Sicurezza idrica: la pioggia può favorirla?
Per affrontare l’approvvigionamento idrico è necessario gestire la risorsa acqua in maniera efficiente, ed il cambiamento climatico porta a situazione più estreme. Mediante un approccio misurato ed integrato sulle risorse idriche, la raccolta di acqua piovana può incrementare la sicurezza idrica.
Oggi più di 4 miliardi di persone vivono in condizioni di scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno, e tale questione è un problema estremamente serio che tutti dovremmo affrontare in un sempre più vicino futuro. Un filone di ricerca dell’Università di Twente ha specificato che 500 milioni di persone abitano in luoghi in cui il consumo di acqua in un anno è doppia rispetto alla quantità che la pioggia reintegra. Questo ha provocato un degradamento delle falde acquifere, che s’intende un cumulo d’acqua che si trova nel sottosuolo, formatosi in seguito alle precipitazioni meteoriche. L’acqua scivola sulla superficie del terreno incontrando fratture, cavità o porosità, con strati impermeabili forma depositi di acque sotterranee, che possono essere ferme o in movimento.
Lo studio di Aalto University
Secondo uno studio di Aalto University, il numero di persone esposte al rischio di stress idrico raddoppierà nel 2050 rispetto al 2010. La siccità è quella condizione temporanea di deficit di disponibilità idrica, ma non ne esiste una definizione univoca del termine. Per darne una definizione occorre specificare a quale categoria di fenomeni si fa riferimento, sia essi naturali, sociali o economici. La scarsità è presente maggiormente in zone soggette a scarse piogge, o di contro in aree ad alta densità popolativa caratterizzate da attività intensive agricole e industriali.
In Italia per ovviare al problema sono stati istituiti con la legge 221/2015 gli osservatori permanenti per gli utilizzi idrici entrati in vigore dal febbraio 2016, che costituisce una struttura operativa permanente a sostegno del governo per utilizzare e raccogliere dati, sull’utilizzo della risorsa idrica in maniera efficiente. In particolare, regolamenta indirizzi per il prelievo e usi di compensazioni, in occasione di eventi estremi. La sua attività deve tenere conto degli obiettivi del piano di gestione di un distretto idrografico, tenendo sempre presente anche il rispetto della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNACC).
L’indicatore statistico
Una definizione di un set di indicatori per monitorare il problema è stato da sempre un azione prioritaria della commissione europea che congiuntamente ad esperti ha lavorato al problema tra il 2010-2012. Durante questo periodo, il gruppo di lavoro ha selezionato diversi bacini europei, tra cui 5 italiani, monitorando su di essi fenomeni come la siccità e scarsità idrica. Alla fine sono stati scelti 3 indicatori come lo SPI, fAPAR e WEI+ facenti parte del portale Edo, di cui hanno suggerito l’uso comune negli stati membri (Faergemann, 2012). Tali 3 indicatori sono stati calcolati come la media a lungo termine, per un certo periodo temporale, dei fenomeni prima citati.
Lo SPI è un indicatore statistico incentrato sul confronto tra la precipitazione di un determinato periodo di tempo t con una distribuzione a lungo termine delle precipitazioni. Ad esempio, se si vuole calcolare lo spi a 1 mese per il mese di luglio, basterà considerare le serie di precipitazioni registrate nel mese di luglio negli anni passati. Il world meteorological organization ha dato delle direttive sul calcolo delle serie pulviometriche, e per poterle calcolare al meglio bisogna considerare una serie di almeno 30 anni di dati. Questo perché secondo l’organizzazione una serie di dati meterologici a 30 anni è più robusta statisticamente, e questo fa si che ci sia minore incertezza nella valutazione di una condizione di siccità o di surplus di acqua.
Il Wei+ per il livello di pressione
Il Wei + è un ulteriore indicatore statistico che va a monitorare il livello di pressione che le attività dell’uomo esercitano sulla risorsa idrica in un certo territorio e in un certo intervallo di tempo. A livello nazionale, per esempio è definito come il rapporto, in percentuale, del prelievo idrico annuale e la media di lungo periodo della risorsa idrica. La siccità ha conseguenze negative sulla vegetazione e sulla capacità della chioma vegetativa di intercettare i raggi solari. A questo problema cerca di ovviare il 3 indicatore il fapar. Esso misura la frazione di energia solare assorbita dalla vegetazione, tramite le mappe di fapar disponibili e consultabili online con frequenza decadale sul portale copernicus global land service. Oltre gli indicatori esposti un altro modo per recuperare acqua piovana sono gli impianti d’acqua molto diffusi in commercio.
La raccolta di acqua piovana
La raccolta d’acqua piovana può essere un passo più efficace per la preservazione dell’acqua. Un motivo su tutti è quello che la raccolta d’acqua piovana è una soluzione a tutti i problemi di diminuzione dei livelli della risorsa. Invece di lasciarlo come deflusso superficiale, deve penetrare nel terreno. Questo garantirà il reintegro dei livelli delle acque sotterranee e una minore tensione sul meccanismo domanda-offerta. La raccolta d’acqua ha un impatto importante sui paesi che vivono di agricoltura come l’India, nonché darà un impulso positivo mediante l’irrigazione alla vegetazione specie perché è naturale priva di sostanze chimiche. Oltre questo aiuta ad un maggiore efficienza energetica, promuove la sostenibilità ne preserva l’aspetto qualitativo e previene l’erosione del suolo.