Moda Curvy, un settore che annienta la bellezza standard
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I canoni della bellezza standard, ad oggi, sembrano sulla strada del tramonto. È la moda curvy, la nuova tendenza a rendere “il diverso” la normalità assoluta. Un’ inversione di rotta che ad oggi ha generato un giro d’affari che supera il miliardo. Secondo GfK Eurisko (istituto di ricerche di mercato), 1 donna su 5, in Italia, supera la 48, più del 38% del campione fa fatica ad indossare una 44 ed oltre il 35% veste sopra la taglia 46. In termini semplici, il bacino di utenza conta 8 milioni di clienti.
Ottimi risultati anche per il mercato americano, dove la plus size è una realtà maggiormente consolidata. Nel 2021, infatti, secondo stime di Statista (portale web tedesco di statistica), il mercato d’abbigliamento curvy, in America, arriverà a quota 46.6 miliardi di dollari. Una crescita esponenziale, se si conta che il valore di mercato della moda curvy in America, nel 2018 fatturava 22.7 miliardi di dollari, e 21.4 miliardi nel 2016.
Era il 1983, quando debuttava Marina Rinaldi, ma il mondo della moda non era ancora pronto a grandi cambiamenti. A raccontare le trasformazioni della moda è Lynne Webber, direttore generale di Marina Rinaldi, brand del gruppo Max Mara:
«Oggi c’è una consapevolezza maggiore, si punta molto sull’inclusività e sull’accettazione delle diversità. Le donne una volta compravano un capo che potesse coprire le forme, oggi le nostre clienti vogliono esaltare la loro bellezza, che comprende le curve, e indossare qualcosa che le faccia stare bene».
La Moda “Morbida” italiana
La moda conformata, ad oggi, sembra interessare circa 8 milioni di persone. Secondo un’analisi condotta da Giampaolo Falconio, responsabile globale di Luxury Goods, Fashion e Lifestyle di GfK, la moda curvy è una realtà solida su cui puntare:
«Abbiamo calcolato che il 15% della popolazione italiana maggiore di 14 anni ha una massa corporea superiore a 30, dunque è in deciso sovrappeso. Se la maggioranza, circa il 60% sia di uomini sia di donne, non è interessata alla moda, anche perché non ha un’alta capacità di spesa, esiste d’altra parte una nicchia molto attenta ai trend e pronta a spendere».
Il segmento frenetico di consumo, per quanto riguarda le donne, acquisterà il nome di Red carpet o Madame, entrambe le categorie, con eccentriche disponibilità economiche. Per quanto riguarda gli uomini, della stessa capacità economica, troveremo i Prince of Wales o gli Urban Casual.
Addio alla bellezza standard
A promuovere le diversità, sono senz’altro le influencer dei social più famosi. Basti pensare che sono circa 12 i milioni di post contraddistinti dall’hashtag #bodypositive. Sempre secondo una ricerca condotta da GfK Italia per Fiorella Rubino, su un campione di 1000 donne e 200 uomini, la donna ideale indosserebbe una 44, seguita dalla taglia 46. Solo come fanalino di coda troviamo la taglia 40-42, realtà che ad oggi sembra stia svanendo. La moda plus size strizza l’occhio anche alle vendite, basti pensare che negli ultimi 4 anni gli adolescenti che acquistano capi di taglie più grandi sono passati dal 19% al 34%. Negli USA, tra il 2013 e il 2016, le vendite di abbigliamento femminile curvy sono aumentate del 17% generando un fatturato di circa 20.4 milioni di dollari.
Body positive
Ma da dove nasce la moda curvy? La risposta è da ricercare nel termine body positive, parola che ha fatto il suo ingresso tra il 2010 e il 2011 grazie ad alcune donne oversize. Sono loro, infatti, quelle che hanno iniziato la loro personale crociata online. Il termine venne creato per promuovere un messaggio positivo ed inclusivo, una sorta di parola magica che potesse racchiudere al suo interno ogni tipo di bellezza non standardizzata.
Tale corrente, non si riferisce solo alle persone oversize, ma a tutto ciò che non è comunemente collocato nella normalità, come avere il seno piccolo, o il corpo non abbastanza virile, ma le categorie della body positive sono pressoché inesauribili. È da ricordare che la body positive non ha come scopo quello di enfatizzare l’obesità o l’anoressia, quanto piuttosto di accettare le diversità personali immodificabili e spronare il cambiamento dei punti deboli della persona, evitando il rifiuto o gli insulti.
Aria di cambiamento anche in casa Victoria Secret’s
L’azienda di intimo criticata in passato per una mancata inclusività sembra aver cambiato rotta: le sue modelle infatti, apparivano tutte uguali, della stessa taglia, impossibili quasi da distinguere in alcuni momenti dello spettacolo. Gli angeli del brand non lasciavano molto spazio alla diversità. È Ali Tate Cutler, taglia 46, la prima modella curvy della casa di intimo statunitense. Anche se il malcontento non si è fatto attendere. C’è chi sostiene, infatti, che Ali Cutler, sia solo una modella di passaggio appartenente alla sottocategoria di Victoria’s secret “Bluebella”, e di fatto, la giovane non avrebbe partecipato al solito spettacolo annuale del famoso brand. Passi avanti anche circa la transessualità, lo stesso brand, infatti, nell’agosto 2019 ha scelto un nuovo angelo mai visto prima: Valentina Sampaio, modella transgender.
È Marilyn Monroe ad essere stata visionaria sul futuro curvy con la sua frase: “Non vorrei mai essere una donna pelle e ossa. Il mio corpo mi piace così com’è. E poi le curve stanno così bene su una donna!”.
E se molti anni fa, “diverso” nell’immaginario Monroe corrispondeva già a normale, forse siamo già in ritardo per un futuro che includa tutti.