Plastica, futuro a rischio per il mare e l’intero pianeta
La plastica ha cambiato completamente l’intero pianeta mettendo in serio rischio il futuro del mare e dell’ambiente in cui viviamo. Ancora oggi, 8 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti plastici finiscono in mare causando un danno enorme alla fauna marina e all’ambiente. Secondo il Report della Commissione Europea sull’impatto che hanno i sacchetti di plastica sul pianeta, ogni anno vengono consumati più di 100 miliardi di buste solo in Europa. Ogni sacchetto ha una vita media in mare tra i 10 e 30 anni.
La plastica è un materiale la cui vita in generale si attesta compresa tra i 450 e i 1000 anni a seconda del materiale plastico. La crescita esponenziale passa dai 2.3 milioni di tonnellate nel 1950 a 448 milioni di tonnellate nel 2015, dove si presuppone che i numeri possano raddoppiare entro il 2050.
Riciclo e raccolto
Uno dei problemi principali della plastica é che seppur riciclata risulta sempre minima la differenza rispetto a quella che viene raccolta dopo l’utilizzo. Secondo l’ultimo rapporto di “Plastics the Facts” svolto nel 2019, in Europa la produzione di plastica nel 2018 ha raggiunto circa 62 milioni di tonnellate, di cui solo 29 sono stati raccolti dopo l’uso, di questo il 43% è finito nei termovalorizzatori dove il 25% è andato comunque nelle discariche. Il che significa che solo il 9.4 milioni di tonnellate di plastica sono stati riciclati.
Rimedi poco efficaci
Molti paesi tra cui l’Italia nel 2018 hanno vietato la produzione ma soprattutto la diffusione delle buste in polietilene, introducendo successivamente i sacchetti biodegradabili. Ma secondo uno studio condotto nel 2015 dall’UNEP, United Nations Environment Programme, ha infatti dimostrato che i materiali biodegradabili usati non sono assolutamente un bene per il nostro ambiente. Effettivamente in mare i processi di compostaggio e degradabilità avvengono molto più lentamente che all’aria aperta. Così facendo automaticamente questo processo può ugualmente causare problemi alla fauna marina.
La plastica invisibile
Secondo il WWF è l’Italia a primeggiare tra i Paesi che consumano più bottiglie di plastica al mondo ed inoltre, è anche tra le prime tre nazioni della Regione mediterranea insieme a Turchia e Egitto che comunque contribuiscono maggiormente alla cattiva gestione dei rifiuti plastici che finiscono inesorabilmente nell’ambiente e nel mare. Infatti ogni anno nel Mar Mediterraneo vengono disperse circa tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastica. Quest’ultime rilasciano nello stomaco delle specie marine dei contaminanti di cui il 78% è totalmente tossico causando l’ingestione di circa 134 vittime. La plastica che viene ingerita dalle specie marine in questo modo fa si che gli elementi tossici subentrano nella catena alimentare arrivando direttamente sulle nostre tavole, e automaticamente nel nostro organismo.
Un Docufilm per sensibilizzare
L’Istituto Oikos nell’ambito del progetto Life Beyond Plastic ha prodotto un docufilm intitolato “Cronache Marine 2050”. Il documento in questione lancia un allarme imminente pronto a sensibilizzare quante più persone, soprattutto ai più giovani del grave pericolo che si sta avvicinando.
“Se non si rinuncia alla plastica monouso nel 2050 ci sarà più plastica che pesci”, parte da questa consapevolezza il docufilm.
L’idea nasce da un semplice assunto scientifico ovvero, se la produzione di plastica continuerà in modo incessante, tra trent’anni ci saranno più rifiuti plastici che specie marine.
Il documentario raccontato attraverso quattro voci diverse si proietta al futuro, dove si vede una bambina che colleziona sacchetti di plastica, ed un ristoratore che scopre un metodo per cucinare le microplastiche. Inoltre si vede un artista che compone opere con i rifiuti trovati in mare ed un pescatore che una volta scomparsi i pesci diventa raccoglitore di bottigliette di plastica.
“Cronache Marine” racconta un 2050 in cui la plastica cambia la nostra esistenza dove mostra un mondo surreale, e che quindi ci fa capire che attraverso i gesti responsabili di ogni singolo individuo si possono cambiare le sorti del pianeta.
Approvato emendamento sul rPet
Si alle bottiglie di plastica riciclata (rPet) al 100%, lo prevede un emendamento al Decreto Agosto convertito in via definitiva il 12 ottobre scorso Con il sì del Senato. Quest’ultimo presentato dal Senatore del Pd Andrea Ferrazzi, elimina l’obbligo per tutte le aziende di usare perlomeno il 50% di materiale vergine ovvero un limite che privilegiava perlopiù la carena produttiva del petrolio.
Il commento
Dopo il sì alla Camera, il Senatore Ferrazzi spiega:
“Per paradosso era comunque consentito importare migliaia di bottiglie per bevande composte al 100% di plastica riciclata da altri Paesi europei dove comunque quel limite non esiste. E, inoltre, le aziende meccaniche che costruiscono e progettano i macchinari per produrre le bottiglie da materiale interamente riciclato sono eccellenze del nostro Paese, che purtroppo erano costrette ad esportare all’estero in quanto in Italia per obbligo non avevano mercato.
Insomma – continua il Senatore – eravamo davanti ad un impedimento alla filiera del riciclo completamente fiorente del nostro Paese, che ci creava un danno ambientale oltre al serio rischio economico per le numerose imprese dell’economia circolare.
Anche l’Unione Europea ha approvato un programma per ridurre la circolazione ancora in atto tutt’ora, soprattutto limitando quella usa e getta fissando l’obiettivo di raccolta del 90% delle bottiglie di plastica al 2025. Dunque il riciclo del Pet ha di preciso un ruolo cruciale e davvero significativo nel riciclo della plastica -conclude Ferrazzi- e finalmente con questa norma tutto ciò va ad aprire un varco verso una transizione green”.
Ma cos’è il Pet?
Il Pet è il materiale per bevande ed alimenti più utilizzato, non perde le sue proprietà fondamentali nel processo di recupero, ed inoltre si può utilizzare più frequentemente per la realizzazione di prodotti. Il Pet è un materiale considerato il fabbisogno mondiale di bottiglie e di tante specie di contenitori in plastica, che ha la possibilità di riciclaggio al 100% e questo permette di limitare il consumo delle oltre 450 tonnellate di petrolio e più di 1.2 milioni di tonnellate di anidride carbonica necessarie nella produzione di Petvergine ogni anno.
Breve storia delle origini della plastica
L’antenato della plastica risale intorno al 1861, quando l’inglese Alexander Parkes svolge delle ricerche sul nitrato di cellulosa dove sviluppa e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, ovvero il Parkesine, o Xylonite. Questo nuovo materiale si afferma nel 1870, quando i fratelli americani Hyatt brevettato la formula della celluloide. Tuttavia la scoperta di questo materiale risalga alla fine dell’800, il secolo in cui la plastica si afferma definitivamente è il 900.
Precisamente nel 1907, il chimico belga Baekeland ottiene, partendo dal fenolo e formaldeide la prima resina termoindurente, materiale di origine sintetica che nel 1910 sarà brevettata come Bakelite. Quest’ultima divenne in brevissimo tempo la materia plastica più usata. Da quel momento la produzione e l’utilizzo della plastica crescono in un modo smisurato di anno in anno.
Nel 1920 si ipotizzano le prime basi teoriche con Herman Staudinger all’Università di Friburgo, dove si iniziano a studiare sia la struttura che le proprietà polimeriche.
Fino ad arrivare agli anni 60 dove la plastica diventa ufficialmente la “nuova frontiera”. Strumento indispensabile per la vita quotidiana dove il suo uso si estende in tanti settori; tra cui la moda, l’arte, il design e il cinema. Una volta raggiunto l’apice nascono così i primi problemi legati allo smaltimento dei rifiuti che si sono venuti a creare negli anni.
Un nuovo studio
Recentemente sul ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’ è stato pubblicato un articolo che riguarda la sintesi di una proteina potenziata in modo da degradare velocemente le materie plastiche in modo particolare il Pet. Lo studio, condotto da una vasta equipe di scienziati, esattamente 21, sono stati diretti dal prof. John McGeehan, direttore del CEI, Centre for Enzyme Innovation, insieme al collega il dr. Gregg Beckham scopre accidentalmente una versione ingegnerizzata dell’enzima PETase a quella MHETase. Da questo risultato si ricava un super-enzima in grado di disintegrare la plastica sei volte più velocemente della PETase da sola. Inoltre ha la capacità di degradare anche un’altra tipologia di plastica il PEF, polietilene furanoato.
Tale sviluppo è stato è stato realizzato in collaborazione con gli americani grazie all’utilizzo di forti fasci di raggi X alla Diamond Light Source ad Harwell, Oxfordshire, con il fine di mappare le strutture 3D degli enzimi. Tali strumenti di modelli molecolari hanno permesso la creazione di questo famoso super-enzima con grandi capacità di aggredire la plastica.
Plastic Free, il nuovo modo di sensibilizzare online
In Italia il 29 luglio 2019 nasce Plastic Free Odv Onlus, un’associazione di volontariato con l’obiettivo di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla pericolosità della plastica, in modo particolare quella monouso che non solo inquina ma uccide.
Il tutto si sviluppa online attraverso i social network a partire da aprile 2019, ad oggi diventata una realtà sempre più grande capitanata da oltre 150 referenti regionali in tutta Italia.
Plastic Free Campania
Con immenso piacere il Referente Regionale di Plastic Free Campania Renato Venezia ha concesso un’intervista dove racconta le varie iniziative che sono state prese nella nostra regione e quanti progetti sono in via di realizzazione.
- Quando è iniziato il tuo percorso di referente regionale per la Campania con Plastic Free?
- Sono referente per la Campania da giugno. Ho iniziato il mio percorso come semplice associato, poi dopo le prime raccolte mi hanno nominato referente per Caserta e successivamente referente per la Campania.
- Quante tappe ci sono state finora in Campania?
- Fino ad oggi circa 30 raccolte organizzate da Plastic Free Campania, tutte documentate e visibili nella sezione “album” della nostra pagina Facebook Plastic Free Campania.
- Hai un numero approssimativo delle persone che hanno aderito ad ogni raccolta?
- In media 40 persone per ogni raccolta.
- Di recente si è parlato di una tappa importante, in particolare quella svolta a Castel Volturno (Caserta) dove è stata ripulita l’Oasi dei Variconi, quanti chili di plastica sono stati raccolti?
- Si a Castel Volturno sono state organizzate varie raccolte. Abbiamo ripulito la spiaggia adiacente l’Oasi dei Variconi, dove destra e sinistra fiume Volturno, foce dei Regi lagni, i punti cruciali in cui il mare rigettata plastica e altri rifiuti che venivano dal fiume e altri corsi d’acqua interni. Credo che più o meno parliamo di una ventina di tonnellate totali di Plastica, vetro e ingombranti. Considera che alla spiaggia dei Variconi è riuscita fuori la sabbia bianca sommersa dal cappotto di plastica e rami.
- È vero che anche il sindaco di Castel Volturno Luigi Pretella ha dichiarato di essere più che soddisfatto del lavoro che avete fatto?
- Si..il sindaco ha anche partecipato alle nostre raccolte. Una persona eccellente.
- È vero che nel solo mese di ottobre avete organizzato più di 50 tappe in tutta Italia?
- Si Plastic Free dal 1 ottobre fino ad oggi ha organizzato più di 90 tappe sparse in tutta Italia.
- Quanto è importante per la Campania sensibilizzare le persone su una tematica così importante, visto i dati allarmanti che sta generando l’uso e la dispersione della Plastica?
- È importantissimo, ma non basta solo raccogliere. La gente deve capire che la Campania è la nostra casa e in quanto tale va rispettata. Proprio per la sensibilizzazione abbiamo introdotto un progetto scuole che doveva partire settimana ma è stato interrotto causa covid. I bambini sono il futuro è noi faremo il possibile per fargli capire che il rispetto per l’ambiente equivale al rispetto per noi stessi.
- Altra cosa importante, vista l’emergenza sanitaria in corso che stiamo vivendo negli incontri che si organizzano, quindi dove partecipano molte persone, come ci si organizza per rispettare le regole di un distanziamento sociale visto il lavoro di gruppo che si fa? Come ti prepari ad affrontare questo problema?
- Si organizziamo solo raccolte in forma statica in una zona circoscritta con un numero limitato di persone, rispettando la distanza di sicurezza muniti di mascherine e guanti con controllo della temperatura prima di iniziare. No passeggiate ecologiche o Plastic Free walk in montagna per il momento.
- Bene siamo quasi giunti alla fine di questa interessante chiacchierata..ci spieghi come si diventa un volontario Plastic Free e cosa si deve fare nello specifico?
- Tutti possiamo essere volontari Plastic Free. Basta scendere di casa e avere tanta voglia di cambiare in meglio il mondo in cui viviamo. Basta capire che il pianeta è uno..e se lo rispettiamo potrà ospitare anche le generazioni future. Ma se continuiamo a tradirlo e a vivere nell’inciviltà c’è poco di buono da augurare ai nostri figli. Per partecipare alle nostre raccolte ufficiali, basta iscriversi semplicemente mediante il link postato sotto le locandine delle nostre raccolte e presentarsi sul posto all’orario prestabilito. La maglietta la regaliamo noi.. come simbolo di un’amicizia che farà bene al nostro pianeta.
- Si possono fare anche donazioni?
- Si certo con le donazioni riusciamo a mantenere il nostro operato. Chiunque può sposare la nostra causa e fare donazioni alla nostra associazione. Magari chi non può aiutarci scendendo in campo, può farlo con una donazione che servirà sempre a portare avanti la nostra missione.
- In conclusione, lasciaci un messaggio da poter diffondere ed esortare quante più persone a sposare questo progetto.
- Si.. spero che quello che stiamo facendo, possa servire da esempio per tutti coloro che non credono più in un cambiamento e che si sono abituati a vivere nell’inciviltà . Noi siamo la prova che insieme possiamo cambiare le cose in positivo e che un domani la nostra Campania non dovrà più essere ricordata come “la terra dei fuochi” ma la “terra dei fiori”.