Le conseguenze dell’inquinamento luminoso sul mondo
L’inquinamento luminoso è una delle forme di inquinamento più sottovalutate da sempre. Eppure, crea danni sotto svariati punti di vista. Quante volte sarà capitato di alzare gli occhi al cielo per osservare le stelle e di riabbassarli immediatamente perché non si riusciva a vederle. Tante, eppure la colpa non è dovuta al cattivo tempo o dal forte astigmatismo. Niente di più sbagliato.
La colpa è del nemico silenzioso, dell’inquinamento luminoso. Di fatti, le numerose luci al neon e simili puntate in alto verso il cielo che attraversano le città, senza nemmeno una logica di risparmio, impediscono ai nostri occhi di cogliere la bellezza di una notte stellata.
The new atlas of artificial night sky brightness
A tal proposito l’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso (The new atlas of artificial night sky brightness), pubblicato sulla rivista Science Advances, pubblica dei dati sconvolgenti. L’80% della popolazione mondiale e il 99% di quella statunitense ed europea vive sotto a un cielo inquinato da luci artificiali. Anche la galassia Via Lattea, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, non è visibile a più di un terzo dell’umanità. Incluso il 60% degli europei e l’80% dei nord americani.
Ma la notizia peggiore riguarda l’Italia, che è il paese sviluppato con più elevata percentuale di territorio inquinato da luce artificiale a livello mondiale. Circa otto italiani su dieci secondo i dati dell’atlante non possono vedere il cielo stellato incontaminato.
La causa dell’inquinamento luminoso
La causa principale dell’inquinamento luminoso è data dalle emissioni degli impianti di illuminazione delle città non a norma. Si tratta di tutti quegli impianti che non emettono solamente la luce funzionale alla visione notturna, ma ne disperdono una buona parte verso altre direzioni. Tra le lampade utilizzate per l’illuminazione i led sembrerebbero giocare un ruolo importante nel livello di inquinamento luminoso nella parte blu dello spettro. Da qualche anno, ormai, varie città in tutto il mondo hanno deciso di sostituire i tipici lampioni con luce arancione/giallastra al sodio con delle luci led ad alto risparmio energetico.
Questo è legato al fatto che utilizzano luce con forti componenti bianco-blu che viene diffusa molto di più dalle molecole dell’atmosfera rispetto ad una luce giallastra, come quella dei sistemi di illuminazione al sodio. Per tale invenzione gli inventori dei trasformatori che controllano e rettificano il flusso elettrico, chiamati diodi, a luce blu hanno vinto nel 2014 il Nobel per la fisica.
Il diodo, tra l’altro è un componente elettronico formato da due terminali, l’anodo e il catodo. Un diodo permette all’elettricità di passare attraverso esso quando una tensione negativa viene applicata al catodo e una positiva all’anodo.
La luce del futuro
Qualche anno fa, un gruppo di ricercatori guidati da Christopher Kyba (GFZ German Research Centre for Geoscience) ha ipotizzato che, se da un alto i led sono amici dell’ambiente per i consumi ridotti, la “luce del futuro” potrebbe favorire l’inquinamento luminoso che invece si cerca di debellare.
Secondo lo studio pubblicato su Science Advances da Kyba e colleghi, la superficie terrestre illuminata artificialmente di notte è aumentata del 2,2 per cento annuo, sia in luminosità che in estensione, nel periodo che va dal 2012 al 2016. Gli scienziati hanno utilizzato i dati del primo radiometro satellitare progettato appositamente per le luci notturne, Viirs Dnb, con risoluzione spaziale di 750 metri. Il Viirs Day-Night Band si trova a bordo del satellite Noaa Suomi-Npp e orbita attorno al nostro pianeta dall’ottobre 2011.
I cambiamenti nell’illuminazione notturna
Dallo studio emerge che i cambiamenti nell’illuminazione notturna variano notevolmente da paese a paese, superando di molto il limite in alcuni casi, con diminuzioni di luminosità solo in poche nazioni come Yemen e Siria. In alcune nazioni, come gli Stati Uniti e la Spagna, la luminosità è rimasta stabile nonostante il passaggio ai led. Mentre per la maggior parte delle nazioni come Sud America, Africa e Asia, è stato registrato un preoccupante aumento. Nel complesso, i risultati suggeriscono che la domanda globale di luce notturna all’esterno non è stata ancora soddisfatta e le diminuzioni nei consumi energetici sono improbabili.
Paragonando i dati Viirs con le immagini scattate dalla Stazione Spaziale Internazionale, viene registrata una diminuzione nell’illuminazione di alcune città. Anche se queste sono in realtà molto più luminose. Il motivo è che il sensore di Viirs non riesce ad osservare la luce a lunghezze d’onda inferiori a 500 nanometri (nm), cioè non vede la luce blu.
Quando le città sostituiscono le lampadine arancioni con quelle bianche o blu a led, che emettono radiazioni al di sotto dei 500 nm, Viirs registra una diminuzione nell’inquinamento luminoso anche se, in realtà, i lampioni emettono molta più luce.
In praticala luminosità notturna della Terra e del cielo sulle città è in aumento, probabilmente anche nei casi in cui il satellite rileva meno radiazioni. Per questo gli esperti si domandano quanto siano davvero utili i led nell’illuminazione cittadina.
Nature Ecology and Evolution
Un precedente studio di Kyba mostra che l’emissione di luce pro capite negli Stati Uniti è da 3 a 5 volte superiore a quella della Germania. Per tale motivo lo scienziato ritiene che medesimi risultati in sicurezza stradale e illuminazione pubblica si possono ottenere anche con un utilizzo meno invasivo della luce. Da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Ecology and Evolution si evidenziano effetti di questo inquinamento anche sulla fauna selvatica e sulla flora. I danni causati, secondo lo studio, vanno dall’interferenza con i livelli ormonali degli animali alle modificazioni dei loro cicli riproduttivi, dai cambiamenti delle loro attività quotidiane fino alla vulnerabilità ai predatori.
L’effetto più grave
L’effetto più grave sugli esseri viventi è la riduzione della produzione di melatonina, il principale ormone regolatore del nostro orologio biologico interno. La sua secrezione è regolata dalla presenza di luce. Quando lo stimolo luminoso arriva alla retina, la secrezione di melatonina si arresta, per riprendere solo al sopraggiungere del buio. Essa proteggerebbe il DNA da potenziali danni. Ma l’inquinamento luminoso altera il naturale ciclo di 24 ore di luce e buio, modificando l’equilibrio che aiuta il nostro corpo a funzionare regolarmente.
Difatti uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento luminoso, ha evidenziato un’incidenza di tumore al seno più alta nelle donne impegnate in lavori notturni, mentre i maschi il rischio correlato al cancro alla prostata.
Al momento sotto l’aspetto normativo non esiste una vera legge nazionale che regolamenti questa forma di inquinamento. Il problema è demandato alle regioni che a seconda dei loro orientamenti emettono regolamenti sul tema. Una tra le più efficaci leggi regionali è quella della regione Lombardia numero 17 del 2000.
Secondo la stessa legge “salvo poche e ben determinate eccezioni, nessun corpo illuminante può inviare luce al di sopra del piano dell’orizzonte”.