La nuova tecnologia blockchain, cos’è?
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Cos’è la Blockchain? L’innovazione tecnologica nata dieci anni fa, è ancora fonte di dibattito fra i big della finanza. Ecco il paradigma che può trasformare per sempre le operazioni bancarie, le Pubbliche Amministrazioni e anche la nostra vita.
Erano solo dieci anni fa, quando la sua nascita produceva nuove risposte a diversi bisogni d’impresa, di organizzazioni cittadine o a quelle dei semplici consumatori. Per anni, il suo sviluppo aveva un ruolo marginale: considerato infatti una pura questione del mondo degli sviluppatori. Bisognerà aspettare il 2019, per evidenziare le sue enormi potenzialità. A differenza di diverse innovazioni tecnologiche, la blockchain si rifà a concetti specifici, quali la fiducia, la comunità, ma soprattutto la decentralizzazione.
Definire la blockchain è complesso, poiché non esiste una risposta univoca. Essa appartiene ad una sottofamiglia di tecnologie il cui registro è costituito da una catena di blocchi contenenti le transazioni, e la cui validazione si basa su un meccanismo di consenso distribuito su tutti i nodi partecipanti. Secondo taluni, essa, sarebbe la nuova generazione di Internet, un posto dove le transazioni hanno valore e stabilità. Spesso, tale tecnologia, viene associata erroneamente all’idea di Bitcoin, ovvero la prima valuta digitale.
La blockchain, sostanzialmente, è una soluzione per creare asset digitali unici. Non va dimenticato, che la blockchain, appartiene alle tecnologie “Distributed Ledger”, ovvero un insieme di sistemi più comunemente definiti registri distribuiti. All’interno di tali registri, ogni transazione o dato è sottoposto ad un meccanismo di firma a doppia chiave, simile alla firma digitale. Il concetto che è alla base di questi archivi, è che tutto si basa sul consenso, e non c’è un ruolo centrale che tenga in pugno il potere assoluto. Il consenso, infatti, deve essere distribuito su tutti i nodi della rete, ovvero tutti i partecipanti. Il modello si basa su una combinazione tra firma digitale e Marca Temporale. Mentre la prima garantisce che mittente e destinatario di un qualsiasi messaggio o dato siano identificati in maniera certa, il secondo garantisce che tale informazione venga comunicata e scritta nel registro di tutti gli altri, risultando irreversibile.
I vari significati della blockchain
Tale tecnologia permette innanzitutto di creare e gestire un grande database digitale. Tale archivio è immutabile. Il database diventa anche un sistema per la gestione delle transazioni crittografate, la BC, infatti fa con le transazioni quello che internet fa con le informazioni. La blockchain, vuole essere anche un registro pubblico aperto a tutti. La stessa informazione è disponibile per tutti i partecipanti, per cui diventa immodificabile se non attraverso operazioni di modifica che richiedono la maggioranza d’approvazione, non modificandone però la storia principale. Anche per quanto riguarda la creazione del Libro Mastro (Ledger), la blockchain corre in suo soccorso.
Blockchain in Italia
Secondo i dati 2019 dell’osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, il 59% delle aziende italiane hanno già avviato progetti che utilizzano tale tecnologia “a catena”. Il 3% aveva già progetti operativi, il 35% era in sperimentazione, e il 21% intendeva usarla in futuro. Tutto ciò ha portato una spesa in Italia in tecnologie blockchain pari a 15 milioni di euro. Posizionando il nostro Paese tra quelli che in maggior modo hanno utilizzato o si sono interessati a tale avvento tecnologico. I nuovi dati presentati proprio a inizio 2020, evidenziano che nel mondo sono stati avviati circa 500 progetti Blockchain. Registrando una crescita del 56% rispetto al 2018. Solo in Italia, gli investimenti per tale tecnologia hanno raggiunto 30 milioni di euro, in crescita del 100% rispetto a due anni fa. Grandi risultati, quindi, per tale tecnologia, anche se, secondo gli analisti, le imprese sono ancora lontane da una consapevolezza totale. Solo il 37% delle aziende italiane, infatti, conoscono le possibilità totali della nuova tecnologia.
La tecnologia blockchain, può essere applicata in diversi ambiti: diritto d’autore, registrazione di brevetti, sicurezza dei farmaci e molti altri. La blockchain può risultare positiva anche negli ambienti sanitari: tale sistema condiviso, infatti, permetterebbe ai medici di condividere informazioni sui pazienti in maniera sicura e veloce, con la possibilità di avere sotto controllo la storia totale del paziente. Essa può rispondere in maniera positiva anche alle complicanze normative tra sistemi sanitari interregionali o tra soggetti privati. Tale innovazione, inoltre, potrebbe anche aiutare la Pubblica Amministrazione: l’evasione fiscale sarebbe più difficile, e porterebbe alla semplificazione di tutti i settori della PA.
I componenti della blockchain
Nella nuova tecnologia blockchain sono presenti diversi componenti: il nodo è rappresentato da tutti i partecipanti alla catena. La transazione è costituita da tutti i dati che rappresentano l’oggetto di scambio. Il Blocco è il raggruppamento di più transazioni che aspettano di essere verificate, approvate e poi archiviate dal nodo. Il ledger è il registro pubblico nel quale con trasparenza e chiarezza vengono annotate tutte le transazioni, tra loro bloccate con una funzione critografica. Hash è una delle operazioni possibili, non è possibile essere invertita. L’hash identifica in modo univoco ciascun blocco.
Una chiacchierata con chi usando la tecnologia blockchain ha creato una startup
Con grande piacere abbiamo rivolto alcune domande a Ciro Borrelli (business development), Saverio Salaris (product & marketing), e Carlo Vespa (software & blockchain development), tre ragazzi italiani appassionati di cibo e tecnologia, che emigrati in Svizzera nel 2019 hanno ideato una startup con tecnologia blockchain: la “QualityChain”.
Ne sentiamo parlare ancora poco di tecnologia blockchain, e molti si chiedono cosa sia. Come si potrebbe spiegare tale tecnologia?
La blockchain è semplicemente un nuovo modo di salvare i dati, come suggerisce il nome è una “catena di blocchi” in cui vengono registrate le informazioni. La differenza sostanziale tra la blockchain e i sistemi tradizionali sta nel fatto che queste informazioni non possono essere modificate nemmeno da colui che le inserisce. Facciamo un esempio semplice: se tu salvi una foto sul tuo cellulare, a seconda che ti convenga o meno, puoi tenerla, modificarla o cancellarla, sei tu il proprietario e puoi farci quello che vuoi. Se invece salvi qualcosa su una blockchain, quell’informazione viene immediatamente copiata in migliaia di computer sparsi per il mondo, e di conseguenza non può più essere modificata, nemmeno dal proprietario.
Pur essendo innovativa, essenziale e gestita da una moltitudine, potrebbero esserci degli errori, dei problemi? Quali sono le insidie che la nuova tecnologia blockchain ha intrise nella sua natura?
Come tutte le tecnologie anche la blockchain non è infallibile: ad esempio se una persona o un’organizzazione riuscisse a prendere possesso della maggioranza dei nodi (le migliaia di computer sparsi nel mondo su cui vengono salvati i dati) i vantaggi di immutabilità descritti prima verrebbero a cadere. Per questo motivo bisogna sempre stare attenti che la blockchain su cui stiamo operando sia una rete decentralizzata pubblica e non privata, in modo da garantire l’imparzialità dei nodi.
Esiste di fatto una correlazione tra Bitcoin e blockchain, ma facciamo chiarezza. Qual è?
Purtroppo negli ultimi anni si è creata un sacco di confusione tra blockchain e bitcoin, vista la speculazione e le truffe che ci sono state con il bitcoin, le persone hanno associato le 2 cose direttamente, questo ha fatto sì che si creasse sfiducia nei confronti della blockchain. Facciamo chiarezza: la blockchain è semplicemente la tecnologia su cui si basa il bitcoin. È immaginiamo blockchain come un motore, che può essere usato per una macchina, per un treno o per una nave. Se la macchina si rompe non significa che i motori non servono a nulla, bensì che quella applicazione del motore deve essere rivista e migliorata.
Ci sono ad oggi in Italia ostacoli per lo sviluppo di tale innovazione tecnologica? Quali potrebbero essere?
Non direi che ci sono degli ostacoli, nel senso che come ogni cosa innovativa ci vuole del tempo per assimilarla. Siamo fermamente convinti che ci saranno degli sviluppi importanti nei prossimi anni e che questa tecnologia verrà adottata in molteplici settori.
In parole povere quali potrebbero essere gli ambiti di applicazione della blockchain?
La blockchain ha del potenziale di applicazione in qualsiasi settore che abbia bisogno di registrare informazioni in maniera indelebile ed essere trasparente nei confronti del consumatore potrebbe adottarla. Alcuni esempi classici sono le certificazioni, la proprietà intellettuale, il mondo finanziario e la tracciabilità nell’agroalimentare.
Com’è nata l’idea della startup Qualitychain? In cosa consiste?
Io e i miei soci, Carlo e Saverio, siamo nati e cresciuti in Sardegna, una realtà a cui siamo molto legati e che vive di piccole realtà agroalimentari. Da quando l’abbiamo lasciata per la Svizzera, ormai tre anni fa, abbiamo avuto in mente di creare qualcosa che potesse aiutare queste piccole e medie imprese a differenziarsi e a comunicare tutto ciò che distingue i loro prodotti dalle alternative più economiche proposte dalla GDO. Per fare questo abbiamo messo insieme la nostra passione per la qualità e le nostre competenze in ambito tecnologico (e nel campo della tecnologia blockchain in particolare), e da questo impegno è nata QualityChain.
QualityChain è un nuovo modo di concepire il prodotto agroalimentare, che parte da una considerazione piuttosto semplice: siamo nel 2020, nel pieno della rivoluzione digitale, eppure ancora oggi i prodotti vengono esposti esattamente come cento anni fa. Vediamo il colore della confezione, un marchio sull’etichetta, se proprio andiamo a cercare anche una tabella nutrizionale e il logo BIO, ma niente di più che possa darci un’idea sul perché dovremmo acquistare un particolare vino rispetto a un’altro, questo o quel pacco di pasta.
Con QualityChain cerchiamo di superare questo limite e trasformare il prodotto in un’esperienza digitale, utilizzando dei QR code appositi che collegano il consumatore a uno spazio digitale “aggiuntivo” rispetto all’etichetta, nel quale il produttore ha la possibilità di mostrare in che modo il suo prodotto si differenzia dagli altri, sia in termini tecnici e produttivi che in termini di storia e valori dell’azienda.
Perché la Svizzera e non l’Italia, il territorio dove mettere al mondo un’idea così innovativa?
Come detto siamo arrivati in Svizzera quasi 3 anni fa, e abbiamo iniziato subito a lavorare nel settore blockchain, diciamo che abbiamo visto una maggiore possibilità qui rispetto all’Italia. La Svizzera è un polo importante a livello mondiale per quanto riguarda la blockchain, e soprattutto c’è una maggiore accortezza da parte dello stato per le startup.
C’è comunque da dire che QualityChain in questa fase iniziale si è concentrata principalmente sulle aziende italiane, che sono leader mondiali per quanto riguarda il settore agroalimentare.
Nel vostro progetto si parla di filiera alimentare. Come aiuta la blockchain questo specifico settore e in che modo?
L’utilizzo della blockchain in questo settore responsabilizza maggiormente i produttori, nel senso che dichiarando un determinato processo di produzione e salvandolo su blockchain, c’è una maggiore attenzione nel fornire le informazioni, visto che come detto una volta che il dato è stato salvato non c’è modo di tornare indietro. QualityChain dà la possibilità di autocertificarsi, e di essere completamente trasparenti nei confronti dei propri consumatori.
In un’azienda così giovane ognuno ha il suo ruolo o c’è un aiuto reciproco che prescinde dall’area di competenza? Quali consigli dareste a chi ha intenzione di realizzare una startup a tecnologia blockchain o anche tradizionale?
Partiamo dal presupposto che abbiamo tutti un background ingegneristico-informatico, e questo è stato un grande vantaggio perché possiamo aiutarci reciprocamente. È anche vero però nel tempo abbiamo capito che la cosa migliore è definire dei ruoli, per essere più efficienti e riuscire a portare avanti task diverse in parallelo.
Per quelli che oggi vogliono lanciare una startup o in generale buttarsi nel mondo imprenditoriale consiglio di creare un team forte, è la base per tutto, trovare dei soci con cui si ha un rapporto umano prima di tutto, e poi ovviamente che siano svegli e senza paura, perché non è facile rischiare i propri soldi e non avere la certezza che a fine mese arrivi lo stipendio. Per il resto sono convinto che se uno ha coraggio e voglia di lavorare si possa emergere e fare bene, l’importante è non guardare il numero di ore di lavoro ma all’effettivo valore che si riesce a creare.
Come cambierà la blockchain il business del futuro?
Spesso la blockchain viene venduta come la panacea di tutti i mali, ma la verità è che i suoi ambiti di applicazione sono molto specifici. Non penso che stravolgerà completamente il mondo dei business tradizionali, ma sicuramente avrà effetti drastici su alcuni settori, primi tra tutti quello agroalimentare e quello finanziario.
In questo particolare periodo di fragilità, in piena pandemia mondiale, può la tecnologia correre al riparo di problematiche che in maniera tradizionale non possono essere risolte?
Certamente, la nostra società ha avuto un’evoluzione tecnologica esponenziale negli ultimi 20 anni, e sono fermamente convinto che l’uomo sarà sempre in grado di trovare soluzioni innovative per risolvere i problemi che verranno. In questo periodo in cui il Covid ha creato non pochi problemi, abbiamo visto dei cambiamenti repentini nella vita quotidiana. Pensiamo banalmente ai QR code che prima della pandemia erano qualcosa di “alieno” per la maggior parte delle persone, per lo meno in Italia, oggi se vuoi andare al ristorante ed ordinare devi essere in grado di scansionarlo per leggere il menù. Sono piccole cose che stanno cambiando velocemente e che porteranno sempre più persone in un’era ancora più digitale.