Mercati ETS, la pandemia non li ha fermati
Il sistema di scambio dei crediti di carbonio oggi sono più resilienti ed hanno resistito al periodo pandemico.
Di cosa si tratta?
Il mercato Ets acronimo di “Emission Trading Scheme” è il principale strumento unionale per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra nei settori energivori. Viene definito un sistema cap&trade perché fissa un tetto massimo (cap) al livello complessivo delle emissioni consentite ai soggetti vincolati, e permette ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato (trade) diritti a emettere CO2 (quote) secondo le loro necessità, all’interno del limite stabilito.
Tale mercato riguarda più di 11.000 operatori a livello europeo, tra cui operatori aerei, impianti termoelettrici industriali, manifatture e impianti di produzione, stoccaggio e trasporto di diverso tipo. Ad oggi, sono circa 1.200 gli impianti italiani coinvolti, di cui il 71% nel settore manifatturiero.
Come funziona?
Il campo di applicazione del sistema comunitario di scambio sono le direttive europee. La direttiva principe è la 2003/87/CE che ha istituito il sistema cap e trade in Europa. La Direttiva ha previsto che dal primo gennaio 2005, gli impianti in Europa con elevati volumi di emissioni non possano funzionare senza un’autorizzazione ad emettere gas serra.
Il meccanismo di funzionamento prevede che ogni impianto autorizzato deve monitorare annualmente le proprie emissioni e compensarle con quote di emissione europee che possono essere comprate e vendute sul mercato. Per far questo in determinate percentuali gli impianti possono far uso di crediti di emissione o crediti di carbonio. Si tratta sostanzialmente di strumenti utilizzare per monitorare le emissioni inquinanti a livello internazionale mediante la quotazione monetaria delle stesse. Ciascun credito equivale ad eliminare nell’aria una tonnellata di CO2 o di una quantità di altro gas che ha un equivalente effetto serra.
L’effettiva riduzione di CO2 viene comprovata da apposite agenzie di certificazione. In attuazione di Kyoto nel 2005, l’UE e gli altri paesi firmatari hanno istituito i propri mercati regolamentati dei crediti. A livello internazionale vi è Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM) sotto l’egida dell’ONU. In base ad esso, gli investitori che riducono le emissioni nei paesi in via di sviluppo acquisiscono crediti speciali, chiamati Certificati di Riduzione delle Emissioni (CERs).
Questo indirizzo politico-normativa sicuramente andrà a favorire i mercati rivolti a investimenti in progetti localizzati nei paesi in via di sviluppo.
Il funzionamento di assegnazione delle quote
I gestori degli impianti possono scegliere il mix economicamente più vantaggioso tra investimento per ridurre le proprie emissioni (con tecnologie a basso contenuto di carbonio e misure di efficienza energetica) e acquisto di quote. Gli impianti manifatturieri specie quelli esposti a rischio di delocalizzazione a causa dei costi del carbonio (rischio di carbon leakage diretto), ricevono una parte di quote a titolo gratuito in base a parametri di riferimento (benchmark). I benchmark, solitamente vengono espressi in termini di emissioni di CO2 per unità di prodotto, e quantificati in base alla performance del 10% degli impianti più efficienti per ciascun settore industriale.
Le quote sono contabilizzate in un Registro unico dell’Unione europea. Si tratta di una banca dati in formato elettronico che ha tiene d’occhio di tutti i passaggi di proprietà delle quote. La totalità di quote in circolazione a livello europeo è fissato in funzione degli obiettivi UE al 2020 (-20% emissioni rispetto ai livelli del 1990, e al 2030 – 43% rispetto ai livelli del 2005).
Mercati Ets e Covid: relazione dell’icap
Secondo il rapporto Emissions Trading Worldwide: Status Report 2021 pubblicato dall’International Carbon Action Partnership (ICAP), i crediti di carbonio non hanno subito pesanti scossoni dalla pandemia. Scossoni che invece erano stati risentiti in occasione della crisi del 2008.
Di fatti la quota di emissioni di CO2 coperta è quasi raddoppiata nell’ultimo anno, soprattutto grazie all’entrata in funzione dell’ETS cinese. In questa fase iniziale sarà coinvolto solo il comparto energetico, ma in futuro l’ETS cinese potrebbe toccare altri settori ad alta intensità di emissioni come cemento, acciaio, alluminio, chimico e petrolchimico. Per l’ETS UE, i prezzi delle quote alla fine del 2020 sono stati superiori del 45% rispetto al valore di inizio anno.
Resistenza degli ets al periodo pandemico
Gli ets hanno resistito al periodo pandemico ed hanno migliorato il loro risultato rispetto al periodo pre-pandemico. Ma come Mai? L’Icap ha cercato di spiegare che questo è avvenuto per due questioni essenziali.
La prima è la presenza di strumenti che rendono più prevedibile il mercato cercando di attutire gli scossoni di schock esterno come quello del virus. Nel caso del mercato del carbonio europeo, il rapporto cita la Market Stability Reserve, un cassetto in cui vengono ritirate le quote in caso di sovrabbondanza sul mercato.
La seconda è la volontà politica dei governi, senza troppi veli fanno capire che nei prossimi anni il quantitativo di quote disponibili continuerà a scendere. Questo aiuta a tenere alti i prezzi dando una prospettiva di lungo periodo più stabile.