Unicredit, a rischio 10.000 posti di lavoro
L’indiscrezione arriva da Bloomberg: nel nuovo piano strategico dell’Unicredit (atteso per il 3 dicembre) sarebbero previsti tagli fino a 10.000 posti di lavoro. Numeri che sarebbero ancora in fase di revisione e che potrebbero dunque abbassarsi. A essere coinvolti non solo lavoratori europei, ma anche quelli operanti negli altri paesi. Il taglio dei dipendenti non sarebbe, però, l’unica misura che Unicredit adotterebbe per una riduzione dei costi, essendo infatti prevista un’ulteriore riduzione delle spese operative pari al 10%. Nell’ultimo piano, in scadenza quest’anno, è stata programmata una riduzione totale netta di circa 14.000 unità. Inoltre il gruppo è uscito definitivamente da Fineco, vendendo sul mercato il 18,3% restante della banca, e dopo averne già ceduto il 17%.
Jean Pierre Mustier, CEO del gruppo, negli scorsi mesi ha sostenuto che il nuovo piano sarà basato su una crescita organica e ha indicato l’efficienza come leva fondamentale in un contesto di debole crescita economica. Inoltre ha sottolineato che non è credibile una strategia basata sulla crescita dei ricavi. Tutte affermazioni che suggerirebbero, appunto, la necessità di un piano strategico incentrato su tagli.
Un terremoto bancario, quello di Unicredit, che si affiancherebbe a quello della Deutsche Bank e Societe Generale. La prima, il 7 luglio, ha infatti annunciato un piano di licenziamenti che coinvolgerebbe, in totale, circa 18.000 dipendenti. La seconda invece, ad aprile, ha annunciato tagli per 1.600 posti di lavoro.
Lando Sileoni, segratario generale della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), ha dichiarato: “Se fosse vero sarebbe una vergogna, siamo pronti alla mobilitazione. Manovre di questo tipo sono operazioni di sciacallaggio, tutte a danno del personale, di una banca che pretende di fare affari in Italia senza tener conto del contesto sociale del paese. Messaggio a Jean Pierre Mustier, CEO di Unicredit: se queste indiscrezioni fossero confermate stavolta si fa a cazzotti e se serve useremo altro”.
Nulla ha commentato invece la banca, un cui portavoce sarebbe stato interrogato da Bloomberg.