.
Il documento sottolinea la necessità di dover apportare cambiamenti alla legislazione in modo tale che i profitti tassabili siano attribuiti dove viene generato valore. Purtroppo il nostro sistema fiscale non è adatto al business digitale. Il diritto di una giurisdizione a tassare si ha infatti esclusivamente sul reddito prodotto nella località in cui è stato prodotto, quindi è possibile “tassare” solo se l’azienda ha una presenza fisica in uno Stato.
Tutto ciò, nei paesi in cui le aziende generano profitti in modo remoto, ha portato a situazioni di mancate entrate e perciò, secondo Italia, Germania, Francia e Spagna, l’Ue è il contesto più appropriato per definire un approccio comune che possa agire come leva per una soluzione globale, cioè a livello Ocse o G20.
L’Unione Europea dunque ha deciso: Facebook, Amazon, Google e gli altri giganti invisibili dell’economia digitale, possono dire addio al fisco light di cui hanno beneficiato fino ad oggi.
La Commissione UE vuole rimediare alle maxi evasioni legali ed il prossimo passo toccherà ai leader UE, i quali dovranno decidere se dare mandato a Bruxelles ed approfondire la questione, in modo tale da poter arrivare ad una proposta definitiva entro giugno 2018.