OXFAM, rischio povertà per mezzo miliardo di persone
L’epidemia di Coronavirus ha costretto tutti i paesi del mondo ad adottare misure restrittive. Tali misure hanno spesso compreso la chiusura totale delle attività non essenziali, mettendo a rischio tutte quelle attività che non possono permettersi di restare chiuse a lungo. La crisi economica che si annuncia rischia di essere persino peggiore di quella del 2008, oltre all’altissimo prezzo in termini di vite umane.
Oxfam ha recentemente dichiarato che la chiusura delle attività metterebbe a rischio povertà tra il 6 e l’8% della popolazione mondiale, cancellando completamente gli effetti della ripresa dopo l’ultima crisi. In alcune regioni, avvisa la stessa ONG, si potrebbe tornare ai livelli di povertà di 30 anni fa.
La dichiarazione
Le dichiarazioni di Oxfam sono rivolte ai tre eventi che avranno luogo di qui a qualche mese: la riunione del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale e il vertice del G20, nell’ottica di stimolare una serie di misure di aiuto diretto e indiretto nei confronti delle zone più povere del mondo, che saranno le più colpite dal rovescio economico.
I paesi in via di sviluppo, non avendo le possibilità di varare riforme di stimolo economico come nelle aree più ricche, si ritrovano senza possibilità di reagire e con i loro asset estremamente vulnerabili nei confronti della speculazione.
La richiesta
La richiesta dell’Oxfam è quella di agire “sospendendo senza condizioni, sanzioni o costi aggiuntivi i pagamenti relativi all’anno in corso del debito che i paesi in via di sviluppo hanno nei confronti di paesi creditori” oltre a garantire liquidità per 1000 miliardi di dollari attingendo alle riserve finanziarie internazionali e a “mobilitare subito collettivamente 500 miliardi di aiuti pubblici allo sviluppo per rafforzare i sistemi sanitari dei paesi più poveri e permettere loro di affrontare la crisi“. Il costo complessivo delle misure, si aggirerebbe intorno ai 2500 miliardi.
Il rischio è che la crisi sanitaria acuisca la diseguaglianza sociale sia a livello internazionale che trai cittadini all’interno delle diverse nazioni. Confcommercio e Confesercenti hanno stimato che circa 60.000 italiani potrebbero perdere il lavoro se l’emergenza dovesse protrarsi oltre maggio. La situazione di una fetta sempre crescente della classe media è quella di aver azzerato le entrate dovendo continuare a pagare le spese. Un rapporto di Save the Children afferma che il 63% delle famiglie è stata costretta a ridurre la spesa per i generi di prima necessita, dato che si sposa con quanto dichiara la Caritas, che avrebbe registrato un aumento del 30% delle richieste di aiuto.