Nautica, il colosso viareggino Perini Navi è fallito
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Lo storico marchio specializzato in yacht, Perini Navi, è andato in fallimento. A dichiarare il fallimento il tribunale di Lucca dopo aver dichiarato non idoneo il piano di ristrutturazione messo in campo dalla famiglia Tabacchi, proprietaria del cantiere.
La storia del marchio Perini Navi, una vera icona del genio made in Italy
Perini Navi è un cantiere navale, che opera essenzialmente nella progettazione e produzione di navi a vela, i lussuosi yacht. Fondato nei primi anni 80, dall’imprenditore lucchese Fabio Perini, proprietario all’epoca anche di un’industria cartaria, la Fabio Perini s.p.a.
La prima nave immessa sul mercato è del 1983, chiamata per l’occasione felicità. Si trattava di uno yacht a vela con una lunghezza di 40 metri, che grazie all’estro di Perini, poteva essere guidato da una sola persona. Nel 1987 decide di stabilirsi nella sua attuale sede di Viareggio, aprendo però un cantiere navale anche ad Istanbul, ed acquisendo parte dei cantieri navali Beconcini di La Spezia. Nei primi anni novanta la Perini Navi ingloba anche i cantieri navali Picchiotti, storici cantieri di Limite sull’Arno, la cui tradizione risale addirittura al 1600.
L’azienda è presente anche oltreoceano, con una filiale negli Stati Uniti, la Perini Navi USA di Portsmouth, Rhode Island. Si tratta di un marchio che costituisce un unicum nel mondo della nautica. Infatti, è l’unico cantiere al mondo che disegna, sviluppa e produce in autonomia i propri yacht. In particolare gli scafi delle navi vengono fabbricati in Turchia, mentre il restante della produzione avviene nella sede storica di Viareggio. A 25 miglia nautiche da Viareggio si trova La Spezia, dove hanno sede i cantieri per la riparazione e manutenzione delle imbarcazioni.
Nel 2017, dopo un periodo difficile, entra nel capitale dell’azienda con il 49,99% delle quote Edoardo Tabacchi, amministratore di una storica famiglia di occhiali. Nell’estate 2018 Tabacchi acquisisce un’altra quota della società raggiungendo il 75% del controllo dell’azienda mentre Perini resta, attraverso la holding Faber Group, come azionista di minoranza con il 25%.
La barca dei ricconi e dei vip
Perini Navi è stata per tanti anni il leader indiscusso del settore delle barche per i ricconi. Ha riscosso fin da subito nella platea dei paperoni un indiscusso successo, fin dall’esordio del primo modello Felicità oggi denominato Clan VI. Tra gli armatori di Perini spiccano anche capitani d’industria e addirittura capi di governo. Tutti mossi dalla passione sfrenata perla vela e per la grande qualità dei materiali che il colosso ha offerto negli anni.
Un indiscusso successo è stato il modello Morning Glory, lungo 48 metri, venduto alla famiglia Berlusconi, o il maestoso Maltese Falcon, di ben 88 metro in lunghezza, di cui se ne fregiato Ennio Doris, il volto noto del banchiere fondatore di Mediolanum. Ma non solo. Tra i volti noti anche Thomas Perkins, uno dei pilastri della Silicon Valley e appassionato di mare che ha scelto anch’egli un Maltese Falcon. Con i suoi tre alberi armati di vele quadre ed evoluti sistemi informatici, resta una delle navi più fotografate al mondo. Senza dimenticare anche il modello Morning Glory detenuto dal ricco australiano Robert Murdoch.
Dalle stelle alle stalle: L’inizio di un rapido declino
La storia di Perini Navi ha rappresentato un esempio di indiscussa eccellenza made in Italy nel mondo. Ma da grandi ricchezze derivano grandi responsabilità. E le famiglie proprietarie non hanno gestito in maniera eccelsa gli ultimi anni di vita del famoso brand. Perini Navi, come emerge dalle carte del Tribunale di Lucca che gestisce la pratica, a fine 2019 presentava una perdita di 80,87 milioni, con un rosso alla fine del primo trimestre 2020 di oltre 5 milioni, con un’esposizione debitoria che sfiorava i 100 milioni di euro. L’azienda però ha sempre rassicurato di avere un piano di salvataggio per evitare il fallimento e non soccombere dai debiti.
A tal proposito i vertici aziendali avevano preparato un piano di risanamento del debito, che coinvolgeva anche Blu Sky il fondo proprietario anche della squadra di calcio Milan. Il fondo era disposto a garantire l’emissione di un prestito da 30 milioni di euro, per 4 anni, ad un tasso del 12%. Tale azione non ha convinto per nulla il giudice, che dopo svariati giorni di udienza, ha decretato il fallimento del brand di lusso. Il tribunale ha però disposto l’esercizio provvisorio dell’attività per garantire una sorta di continuità, sotto la gestione del curatore fallimentare il lucchese Franco della Santa.
Per gli oltre 100 lavoratori la strada che si apre è quella inevitabile della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali. Solo una parte di essa continuerà a lavorare per ultimare le ultime commesse del cantiere navale.
“Si tratta di una conclusione drammatica, anche se non inaspettata, e riteniamo che vi siano precise e gravi responsabilità aziendali, sia della proprietà che di chi ha diretto l’azienda. Hanno distrutto un’impresa e un marchio che ha fatto la storia della nautica e di Viareggio a livello mondiale. L’azienda sono mesi che raccontava di avere un piano di salvataggio, ma anche a seguito dell’entrata del fondo di investimenti non ci hanno mai convinto sulla possibilità di poter riprendere i lavori. La grave esposizione debitoria, era evidente che presentasse un quadro irrecuperabile”, queste le parole di Massimo Braccini e Mauro Rossi sindacalisti della Fiom e Cgil di Lucca.
Le strade percorribili per salvare la Perini Navi
Le strade che si aprono ora per acquisire il brand sono svariate. Per i dirigenti della Fiom visto che vi sono importanti gruppi industriali interessati ad acquisire la Perini Navi, bisogna che la procedura venga sbrigata in tempi brevi, garantendo l’unitarietà dell’azienda ed i livelli occupazionali.
“L’impegno è garantire l’unitarietà operativa del complesso aziendale senza disperdere il marchio e le commesse, né tanto meno le maestranze. Ci opporremo a ogni spezzettamento che disperda un patrimonio inestimabile per il territorio e la Toscana”, fa sapere Valerio Fabiani, consigliere regionale della Toscana del PD.
Intanto la data predisposta dal giudice e da segnare sul calendario per gli interessati è il 22 giungo, data in cui verrà fatta una verifica dello stato passivo dell’azienda. Ma ci vorrà del tempo per definire l’attivo, e procedere con la vendita degli stabilimenti di Lucca, la Spezia e Turchia.
L’interessamento di San Lorenzo
San Lorenzo ha mostrato insieme al gruppo Ferretti e the Italian sea group interesse per l’acquisizione del colosso toscano. Tra queste tre società l’unico marchio più credibile è la prima in quanto è l’unica quotata in borsa con un fatturato di 455,9 milioni di euro nel 2019. La quotazione in borsa fa si che San Lorenzo agisca con la massima trasparenza con un piano industriale solido.
Si tratta di un gruppo di cantieristica da diporto guidata dal CEO Massimo Perotti, che costruisce superyacht da 27 a 70 metri. Il gruppo potrebbe essere interessato non solo al marchio ma anche agli asset di Perini, visto che due dei suoi tre stabilimenti sono a la spezia e a Viareggio, proprio come quelli di San Lorenzo, oltre che un terzo a Massa. Per San Lorenzo potrebbe essere un’occasione per entrare nel mercato dei superyacht a vela, un mercato certamente di nicchia rispetto a quello del motore dove agisce.
La pista cinese
La posta cinese è rappresentata gal gruppo Ferretti a maggioranza cinese (88% della Shandong Heavy Industry Group-Weichai del presidente Tan Xuguang). Si tratta di un altro player importante. Circa 649 milioni di fatturato nel 2019, otto marchi sotto la sua egida (Ferretti, Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, CRN, Custom Line, Wally Yachts), e un passo nel mondo della vela dopo l’acquisizione, della casa Wally. L’amministratore delegato Alberto Galassi non ha mai nascosto l’interesse per il marchio Perini. L’interesse sarebbe rivolto, più agli asset di Perini visto che Wally non ha un proprio sito produttivo.
La soluzione ottima: 100% in mano italiana
L’unico nome italiano che entra in questa sfida a tre è quello di The Italian Sea Group, di cui presidente e fondatore è Giovanni Costantino. Il gruppo italiano, con sede a Marina di Carrara, ha chiuso il 2019 con un fatturato di 97 milioni.
Si tratta di una realtà molto cresciuta negli ultimi anni con l’acquisizione di marchi come Tecnomar, e NCA Refit. Non è estranea al mondo della vela, in quanto il rimontaggio di un grande yatch come il Mirabella V, è stato eseguito nei cantieri di NCA refit.
Al momento vi sono tante ipotesi e poche certezze su chi la spunterà. Non si sa che fine faranno i 3 stabilimenti di Perini Navi. Ma una cosa è certa. Il marchio fondato da Perini nel 1983, non cesserà.