Leadership e comunicazione politica, due facce della stessa medaglia
Nel corso degli ultimi venti anni la comunicazione politica si è trasformata radicalmente rispetto al passato: sono cambiati i canali di comunicazione, la conoscenza del target di riferimento e il contenuto del messaggio. Di conseguenza, gli esponenti dei partiti politici hanno cambiato a loro volta il modo per rivolgersi alle masse. Si è passati da una comunicazione “one to one” (cartellone pubblicitario, messaggio radiofonico, spot televisivo, discorso in piazza) ad una comunicazione multicanale (social media, blog, live streaming, sito web ecc). C’è chi però ha deciso di non abbandonare totalmente i classici canali tradizionali e di integrarli con quelli online, ottenendo risultati sorprendenti e senza eguali. La domanda che ci poniamo allora è: quanto impatta la comunicazione digitale sulla campagna elettorale dei politici? Tanto, molto o forse troppo. Possiamo dire che “si esiste se si è presenti in rete. Lo sanno bene i leader degli attuali partiti politici, da Matteo Salvini a Matteo Renzi passando per Luigi Di Maio e Giorgia Meloni.
Il leader del Carroccio è il numero uno della comunicazione politica, a dirlo sono i numeri. Il 2 dicembre 2013 Matteo Salvini diventa segretario con la Lega al 4.09%, sei anni dopo i numeri sono stratosferici: 34.33% e Lega primo partito d’Italia. I social confermano l’impennata mediatica del leghista, che su Facebook è seguito da 3.8 mln di persone, su Twitter da 1.20 mln e su Instagram da 1.8 mln. A Salvini va dato merito di aver captato per primo i bisogni degli italiani, riuscendo ad intrecciare la comunicazione online e offline. Non solo social e live streaming, ma anche discorsi tra la gente nelle piazze. Inoltre, ricorderete tutti le famose felpe dei Vigili del Fuoco/Polizia e dei paesi terremotati, come a sottolineare la vicinanza con la parte più “martoriata” del Paese. Salvini è un leader diverso dagli altri, la sua comunicazione è “semplice” e incentrata sulla difesa della proprietà e sulla paura del nemico.
Matteo Renzi, da poco fondatore del partito Italia Viva (4,8%) porta avanti una comunicazione politica meno “irruente”: rapporti con l’Europa e con le Istituzioni, infrastrutture e Fisco sono i temi principali delle sue campagne politiche. Spazio però anche a momenti personali, legati molte volte ad attività sportive. Spesso e volentieri si schiera contro le idee di Salvini, fungendo quindi da antagonista storico. Su Facebook e Instagram è costretto ad inseguire l’altro Matteo (1.1 mln e 227 mila) mentre su Twitter è in vantaggio (3.4 mln).
La comunicazione politica di Luigi Di Maio invece, non è molto lontana da quella di Salvini, i temi forti sono i medesimi: ricerca del lavoro, abbassamento delle tasse e supporto economico ai cittadini più bisognosi. Il leader del M5S, infatti, non se la passa male su Facebook: sono 2.2 mln le persone che che hanno messo like alla sua pagina ufficiale. Mentre viaggia meno veloce su Instagram e Twitter (851 mila e 577 mila).
Infine, anche Giorgia Meloni ha capito come cavalcare l’ondata politica attuale. Anche a lei va il merito di aver portato Fratelli d’Italia al 10%, proponendosi quindi come nuovo partito di centro destra. Nota la sua opposizione al governo giallorosso, accusato di incoerenza e incapacità. Le sue continue battaglie all’Europa e ai “poteri forti” non sono passate inosservate sui social: 1.2 mln di fan su Facebook, 835 mila su Twitter e 462 mila su Instagram. Da qualche giorno, spopola sul web anche un remix (“Io sono Giorgia”) che vede la Meloni ballare durante comizio politico. Un “personaggio” scelto non a caso, visto le viralità del video remix.
Insomma, il web offre davvero tante “armi” che se usate con criterio e coerenza possono generare engagement e risultati impressionanti.