Riforma fiscale globale, fondamenta per il futuro delle Corporate
Portare più equità nel mercato internazionale e tutelare i propri settori produttivi, erano tra le finalità del gruppo di lavoro organizzato dall’OCSE a cui hanno partecipato ben 140 paesi.
136 i voti a favore dell’introduzione della tassa minima globale (Minimum Tax) che impone al pagamento del 15% di imposte le società che incassano più di 750 milioni di euro, con una previsione futura di oltre 150 miliardi di dollari di ulteriori ricavi. Dei 140 paesi restano fuori solo Pakistan, Nigeria, Kenya e Sri Lanka.
Equità e Ridistribuzione
Negli ultimi decenni la delocalizzazione di imprese in paesi con tassazioni inferiori era stata una spina nel fianco di quasi tutti i paesi. Ecco il motivo che ha portato ad un così ampio consenso, se pur con qualche eccezione come l’Estonia che ha chiesto tutele per i propri imprenditori. L’Irlanda ha chiesto di tener fuori le piccole imprese e l’Ungheria, l’ultima ad apporre la firma, ha chiesto 10 anni invece dei 5 previsti per questa transizione multilaterale. Va rimarcato inoltre l’arruolamento di Cipro che aveva una tassazione di 12,5%. A tutela di tutti i paesi in via di sviluppo verranno ridistribuiti e reinvestiti in loro favore la maggior parte dei proventi di questo strumento economico.
Non solo per una tassazione equa, ma soprattutto “per redistribuire i proventi delle tasse dove le multinazionali fanno profitti e non dove stabiliscono le loro sedi” ricorda il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni aggiungendo che “il multilateralismo è tornato”.
Ampia soddisfazione da parte di tutti, dalla Von der Leyen a Biden che afferma “Per decenni i lavoratori e i contribuenti americani hanno pagato il prezzo di un sistema fiscale che premiava le multinazionali che trasferivano posti di lavori e profitti all’estero”, finalmente dopo decenni di corse al ribasso vede tutelato il proprio ed altrui settore economico spesso schiavo delle cosiddette Tech Giant.
Dalla pagina Twitter di Ursula von der Leyen
Far sì che queste multinazionali paghino una giusta quota di tasse indipendentemente dalle giurisdizioni in cui operano e realizzano un profitto aiuterà di certo anche parte della popolazione che vedrà reinvestiti nel territorio i proventi di questa politica.
Non è tutto definito, infatti il provvedimento verrà presentato a Washington il 13 ottobre alla riunione dei ministri delle finanze del G20 ed al vertice dei leader del G20 che si terrà a Roma, ma una linea comune è stata tracciata, infatti i 136 paesi firmatari dovrebbero siglare una convenzione multilaterale per un’entrata in vigore della nuova tassazione nel 2023.