Referendum costituzionale, ecco i punti della riforma

Il prossimo 4 dicembre, gli italiani saranno chiamati a votare il referendum costituzionale per approvare o respingere delle modifiche alla Costituzione. La riforma proposta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla ministra per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi, propone il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Referendum costituzionale: i punti della riforma
Bicameralismo paritario: l’Italia smetterà di essere una nazione dove vige la parità di ruolo delle due Camere. Attualmente, tutte le leggi devono essere approvate sia dalla Camera che dal Senato, mentre con l’attuazione della riforma, sarà solo la Camera dei deputati ad approvare le leggi ordinarie e di bilancio e ad accordare la fiducia al governo.
Riduzione del numero dei parlamentari: cambierà anche la composizione del Senato, che passerà da 315 a 100 membri. I senatori non saranno più eletti dai cittadini, 95 di loro saranno scelti dai consigli regionali che nomineranno con metodo proporzionale 21 sindaci (uno per regione, escluso il Trentino-Alto Adige che ne nominerà due) e 74 consiglieri regionali (minimo due per regione, in proporzione alla popolazione e ai voti ottenuti dai partiti).
Presidente della Repubblica: all’elezione del presidente della Repubblica non parteciperanno più i delegati regionali, ma solo le camere in seduta comune.
Soppressione del CNEL: il CNEL è composto da 64 consiglieri ed è un organo ausiliario previsto dalla costituzione che ha una funzione consultiva per quanto riguarda le leggi sull’economia e il lavoro. La costituzione conferisce al Cnel anche l’iniziativa legislativa, il consiglio può quindi proporre alle camere delle leggi in materia economica.
Revisione del titolo V della parte II della Costituzione: riguarda la riduzione dell’autonomia degli enti locali a favore dello Stato centrale. L’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni, tornano nuovamente di competenza dello Stato.