Stabilimenti balneari, ripartenza in tempi di Covid
Gli stabilimenti balneari sono già ripartiti in diverse spiagge italiane e in tempi di Covid già si pensa a come gestire tutte le varie precauzioni per non rischiare nuovi contagi.
L’articolo 1 del decreto legge del 18 maggio 2020 stabiliva che le attività economiche, sociali e produttive si sarebbero svolte secondo il rispetto dei contenuti di linee guida e protocolli pronti a prevenire il rischio di contagi in settori di riferimento o in ambiti analoghi, dettati dalle Regioni e singole province autonome.
E quindi anche gli stabilimenti balneari a ridosso delle riaperture faranno riferimento alle disposizioni regionali “Ordinanze balneari e sanitarie”, tenendo fede esattamente allo scorso anno sempre facendo affidamento per il rispetto dei protocolli già presi in carico la scorsa stagione estiva.
Un 2020 con presenze in calo
Secondo le recenti rivelazioni del Sindacato Italiano Balneari, a cui aderisce a Fipe Confcommercio dove vengono associati più di 10 mila imprese balneari, nel luglio del 2020 le spiagge hanno avuto maggiore affluenza solo nei weekend, mentre nei giorni feriali sono state letteralmente deserte.
I cali più notevoli si sono verificati in Sardegna con l’80% in meno paragonato allo stesso periodo nel 2019.
Seguono:
- Lazio e Molise -75%
- Campania e Basilicata -70%
- Giù anche per il Friuli Venezia Giulia-65%
- Male anche in Sicilia -60%
- Calabria -55%
- Abruzzo e Veneto pari a -50%
- Parità del -45% anche in Marche e Liguria
- In modo uguale anche per la Puglia e Emilia Romagna a -40%
- Toscana al -30%
PNRR e direttiva Bolkestein
Il Sindacato dei Balneari segue con riguardo le tensioni fra la Commissione europea e il Governo sui vari contenuti del PNRR, ovvero per l’utilizzo dei fondi straordinari europei. Secondo indiscrezioni rientra nell’oggetto anche la questione Bolkestein.
Infatti, Bruxelles spiega che il Sindacato dei balneari avrebbe avanzato la richiesta di includere nelle riforme del PNRR anche l’applicazione della direttiva Bolkestein alle spiagge italiane in cui il governo avrebbe già risposto un secco “no”.
Con la direttiva Bolkestein, ovvero (la 123/2006/CE) l’Unione Europea ha adottato disposizioni in materia di libertà di stabilimento dei prestatori di servizi, ovvero la libera circolazione dei servizi, dove per servizi si intendono qualsiasi attività economica non salariata.
Nel momento in cui il numero di autorizzazioni disponibili per una specifica attività sia limitato per mezzo di scarse risorse naturali, automaticamente gli stati membri sono tenuti a fornire una procedura di selezione pubblica.
Ovvero un bando pubblico, trasparente e soprattutto imparziale tra i candidati potenziali, per poi ottenere il rilascio per un’autorizzazione di breve durata e non rinnovabile automaticamente.
La legislazione italiana
Se si guarda la legislazione italiana, nel 2018 la durata di concessioni demaniali marittime a scopo turistico e ricreativo è stata prolungata per 15 anni ovvero fino al 1° gennaio 2034.
Nel luglio 2020 il precedente Governo Conte ha riconfermato questa linea, cioè restando sulla stessa scadenza delle attuali concessioni sancendo alle amministrazioni comunali l’impossibilità di proseguire con procedure di scelta dei nuovi concessionari.
In aggiunta anche il Consiglio di Stato in una sentenza recente ha confermato l’invalidità delle norme nazionali in cui prendevano automaticamente proroghe in assenza di qualunque procedura di selezione tra i potenziali candidati.
E quindi asserendo ancora il principio della spiaggia come bene pubblico demaniale inalienabile impossibilitato nel poter costruire oggetti di diritti a favore di terzi, tale da arrivare a creare uno sfruttamento economico.
PNRR italiano
Ad ogni modo il testo del PNRR italiano che è stato inviato al parlamento per essere approvato, in fin dei conti non contiene nessun riferimento alla questione Bolkestein.
Un ottima notizia per le oltre 30 mila aziende del nostro Paese in maggioranza a conduzione familiare che gestiscono le spiagge italiane pur sapendo di avere una legislazione che è stata in modo assoluto sempre favorevole nei loro riguardi, a fronte di canoni irrisori e bassissima tassazione.