La scuola digitale post Covid-19

Erano i primi di marzo quando la scuola d’Italia, senza l’ultimo rintocco di campanella, era stata costretta a chiudere. Mesi dopo, con l’arrivo di settembre, come di consueto c’è l’inizio di un nuovo anno scolastico, diverso per ogni regione.
Il mondo scolastico post Covid-19 non sembra essere più lo stesso. La didattica a distanza (Dad), era già stata sperimentata durante la chiusura delle scuole. Ancora una volta la Dad sembra essere la soluzione risolutiva per molte realtà: ancora incerte, infatti, le sorti di alcuni comuni italiani, dove non è ancora chiaro se le lezioni saranno tenute in presenza o non, oppure con metodo misto.
Nell’anno scolastico 2020/21, quindi, si ricorrerà alla soluzione già sperimentata sotto lockdown, ma stavolta in maniera ancora più pragmatica.
Gli strumenti educativi
La scuola italiana, sotto assedio Coronavirus, cambia faccia, e si avvicina ad un mondo maggiormente digitale. Sono diversi, infatti, gli strumenti utili ad ogni studente per la buona riuscita dell’apprendimento. Come suggerisce il Sole24ore, infatti, insieme a libri e zaini, andranno integrati diversi strumenti.
La connessione wireless avrà un ruolo centrale per l’apprendimento. Avere una connessione stabile, infatti, sarà alla base di tutto. Per gestire tale incombenza, arrivano in soccorso le chiavette wifi, le quali amplificano la connessione di casa, migliorandone la stabilità e collegando in modo efficace più stanze.
Un altro strumento importante è senz’altro la stampante. Con le stampanti di ultima generazione, è infatti possibile, fotocopiare, stampare documenti ed ovviamente scannerizzarli, rendendo di fatto, un documento cartaceo un file digitale.
Anche il tablet, in alternativa di un monitor pc, può risultare efficace. Attraverso di esso, infatti, sarà possibile utilizzare le app principali, connettersi in videoconferenza, e scambiare documenti utili.
Come ultimo suggerimento troviamo l’utilizzo di un router mobile. In un mondo dove la connessione internet è al centro di tutte le cose, avere a portata di mano, letteralmente, una connessione hotspot portatile è una manna dal cielo. I router di ultima generazione funzionano con tutti gli operatori telefonici presenti in Italia, e permettono la connessione di più dispositivi.
Primi test post lockdown
La riapertura delle scuole, sembra essere, ad oggi, un primo test valutativo sulla questione rischi e pericoli. Se è il ministro Conte ad indicare la riapertura delle scuole come priorità principale, a parlarci delle direttive principali è il Comitato Tecnico Scientifico. Secondo le loro valutazioni, infatti, nelle scuole primarie sarà possibile rimuovere la mascherina in condizioni di staticità, mentre per quanto riguarda le scuole secondarie, la mascherina potrà essere rimossa nelle stesse condizioni, a patto che ci sia almeno un metro di distanza e in situazioni di epidemiologia bassa.
«Lavoriamo tutti insieme e riconsegniamo le scuole ai nostri studenti: il Paese ce ne sarà riconoscente. Abbiamo una responsabilità storica grande. Sarà un anno duro. Ma anche l’inizio di un percorso diverso. Avremo le risorse dall’Europa con cui costruire la scuola di domani, a partire dagli insegnamenti di questi mesi. Abbiamo le idee e il coraggio per realizzarle». È così che tranquillizza gli animi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in una lettera inviata ai docenti, ai presidi e a tutto il personale scolastico.
Inoltre la ministra, fa sapere che per ridurre i rischi, oltre ad evitare le cosiddette “classi pollaio” ha disposto quattro misure chiave. Al cardine di tutto, ovviamente, le norme di igiene, oltre al famigerato distanziamento, ed a politiche specifiche per bambini a rischio con esigenze di salute particolarmente complicate, le quali li rendono più esposti all’infezione.
La ministra aggiunge ancora: «È realistico preparare e pianificare la disponibilità dell’apprendimento online per integrare l’apprendimento scolastico nel prossimo anno scolastico. Sarà necessario in caso di chiusure temporanee, o durante la quarantena episodica, o a integrazione per l’apprendimento scolastico in circostanze in cui i bambini alternano la presenza scolastica per rispettare le esigenze di allontanamento fisico nelle aule più piccole».
La didattica a distanza sembra quindi essere il piano B dell’istruzione, in caso di un nuovo lockdown, o una risorsa essenziale da alternare a quella classica, per le situazioni in cui c’è sovraffollamento e mancanza di spazio al fine di assicurare il giusto distanziamento.
La scuola in altri posti del mondo
C’è da considerare che il Covid-19 ha creato la più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia dell’uomo, interrompendo l’istruzione di quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 paesi. La nuova realtà è stata sperimentata ad inizio giugno dagli studenti delle elementari di Kinugawa a Nikko, a circa un centinaio di chilometri a nord di Tokyo. I bambini di Nikko indossano scudi di plastica, mantenendo di fatto la distanza giusta gli uni dagli altri.
Record di casi in Israele, 2.159 persone risultate positive al test in un giorno, ma circa 2,4 milioni di studenti riprenderanno l’anno scolastico.
Il giro di prova francese si era già tenuto l’11 Marzo, quando erano bastati sette giorni per richiudere gran parte degli edifici. Riapertura quella di Macron, decisa per il 1° settembre che prevede un ritorno “sanitario” per ogni studente al di sopra degli undici anni. Misurazione casalinga della temperatura corporea, mascherina e gel, sembrano quindi essere d’obbligo.
Di tutt’altra specie il ritorno scolastico in Germania: qui un vero e proprio esperimento. Uno dei provvedimenti più eclatanti è la non obbligatorietà della mascherina. Gli studenti saranno suddivisi in piccoli gruppi, e all’interno di essi le buone maniere anticovid potranno essere dimenticate.
Copione strettamente similare all’Italia quello della Spagna, che sotto la stretta epidemiologica della Galizia e della Catalogna ha disposto che la scuola dell’infanzia e quella primaria non si terranno “in presenza”.
In un mondo che si avvia verso l’era digitale, gli strumenti tecnologici risultano essere alla base del “nuovo apprendimento”. Lo stop delle scuole può provocare gravi danni sia in termini di istruzione che di salute, compresa quella mentale.
Il coronavirus, come nel caso dello smartworking, ha accelerato una modernizzazione della scuola, sottolineando però come il divario digitale, sia un problema da colmare, appianando le differenze di opportunità ed apprendimento che ad oggi risultano fatali per tante persone.