Nuova riforma IRPEF, come e cosa cambia?

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, da mesi sta lavorando ad una nuova riforma IRPEF. Il 6 febbraio 2020 ha visto nascere il primo tavolo di discussione con gli altri ministri, per questo le aspettative per la riforma sono alte.
Si tratta della riduzione delle tasse con aliquote o detrazioni IRPEF sulle ricchezze dei cittadini italiani. L’obiettivo però resterà accantonato per quest’anno a causa dell’emergenza Covid-19 e si lavorerà per lanciarla nel 2021
Il modello tedesco
Il punto di vista del ministro dell’Economia, come ha dichiarato alla stampa, è racchiuso in tre parole: semplificazione, progressività ed equità del sistema fiscale. Il ministro punta al modello tedesco con aliquote continue osteggiato dal presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Luigi Marattin.
Per quest’ultimo il modello tedesco si basa su una formula matematica troppo complessa. Ciò non permette al contribuente di capire perché pagare una determinata cifra. In particolare il modello tedesco per redditi inferiori a 9.000 euro prevede esenzione da tasse, mentre una percentuale è applicata in base all’ammontare di reddito delle persone dal 14% al 42%.
Ovviamente questa cresce progressivamente col reddito. In più sono previste due aliquote fisse una al 42% e una al 45% dove rientrano fasce di reddito elevate. Gualtieri guarda con interesse al modello tedesco, il quale applicato nella formula italiana potrebbe prevedere, al posto delle attuali cinque aliquote attuali, una sola aliquota personalizzata. Questo eviterebbe salti di aliquota dovute ad aumenti salariali o straordinari.
Aumento di salari e stipendi
Inoltre Gualtieri con la riforma IRPEF ha promesso anche di aumentare i salari e stipendi a favore dei dipendenti, mentre altre detrazioni previste per le imprese. Intanto con la legge di conversione del decreto n. 3/2020 entrata in vigore dal 1 luglio 2020 è previsto un taglio del cuneo fiscale fino a 100 euro per redditi fino a 28.000 euro. Questa normativa modifica la struttura e i requisiti del bonus IRPEF ampliando la platea di beneficiari destinatari al taglio.
Esso va a sostituire il bonus Renzi, abrogato il 1 luglio, diventando un’agevolazione per 4,3 milioni di contribuenti allargandosi sotto forma di detrazione per i redditi fino a 40.000 euro. Per i sei mesi del 2020 sono stati stanziati 3 miliardi euro, mentre per il prossimo anno il budget per il bonus potrebbe salire tra i 5 e 6 miliardi di euro.
Gli orientamenti politici a riguardo
Nel dettaglio gli orientamenti della maggioranza sono proiettati ad una progressività in base ai livelli di reddito dell’imposizione fiscale. Due le ipotesi in campo, la prima caldeggiata dal PD, prevede una No Tax Area fino a 8 mila euro e tre scaglioni IRPEF: aliquota al 27,5% per redditi fino a 15 mila euro; aliquota al 31,5% per redditi fino a 28 mila euro; aliquota al 42/43% per redditi oltre i 28 mila euro.
La seconda sostenuta dal M5S punta, invece, ad alzare la No Tax Area fino a 10mila euro di reddito, preservando dall’altro lato maggiormente i redditi superiori a 100 mila euro così come segue: aliquota Irpef al 23% per i redditi tra 10 mila e 28 mila euro; aliquota Irpef al 37% per i redditi tra 28 mila e 100 mila euro; aliquota Irpef al 42% per i redditi superiori a 100 mila euro.
Recovery Fund e Spending Review
Per il riordino delle tasse, l’unica cosa certa è che non si potrà attingere ai fondi del Recovery Fund, il corposo fondo messo in campo dall’UE per aiutare gli Stati europei in seguito all’emergenza Covid. Mentre restano in piedi la spending review e la lotta all’evasione fiscale da combattere con la lotta al contante avviata dal Governo Conte. Al momento sembra esclusa la possibilità di eventuali condoni e pare difficile l’agevolazione per il rientro di soldi italiani dall’estero.
La riforma del Fisco potrebbe essere un’occasione non solo per sfoltire e semplificare il sistema tributario, ma anche per renderlo meno iniquo. La pressione fiscale per le famiglie, stabile nel 2013, è aumentata ulteriormente nel 2014 e nel 2015, per poi ridursi nel 2016 e 2017 fino a stabilizzarsi nel 2018 e nel 2019. Questa visione è il focus su cui battono i commercialisti che vorrebbero meno tasse sul ceto medio. Altro punto da modificare per questi ultimi è l’eccessiva legiferazione.
Digitalizzazione della P.A.
Infine per sostenere la Riforma, Gualtieri punta sulla totale digitalizzazione della pubblica amministrazione e del sistema di pagamenti al fine di creare un meccanismo che consenta un graduale aumento del gettito. La riforma prevederà anche un sostegno alle famiglie e alla genitorialità in raccordo la revisione dei sussidi, specialmente quelli dannosi per l’ambiente.
La riforma avrà come obiettivi quello dell’equità, efficienza e trasparenza del sistema tributario, l’aumento dell’offerta di lavoro, maggiori investimenti in R&S delle imprese, e gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.