Moda italiana, un settore in crescita
Ventidue miliardi di euro, a tanto ammonta il fatturato del settore moda in Italia allo scadere del 2017, corrispondenti a circa l’1,3% del PIL del paese; testa di serie del settore il reparto abbigliamento, che rappresenta più del 40,5% degli utili, seguito da pelletteria (21%) e occhialeria (16,2). Un settore di per sé molto fluido ed instabile, in quanto legato al gusto dei clienti, che tende sempre più spesso a mutare radicalmente nel corso di pochi anni.A fronte delle 163 imprese italiane con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro (fonte Mediobanca), un 34% complessivo del fatturato risulta prodotto da società di gruppi esteri; principale acquirente è la Francia, che con i giganti LVMH e Kering, che vantano al loro interno la partecipazione di imprese come Bulgari, Fendi, Gucci, Brioni, Pomellato e Bottega Veneta, detiene circa il 9% del fatturato della moda italiana. Gran parte di questo fatturato dipende, nemmeno a dirlo, dalle esportazioni. I prodotti italiani sono particolarmente graditi in area asiatica, dalla Cina, all’India, a tutto il Sud Est Asiatico; l’export ha registrato una crescita di addirittura il 23% nell’intervallo 2013-2017, arrivando, nei primi mesi del 2019 a costituire il 60% del fatturato del settore moda.
A livello europeo, dei 43 gruppi del settore moda con fatturato superiore a 900 milioni, 15 sono gruppi italiani (in testa Luxottica, Prada e Armani); Luxottica, con i suoi 9,2 miliardi risulta il settimo conglomerato europeo, sebbene lontano dai 42,6 miliardi del gruppo LVMH, primo al mondo.
Negli anni 2013-2017, insieme all’export è cresciuto anche il fatturato, che ha segnato un aumento vertiginoso di circa il 29%, con un conseguente aumento dell’impiego (più 60.000 posti di lavoro dal 2013). I dati del 2018 mostrano un rallentamento ma rimangono comunque positivi, con un incremento dei ricavi dell’1% generale, che sale al 3-4% nel caso del settore tessile; positivo questo, che è dipeso in larghissima parte dalle esportazioni, che hanno compensato una decrescita delle vendite entro i confini nazionali (sempre per il tessile) dell’1,4%.
Un settore, insomma, che a discapito del ristagno della crescita generale e dell’abbassamento del PIL, continua a registrare dati positivi e, soprattutto, continua a mantenere una buona fetta di produzione esclusivamente italiana (circa il 65%).