INCHINARSI SEMPRE DEFORMA LA SPINA DORSALE
“La fine e l’inizio”
Dopo ogni guerra c’è chi deve ripulire. In fondo un po’ d’ordine da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie ai bordi delle strade per far passare i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare nella melma e nella cenere, tra le molle dei divani letto, le schegge di vetro e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave per puntellare il muro.
C’è chi deve mettere i vetri alla finestra e montare la porta sui cardini.Bisogna ricostruire i ponti e anche le stazioni.
(Wisława Szymborska)
Diciamoci la verità: qualcuno è terrorizzato dall’idea che le cose possano cominciare ad andar meglio perché questo significherebbe mettere in evidenza che non c’è solo la discesa per la nostra bistrattata nazione e che il potere sinora, e da molto, ha manifestato prevalentemente la sua incompetenza e iniquità.
Le forze che ora guidano l’Italia sono nate sotto la spinta di desideri e di un profondo malessere diffuso, poi sono diventate intenzioni quindi proponimenti e ora sono progetti che devono diventare azioni e ottenere cambiamenti.
Ogni fase evolutiva di questi movimenti presentava una competenza prevalente che poi si estendeva in un’altra per governare la fase successiva e così via.
Sintetizzo in modo semplice: all’inizio la competenza è stata emotiva, poi è diventata sociale sviluppando un pensiero critico elaborativo, ora occorre una consistente abilità realizzativa che giochi anche come contro dipendenza se si vuole realizzare l’interdipendenza.
La strada per l’interdipendenza richiede il passaggio alla contro dipendenza, questo è studiato in termini sociologici come evoluzione delle relazioni, e quindi se è necessario facciamolo, perché inchinarsi continuamente può far male alla spina dorsale (soprattutto inchinarsi ai nani).
Certo che la sfida è complessa e quindi le abilità devono essere notevoli per non cadere in tutte le trappole che i veterani del potere negativo sono in grado di mettere in atto per difendere i loro interessi.
Sul piano intellettuale e direi filosofico stiamo assistendo a una lotta tra il determinismo negativo, che sottolinea i vincoli del cambiamento e così facendo tende a mantenere il vantaggioso status quo, e il possibilismo positivo, che ha pochi argomenti perché invisibile e senza esperienza ma con sola speranza.
La dialettica è in realtà misera perché l’essere contro è una posizione della mente, ipnotizzata dall’essere nemico.
Manca la dialettica perché veramente non si riesce ad avere uno scopo comune quindi ovviamente i mezzi sono utilizzati in modo diverso.
Anche questo purtroppo fa perdere tempo, energie, denaro.
Il possibilismo positivo deve cercare conferme per creare esperienza e alla fine rendere credibile quest’ ulteriore passaggio evolutivo: dai progetti alle azioni.