Recovery Fund: poche parole per spiegare cosa è
Sono settimane, anzi ormai mesi che non facciamo altro che sentir parlare del famigerato Recovery Fund. Decine e decine di pagine di giornali, continui incontri in Parlamento dei nostri politici, discussioni in ogni dove. Insomma è l’argomento del momento.
Eviteremo di addentrarci nello specifico ma con questo breve articolo vogliamo cercare di far comprendere a chi non tratta materie strettamente economiche cosa si intende per Recovery Fund.
Da dove nasce?
Nasce da una proposta del presidente francese Macron e letteralmente significa fondo di recupero. È lo strumento più volte “richiesto” dall’Italia con l’obiettivo di arginare l’impatto devastante del coronavirus.
Tutto nasce per la pandemia che ha imposto all’Unione Europea di trovare un pensiero condiviso per affrontare l’emergenza. Questo, però, non è un’impresa facile. Le opposizioni tra i rigidi Paesi del Nord, come l’Austria, l’Olanda e la Svezia, e quelli del Sud più colpiti come l’Italia e la Spagna sono emerse con prepotenza ed evidenza.
I membri settentrionali dell’Unione si sono espressi contro qualsiasi forma di condivisione del debito mentre quelli meridionali vista anche la loro situazione deficitaria, la pensano proprio al contrario.
Da chi è formato
Chiariamo, il Consiglio Europeo, formato dai 27 Capi di Stato che formano l’UE ha approvato l’introduzione del Recovery Fund ma non ancora è stato stabilito sul come e quando. In tal senso si parla di fine 2020 se non addirittura 2021. È chiaro che la difficoltà sta nel far coesistere l’idea di tutti e 27 stati membri.
Il finanziamento del fondo è stato progettato attraverso la raccolta di liquidità data dall’emissione dei Recovery Bond (titoli di debito) da parte della Comunità Europea, in parole povere l’Europa riceverebbe un prestito da ogni Stato per poi suddividere questo “paniere” tra i Stati Membri.
La discussione principale è fondamentalmente incentrata su due aspetti: il primo sulla cifra che ogni Stato riceverà e il secondo è come questi soldi dovranno poi essere restituiti. C’è chi parla di fondo perduto e chi di prestito e di conseguenza la restituzione avverrà con gli interessi.
Ad oggi non è chiara la percentuale, c’è chi parla di 70% a fondo perduto ed il restante come prestiti. Soprattutto è la speranza italiana.
È probabile che le discussioni in merito proseguiranno per tutta l’estate e soltanto una volta raggiunta l’intesa si saprà a tutti gli effetti il funzionamento definitivo del Recovery Found.