Tutti vogliono comprare Esselunga
Esselunga, la famosa catena dei supermercati italiani presente nel centro-nord con oltre 150 punti vendita, è divenuta l’oggetto dei desideri di tanti imprenditori. Dopo le offerte presentate gli scorsi mesi da Cvc (società finanziaria britannica specializzata nei settori di private equity e hedge funds, ndr) e Blackstone (società finanziaria statunitense specializzata nei settori di private equity, investimenti immobiliari, hedge funds, ristrutturazione di aziende e gestione di fusioni e acquisizioni, ndr), è partito l’assalto anche da parte del mega gruppo cinese Yida (società di investimento internazionale diversificato, ndr). Il colosso cinese ha offerto circa 7.5 miliardi di euro, il 25% in più rispetto alle offerte presentate dalle altre due società. Somma pari al fatturato dell’intera catena di supermercati.
Un’offerta importante che spiazza così la governance aziendale rappresentata da Marina Caprotti e dalla madre Giuliana Albera, nonostante più volte abbiano dichiarato esplicitamente di non voler vendere l’azienda di famiglia. Nel suo testamento, Bernardo Caprotti (fondatore ed ex amministratore di Esselunga), aveva chiesto agli eredi di cedere l’azienda a un grande gruppo internazionale. L’obiettivo del Yida, sembra essere chiaro: valorizzare i supermercati Esselunga sia in Italia che in Cina. “Se l’operazione andrà a buon fine investiremo in modo cospicuo nel brand e nel business della società, nelle persone, nei prodotti con l’obiettivo di espandere il vero made in Italy agroalimentare esportandolo in Cina contro i rivali di Carrefour e Walmart”. Queste le dichiarazioni del management di Yida, riguardo la “possibile” strategia da adoperare nel caso la trattativa si chiudesse nel migliore dei modi. Il gruppo cinese avrebbe fissato la scadenza della proposta intorno al 7 luglio.
Tempi duri per gli imprenditori italiani, che ancora una volta vedono presentarsi sulla scrivania del loro ufficio una proposta difficile da rifiutare. Dopo le società di calcio Milan e Inter, un altro “simbolo” milanese, potrebbe passare la proprietà in mano ai cinesi. Stay tuned…