Personal Branding, vitale per la vita professionale
In ambito professionale si sente spesso parlare di personal branding. Cosa si intende e perché è così importante nella vita professionale? Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha definito il personal branding come «ciò che le persone dicono di te quando non sei presente nella stanza».
Il personal branding è uno strumento vitale in ambito lavorativo in quanto è la modalità con la quale il lavoratore si presenta all’attuale o futuro datore di lavoro o a potenziali clienti.
La definizione
Il personal branding “è un processo attraverso cui una persona definisce i punti di forza che la contraddistinguono in modo univoco, creando un proprio marchio personale, che comunica poi nel modo che reputa più efficace”. L’utente crea il suo biglietto da visita virtuale sui social, evidenziando le proprie conoscenze, competenze, carattere, abilità, quelle caratteristiche cioè che lo rendono diverso dagli altri. Per il personal branding si fa riferimento alle tecniche di Marketing. Vengono utilizzate le tecniche di promozione di prodotti commerciali adattandole alla “vendita” dell’identità della singola persona.
Quale è l’obiettivo?
L’obiettivo è il brand positioning. In parole spicciole, posizionare nella mente dell’utente il nome del professionista associato ad una caratteristica precisa che lo distinguerà da tutti gli altri concorrenti.
Attraverso il personal branding l’utenza viene influenzata grazie ad esperienze da far vivere ad una comunità virtuale di seguaci fedeli o al cliente: “Engagement marketing”.
Chi lo applica?
L’utente che applica il personal branding sui social ha un solo obiettivo: creare una rete di seguaci su social network, blog personali, eventi di formazione al fine di aumentare la propria “reputazione sul web”.
I professionisti fanno uso di software di monitoraggio della reputazione digitale. Applicano diverse operazioni in grado di fare indagini di mercato, valutare la soddisfazione degli utenti, monitorare le tendenze dei follower.
Tre buoni motivi
È possibile individuare tre motivi per occuparsi del personal branding. La prima parte dalla affermazione “se non sei sul web non esisti”. Soprattutto nell’ultimo periodo, in conseguenza del lockdown, la popolazione era online attraverso computer, tablet o smartphone.
Il secondo è che al giorno d’oggi milioni di opportunità lavorative e milioni di società sono presenti sul web. Infatti, è divenuta consuetudine utilizzare il web per cercare nuovi candidati.
Il terzo ed ultimo motivo è che tutti possediamo una online brand identity. Cos’è? Ogni utente ha un profilo su uno dei principali social network: Facebook, Instagram, Twitter o LinkedIn. Ciò significa che ogni persona ha una propria identità online. Ma ciò che conta veramente è l’immagine che vogliamo far arrivare ai prossimi colleghi, clienti o il proprio futuro datore di lavoro.
L’online reputation che ognuno costruisce non è riconducibile ai soli profili social. Contribuiscono alla costruzione di essa anche i post, commenti e foto che ogni giorno postiamo. Un vero e proprio sistema multicanale complesso che ogni utente deve tenere sotto controllo. Una mancata gestione di tutti questi aspetti determina la perdita di innumerevoli opportunità.
Dal libro di Boscaro e Porta
“Oggi la sfida che tutti noi siamo chiamati ad affrontare è quella del personal branding. Con un mercato del lavoro sempre più liquido e frammentato, chiunque ha l’onere e la responsabilità di accreditarsi sia all’interno dei contesti relazionali in cui vive sia nell’ambito dei social media e della Rete dove sempre più datori di lavoro e committenti, partner e fornitori s’informano in merito alle nostre credenziali e alle nostre competenze”. Dal libro “Effetto digitale: le nuove professioni, gli strumenti e il personal branding.” di Andrea Boscaro e Riccardo Porta.