Italia terzultima in Europa nell’utilizzo della privacy sugli smartphone
Di Pasquale Castaldo
Al giorno d’oggi oramai 3 italiani su 4 (tra le nuove generazioni) utilizzano uno smartphone. Tra questi però solamente il 37% ha limitato l’accesso ai dati personali alle app tenendo in riserbo la propria privacy. Sono dati interessanti quelli dell’Istat (Sole 24 ore), che posiziona l’Italia al terzultimo posto nell’Unione Europea. Peggio di noi hanno fatto solamente Bulgaria (35%) e Repubblica Ceca (24%). Tale dato, senza citare il famoso caso di Cambridge Analitica, evidenzia un senso di sfiducia e paura degli italiani, rispetto ad altre nazioni con una mentalità più aperta della nostra. Infatti, i dati personali che si immettono nelle numerose app che installiamo possono influenzare i comportamenti, a cominciare da quelli di acquisto.
Inoltre, sempre più persone (anche adulte) si stanno affacciando al mondo del digitale, anche se c’è una “discrepanza” con le menti più giovani nell’utilizzo della privacy. Di fatti ben il 47% degli utenti possessori di smartphone ha limitato drasticamente l’accesso ai dati personali sulle app installate, restrizione che appena il 18% esegue nella fascia d’età compresa tra i 65 anni ed i 74 anni (fonte Sole 24 Ore). Questa attenzione verso la privacy non è correlata (secondo i dati Istat) con un incremento dell’utilizzo dei “telefoni intelligenti”. In Italia ben il 76% della popolazione è utilizzatore telefonico, 1 punto percentuale in meno rispetto alla vicina Germania 77%. Questi dati se confrontanti con i dati d’utilizzo della privacy fa emergere uno dei tanti casi emblematici. Di conseguenza il 37% degli italiani limita l’accesso contro il 75% dei tedeschi. In Danimarca nella quale vi è una cultura digitale molto più avanzata, il 91% delle persone tra i 15 ed i 74 anni usufruisce di telefoni “tuttofare”. Tra questa ampia fetta di popolazione, solamente il 54% ha posto dei limiti all’accesso.
Oramai sempre più persone sono online, secondo Global Digital (azienda statunitense) trascorriamo 6 ore al giorno connessi, tra queste due sui social. Secondo l’azienda, che si impegna con campagne pubblicitarie ed iniziative, bisogna dare maggior importanza rispetto al passato allo scenario digitale e infondere un corretto uso di tutti gli strumenti digitali.