Il valore economico del turismo nel contesto internazionale e nazionale
Il turismo concorre al raggiungimento di alcuni obiettivi macroeconomici mediante la produzione di ricchezza.
Secondo i dati del WTTC (WorlTravel&TourismCouncil), il settore Travel&Tourism genera nel 2011 la seguente ricchezza:
- 972,8 mld $ di contributo diretto dei viaggi e turismo al Pil mondiale, pari al 2,8 % del PIL;
- 346,1 mld $ di contributo totale dei viaggi e turismo al Pil mondiale, pari al 9,1% del PIL;
- 031.500 posti di lavoro diretti nel settore, pari al 3,3% dell’occupazione mondiale totale;
- 941.000 posti di lavoro totali nel settore, pari all’ 8,7% del totale.
Qual’è il valore economico del turismo in Italia?
Se si considera l’aspetto economico diretto del turismo, si rileva un buon posizionamento dell’Italia nel contesto turistico internazionale, con un impatto importante sul Pil pari al 5,4%, non molto distante dalla Spagna (6,4) e dalla Francia (6,2), suoi principali competitor. Dai dati del primo conto satellite del turismo si rileva, inoltre, un valore aggiunto diretto pari a 82,8 mld. di euro, pari al 6% del valore aggiunto totale dell’economia; incidenza molto vicina, ad esempio, ad un settore rilevante dell’economia nazionale quello delle costruzioni.
I dati mostrano il solo valore economico del turismo all’economia generato dal settore turistico; a questi, infatti, bisogna aggiungere anche quello indiretto ed indotto. Si stima che l’impatto indiretto ed indotto valga circa il 45% della contribuzione economica totale del settore turistico.
La ricchezza e la varietà dei siti turistici permettono all’Italia di posizionarsi, nel 2011, al 1° posto nella classifica mondiale del “TourismInfrastructure” Index. Tra gli elementi positivi vi è anche la ricchezza di siti Unesco, il riconoscimento di fiere ed esposizioni internazionali, la ricca industria creativa, la salute e l’igiene del Paese.
In realtà se diversi sono i punti di forza, non mancano, però i punti di debolezza che si sono acuiti con la crisi economica:L’Italia, scivola al 27° posto nella classifica mondiale ed al 20° posto in quella europea secondo l’indice di competitività Travel &Tourism complessivo.
La dimensione media degli alberghi italiani, (posti letto per esercizi alberghieri) anche se lievemente in crescita (66,4 nel 2011 contro 66,3 nel 2010), è inferiore a quella degli altri principali competitor sul Mediterraneo.Il tasso di utilizzazione netta degli esercizi alberghieri non è sempre soddisfacente. Recupera nei mesi di Luglio ed agosto, senza riuscire però a raggiungere alcuni dei suoi competitor (es Spagna). L’offerta turistica, in realtà, risulta standardizzata, improntata ancora sulla stagionalità e costruita per lo sfruttamento delle attrattive turistiche tradizionali, senza consegnare valore aggiunto al turista. Ne consegue una perdita dell’attrattività nei confronti dei competitor e viene penalizzata da una struttura di costi troppo elevata, frutto della scarsa innovazione e del limitato utilizzo delle nuove tecnologie nella gestione e nel prodotto.
Inoltre a causa della crisi economica, in Italia – come in altri paesi europei – si evidenzia una contrazione della domanda turistica interna nel 2011: numero di viaggi -16,5% e del numero di pernottamenti -15,1%. Secondo poi i dati di Federalberghi, i primi 8 mesi del 2012 (rispetto allo stesso periodo del 2011) portano a segnare una perdita del 2,6% di presenze, con gli italiani ad un -5,6% e gli stranieri ad un +1,2%.
Le prospettive future sul valore economico del turismo sul PIL
Nel complesso per il 2012 le previsioni WTCC indicano il declino sia in termini di PIL (PIL Turismo in senso stretto:-1,6%; PIL Turismo allargato: -2,2%) sia in termini di occupazione (-1,3% per il turismo in senso stretto e -2,5% per il turismo allargato). Nello specifico, in riferimento al Pil, si prevede un calo dei consumi interni (variazione -1,6% , peso sul Pil turistico totale 70%), dovuto soprattutto al calo di consumi del turismo domestico (variaz. -1,9%; peso 47%). Ciò inciderà anche sugli effetti economici indiretti ed indotti dal turismo; in particolare spicca il calo della supplychain domestica (-1,8% peso 28%) degli investimenti (-6,2%) e dell’indotto (-2% con un peso del 20%).
Nei prossimi 10 anni, invece, si stima una ripresa del valore economico del turismo italiano per alcuni principali indicatori (v. tabella 1). Pertanto, il turismo, sempre di più, potrà rappresentare uno dei settori trainanti dell’economia che ne garantirà la crescita e inoltre contribuirà in maniera rilevante all’equilibrio della bilancia commerciale. Tuttavia, come è possibile desumere dai principali “KeyIndicator” che confrontano le performance dell’Italia con quelle dell’Ue e del Mondo, per il nostro Paese ci sono degli elementi critici da tenere in considerazione in quanto si prevede un ritmo di crescita per il 2022 degli indicatori turistici italiani inferiore; ciò significa che si allungheranno le distanze delle performance turistiche italiane da quelle europee e mondiali. Si rileva infatti:
- una contrazione dell’export (ovvero negli incrementi di spesa degli stranieri) per le spese di visita o “Visitor Export” che assorbono rispetto al mondo una quota più alta della spesa complessiva (22% contro il 18% del mondo, ma inferiore al dato UE 30%) e che cresceranno meno dell’UE e del mondo (0,8% contro rispettivamente 2,6% e 3,6%). Inoltre, giacché la spesa domestica con un peso del 47% sul totale crescerà del 2,5%, si può desumere che nel nostro Paese le spese dei turisti stranieri aumenteranno ma non manterranno lo stesso peso attuale nella distribuzione della ricchezza totale generata dal turismo;
- Gli investimenti italiani nel turismo che già presentano un peso inferiore a quello dell’Ue e del mondo (9% contro rispettivamente 11% e 12%) cresceranno soltanto di 2p.p; 1,5p.p. in meno di quanto cresce Ue e 3,6p.p in meno del Mondo;
- l’incidenza della spesa pubblica per il turismo – in linea con quella UE (8%) ma superiore a quella mondiale (7%) crescerà soltanto dell’1% contro +1,3% dell’Ue ed il +3,2% del Mondo;
- infine anche l’indotto generato dalla spesa dei dipendenti diretti e indiretti che attualmente pesa il 20%, valore superiore a quello europeo (1%) ed a quello del Mondo (18%), segnala un tasso di crescita inferiore (+1,2% contro 1,6% dell’Ue e 3,6% del mondo).
Se ne deduce, purtroppo, che l’Italia non persegue politiche aggressive in ambito turistico e non investirà nel settore in maniera incisiva, per creare un vero valore economico del turismo, in particolare dallo scenario internazionale, l’Italia negli anni futuri, coglierà le opportunità di crescita soltanto in parte mentre politiche attente e mirate potrebbero favorire una maggiore penetrazione dei mercati internazionali.