La legge Calderoli sui LEP: una condanna per il Sud?
Il rischio dell’autonomia differenziata e il futuro delle regioni meridionali
(di Silvestro Delle cave)
Il 24 settembre, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana, Roberto Calderoli, ha formalizzato e avviato l’attuazione dei LEP (livelli essenziali di prestazioni) per tutte le regioni italiane. Nonostante si sia ancora in attesa del referendum sull’autonomia differenziata, Calderoli ha confermato che le regioni più soggette a spopolamento riceveranno meno servizi. Questo rappresenta una dura condanna per il Sud, già gravemente colpito da un sistema sanitario inefficiente e da problemi strutturali.
Il Ministro, esponente della Lega, ha ribadito che i livelli di prestazione sono strettamente legati all’efficienza economica di una regione. Non a caso, le regioni che hanno aderito alla proposta sono Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto, tutte regioni del Nord Italia con economie più solide.
Un altro aspetto cruciale è la nomina della commissione incaricata di valutare i LEP. La commissione è composta da costituzionalisti esperti di autonomia differenziata, ma appare fortemente orientata verso l’approvazione della proposta Calderoli. La sua indipendenza e obiettività sono, quindi, messe in dubbio, poiché i membri sembrano non essere del tutto neutrali. Si tratta, infatti, di un organo che dovrebbe analizzare in modo obiettivo l’impatto sui settori economico e politico di ogni singola regione, ma la sua composizione lascia perplessi.
Un ulteriore interrogativo riguarda i finanziamenti per sostenere i LEP, qualora fossero approvati. Da dove verrebbero presi i fondi necessari? Si teme che questa proposta possa rivelarsi l’ennesima beffa per le regioni del Sud. Anche se venissero stanziati miliardi, è probabile che tali risorse verrebbero spese nell’arco di trent’anni, illudendo il Sud con promesse di opere infrastrutturali difficilmente realizzabili.
Di fronte a tutto questo, i politici meridionali sembrano non opporsi con forza. Gli elettori del Sud, dunque, saranno chiamati a riflettere profondamente alle prossime urne, sempre che si mantenga un reale interesse al voto. Se l’autonomia differenziata dovesse essere confermata, si potrebbe assistere a una sorta di “secessione morbida”, da lungo tempo auspicata da alcuni esponenti della Lega.