L’altra faccia del coronavirus: la violenza sulle donne non va in pausa
È emergenza violenza sulle donne. Anche stare a casa per molte non significa mettersi in salvo. In un clima così esasperante, sotto l’onda dei flash mob e degli hashtag “stiamo a casa”, non si è pensato che per molte persone restare a casa non rappresenta motivo di salvezza. È il caso di molte donne italiane. Secondo dati statistici, una donna è uccisa ogni tre giorni ed ogni 15 minuti è vittima di violenza.
La rete Di.Re dei centri antiviolenza ha lanciato all’istante l’allarme, chiedendo al Governo un pronto intervento. Secondo la presidente Antonella Veltri, infatti, la diminuzione di richieste di aiuto avvenuta in circa 80 centri, non è di certo un segnale positivo. È nei periodi di convivenza forzata, come le feste nazionali o le ferie, che le possibilità di subire violenza domestica o non aumentano a dismisura.
È emerso alla luce un ulteriore problema: affrontare il coronavirus nei centri antiviolenza ad oggi è molto complesso. Le operatrici non hanno gli strumenti adatti (guanti, mascherine) e non è possibile allestire stanze per eventuali donne in quarantena. Ad oggi le misure adottate per debellare questa piaga sembrerebbero essere state pensate solo per la famiglia tradizionale o per chi di fatto ha una casa dove stare.
I finanziamenti
Nel novembre 2019 il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, aveva già messo in vaglio l’ipotesi di firmare un decreto per destinare alle Regioni i finanziamenti necessari per le strutture anti violenza. Sono stati stanziati 30 milioni di euro. Dieci destinati ai centri anti violenza pubblici e privati già esistenti in ogni Regione, altri 10 alle case rifugio e i restanti 10 ripartiti tra le Regioni e le Province di Trento e Bolzano.
Un forte aumento, se si pensa che i finanziamenti pubblici sono saliti dai 12 milioni del 2017 (circa 76 centesimi per vittima) ai 20 milioni del 2018 fino ad arrivare ai 30. Le risorse di fatto sembrerebbero essere aumentate del +50%.
Un impegno quello di Elena Bonetti che non è venuto meno alle aspettative. Infatti la Ministra oltre a promettere il via libera ai finanziamenti pubblici, ha auspicato anche la ricerca di nuove strutture di accoglienza. Inoltre, ha ricordato che «la quarantena non ferma il servizio anti violenza sulle donne». Lo sportello continuerà quindi il proprio lavoro e chi ne avrà bisogno potrà chiamare gratuitamente giorno e notte la linea telefonica 1522 messa a disposizione dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nonostante l’ultimo decreto del governo Conte, raggiungere il centro anti violenza è da ritenersi inglobato nelle “situazioni di necessità”, dicitura presente nell’autocertificazione usata per gli spostamenti.
In un mondo dove “stare a casa” per molti appare un sacrificio esorbitante, per altri non è che una gabbia di morte e disperazione. Perché c’è un mostro silenzioso più grande da sconfiggere e stavolta il Covid-19 c’entra poco.