Le idee platoniche come linguaggio
Stando a quel che dice Freud nei suoi scritti di metapsicologia e precisamente nel saggio che prende il nome di “Pulsioni e destini pulsionali “ , ogni scienza prende l’avvio da determinate idee astratte che via via, confrontate al materiale empirico , assumono il carattere di concetti scientifici fondamentali. Ciò che rende interessanti queste asserzioni è il richiamo che da esse si può fare ,indirettamente, ad idee appartenenti ad altri pensatori. Non è difficile, infatti, riscontrare una corrispondenza fra le tesi esposte da Freud più sopra ,e il concetto kantiano di “ concetto “ . senza fare troppe forzature infatti si rende subito manifesto il fatto che , quando Kant , nella prima delle sue critiche definisce i concetti come” forma dell’ordinare, vincolare ,sintetizzare e riassumere la diversità in generale secondo certe funzioni di sintesi fondamentali , relazionate e strutturate dalle forme della predicazione logica,” ci sia qualche richiamo fra i due pensatori. Ciò che rende il tutto più seducente sono i risultati che si possono ottenere giustapponendo i vari pensieri , dei vari pensatori, rendendoli affluenti di un unico fiume, e cioè creazioni di una sola “mente”. Ci troviamo adesso in un mondo che può , a buon diritto, essere definito platonico , nel senso che se immaginiamo questa mente come un’entità a sè , che possiede una sua essenza, ciò che otteniamo è il mondo platonico delle idee. Il discorso può adesso facilmente fluire su quello che ci ha insegnato Lacan sul linguaggio, facendone la base di tutta la sua teoria clinica . Questo potrebbe sembrare un discorso fuori contesto , se non si riflettesse sul fatto che questo mondo è rappresentato dal linguaggio. Lacan identifica con “l’immaginario” il campo delle identificazioni e cioè del soggetto mentre per simbolico , intende il campo del linguaggio . ora , il soggetto viene concepito come una molteplicità di identificazioni, l’immagine che lo stesso Lacan ci da è di una cipolla stratificata in varie identificazioni ; questo identificarsi produce alienazione ed a questo punto entra in gioco il simbolico che , come linguaggio è capace di simbolizzare l’immaginario cioè il soggetto e di portare quindi il soggetto al di là di se stesso. Bisogna ricordare che il simbolico , in quanto rappresenta la funzione della parola è governato dalle leggi del linguaggio che comprendono la distinzione significante/significato. Nella pratica di Lacan i significanti rappresentano quelli che Freud chiama traumi , riscontrabili con particolare evidenza nelle psicosi . è interessante vedere come questo discorso che stiamo conducendo verta in maniera quasi automatica verso il suo fine : questo è quello che Lacan chiama catena significante. Un guasto , o come si diceva prima , un trauma in questa catena significante può causare una psicosi . la psicosi , o schizofrenia , viene definita come un esperienza radicale di libertà , una ribellione alle leggi del linguaggio , talmente libera da causare l’intrappolamento del soggetto . per giungere alla conclusione è importante avvicinarsi al linguista strutturalista Ferdinand De Saussure che vedeva nella distinzione significante/significato la contraddizione insita nel linguaggio , ciò che Lacan chiamerebbe trauma del linguaggio. Siamo condotti ad una domanda : l’unica mente , o più propriamente il linguaggio , in quanto presenta questa contraddizione , può definirsi psicotico? E se la risposta è affermativa , bisognerà considerare tutta la storia del pensiero solo una menzogna ?