ILLUSIONISMO ED ALTRI EFFETTI
Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata “la promessa”. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare che sia davvero reale… sì, inalterato, normale. Ma ovviamente… è probabile che non lo sia. […] Il secondo atto è chiamato “la svolta”. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ora voi state cercando il segreto… ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire. Ecco perché ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “il prestigio”.
(The Prestige)
Devo rivedere la mia percezione su Ficarra e Picone, i due attori presenti spesso in “Striscia la Notizia”.
Ho visto il loro film “L’ora legale” e penso che sia davvero un bel film, per la metafora sull’impossibilità di mantenere la promessa del politico.
In sintesi è: “Come fai a mantenere una promessa quando gli stessi che te la chiedono poi fanno di tutto per evitare che tu la mantenga?” L’importante è promettere non mantenere, anzi la metacomunicazione è tutta sul “far finta di.”
Riflettiamo su questo punto così attuale della promessa.
Ognuno le spara grosse e i commenti diffusi sono che non si potrà realizzare quello che si promette.
Forse è vero che nessuno potrà poi mantenere la promessa che fa, e questo è sconcertante, ma mi sembra ancora più sconcertante che siamo costretti a pensare che quello che è promesso sia straordinario.
Tutti promettono, ripeto, e la “competenza” politica consiste proprio in questo: nella creazione dell’illusione prima, e nella gestione della delusione poi.
Allora, fermo restando che c’è una grande collusione, che probabilmente rappresenta la colla che, nei fatti, rallenta o ferma il vero cambiamento, c’è da fare anche un’altra riflessione più razionale: il punto critico è rappresentato da come si considerano strategicamente le risorse perché la vera competenza consiste nella realizzazione e non nella promessa della realizzazione.
Il vero competente è un ottimizzatore delle risorse non un esperto dello spreco.
Mi spiego.
Il paradigma è che qualsiasi risultato dipende dalle risorse possedute o possedibili (risorsa è ciò che mi consente di raggiungere i risultati, quindi risorsa sono i mezzi come il capitale economico, le strutture, i meccanismi operativi, gli strumenti ecc., e risorsa sono le persone intese in termini di comportamenti professionali, motivazione, clima, responsabilità, ecc) e diventa chiaro che la vera competenza non consiste nella determinazione dell’obiettivo (è facile definirlo) ma dal ragionamento sulle risorse che lo consentono. Se le risorse sono fondamentali per il risultato, allora l’imperativo diventa quello di non sciuparle, di non sprecarle.
L’obiettivo è una variabile dipendente, quella indipendente è la risorsa e quindi inefficienza, demotivazione, superficialità, e tutti i noti problemi etico – pratici del nostro mondo diventano clamorosi esempi di spreco.
Allora una strategia intelligente e credibile, non insiste nel promettere obiettivi, ma promette, e agisce, contro lo spreco essendo le risorse, lo ripeto, la precondizione per realizzare gli obiettivi.
Il dramma, che uccide la speranza, è che nei fatti lo spreco è considerato non una patologia ma (come appare bene dal film l’ora legale) una fisiologia del sistema.
I vitalizi, l’ingiustizia della giustizia, le inefficienze, il privilegio, il burocratismo, ecc. sono ineliminabili perché sono nei fatti pensati come inevitabili e anche spesso vantaggiosi (e quindi sono davvero ineliminabili).
E questo è uno spreco che diminuisce enormemente le risorse e quindi i risultati possibili.
Se io ho un catino pieno d’acqua per bagnare le mie piante e questo catino è pieno di buchi che la fanno uscire, inutilmente per il mio giardino, non è che aumentando il flusso dell’acqua o facendo più viaggi nel campo, che risolvo il problema.
Dovrei chiudere i fori!
Ma come faccio a chiudere i fori se coloro che dicono che dovrebbero essere chiusi, e che potrebbero farlo, sono gli stessi che li fanno? Pensate al Ministero della Semplificazione che nei fatti persegue l’obiettivo della complessificazione, non solo non si fa quello che si promette ma il contrario.
Nei fatti è cosi!
La competenza della politica consiste, finora, nel fare questi fori che dirottano l’acqua direttamente nei giardini personali di chi li fa e non nel prato comune.
Poi la cosa più insopportabile non è tanto nel dover subire comportamenti iniqui ma è quando coloro che li attuano cercano di rendere saliente la loro immoralità.
Questo è insopportabile in teoria, anche se è sopportabilissimo evidentemente nella pratica, e molti ritengono che, tutto sommato, l’iniquità e l’inefficienza abbiano un loro senso e anche vantaggio.
Questi sono i competenti della politica, illusionisti e soggetti desiderosi di essere illusi.
Non so come uscirne: forse bisogna cominciare a fidarsi dei dilettanti e non degli specialisti.
Le cose clamorose da cambiare sono evidenti e i dilettanti potrebbero, nella loro semplicità interpretativa, capire che non è il geroglifico la forma che unisce più velocemente due punti.