Morte Casaleggio: se ne va il pioniere della comunicazione politica digitale
Per alcuni un visionario, per altri un personaggio controverso. In costante e precario equilibrio tra genio e mistero. Tanto impacciato dinanzi ai media tradizionali e alle ricorrenze pubbliche quanto audace e pioniere nel suo habitat naturale: il web. Con la morte di Casaleggio muore un personaggio che indipendentemente dai giudizi soggettivi e dalla fede politica di ciascuno (il termine fede non è stato scelto a caso) ha avuto un impatto decisivo sulle dinamiche politiche del nostro Paese. La sua creatura, il Movimento 5 Stelle – co-fondato con Beppe Grillo – da qualsiasi punto di vista la si voglia inquadrare rappresenta un fenomeno che ha fatto scuola e che sta creando una scia di emulazione da parte dei partiti tradizionali costretti ad inseguire un modello di comunicazione e relazione sociale innovativo, basato sulla consultazione diretta e in antitesi con il concetto di delega tipico della prima e della seconda repubblica.
La morte di Casaleggio ci lascia in eredità la democrazia partecipativa 2.0
Quello della democrazia partecipativa è un principio che richiama inevitabilmente alla democrazia diretta dell’antica Grecia, seppur con la sostanziale differenza che in quest’ultimo caso era anche il potere esecutivo ad essere nelle mani del popolo. Premesso questo, l’idea di partecipazione alla vita pubblica che Casaleggio ha sin da sempre riservato alla sfera politica trova una certa ispirazione, se non una continuità in salsa 2.0, a ciò che veniva richiesto nelle polìs greche: un impegno in prima linea della popolazione coerentemente al significato etimologico del termine democrazia (“potere al popolo”).
In Italia, Casaleggio è stato tra i primi a comprendere il potenziale politico di quella che appare come una naturale simbiosi tra quest’accezione quasi romantica all’impegno pubblico della cittadinanza e l’utilizzo strategico del web, a partire dal blog di Beppe Grillo – tra i più visitati al mondo – proseguendo con l’impianto dematerializzato della piattaforma on line del Movimento 5 Stelle, una vera e propria piazza di discussione pubblica e di potere decisionale tangibile (sempre per restare affini alle polìs e alle tradizionali piazze di dibattito dell’antica Atene).
Se da una parte la mistificazione della rete come contenitore di verità assolute – le cui “menzogne non restano a lungo” come spesso affermava – e di pratiche all’insegna della trasparenza ha prestato il fianco a delle critiche legittime, in una prospettiva più ampia Casaleggio ha intercettato un sentimento comune di protagonismo civico, anch’esso legittimo alla luce del malcontento generale creato soprattutto da una cattiva gestione pubblica della classe dirigente, che aveva soltanto bisogno di trovare un terreno fertile. O meglio, un mare su cui navigare: internet.