Il vaccino cinese per il Covid-19
Hanno destato molto scalpore nel corso dell’ultima settimana le dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin, che ha affermato che la Russia sarebbe in possesso di un vaccino funzionante per il COVID-19. Il vaccino sarebbe tanto sicuro che il Presidente avrebbe già fatto vaccinare una delle sue due figlie. Battezzato “Sputnik 5” (come la prima sonda sovietica nello spazio), il vaccino è stato sviluppato dall’Istituto di ricerca moscovita Gamaleya e sarebbe già stato provato su più di 2000 persone. Si parla di miliardi di dosi ordinate da diversi paesi del mondo, ma la produzione spera di arrivare entro l’inverno alle 5 milioni di dosi mensili. In assenza di ulteriori test e soprattutto di studi pubblicati, rimane ancora un velo di scetticismo sull’efficacia del vaccino russo.
L’azienda CanSino
Un’altra buona notizia sul fronte della lotta al coronavirus arriva da Pechino. L’azienda CanSino ha ricevuto un brevetto ufficiale per il suo vaccino, in stato di sviluppo avanzato e la cui somministrazione è iniziata dal 25 giugno ai membri delle forze militari della RPC. Quello che rende il vaccino cinese più “rassicurante” rispetto a quello russo sono gli studi a firma Zhu, Guan e Li pubblicati sulla rivista Lancet nella giornata del 15 agosto.
Il metodo utilizzato dal vaccino di CanSino è quello del “vettore virale”, per cui un virus inoffensivo (un raffreddore comune ad esempio) viene inoculato nel paziente, dove, grazie a un frammento di DNA aggiunto in laboratorio, stimola il corpo a produrre la proteina spike del Covid-19. La spike costituisce le “punte” del coronavirus, ma è innocua; la sua presenza tuttavia è sufficiente a stimolare la produzione di anticorpi efficienti contro il Sars-Cov-19.
Il “cavallo di Troia”
Uno dei dubbi avallati dal mondo accademico americano punta il dito sull’uso di un virus umano come “cavallo di Troia” per introdurre nel corpo la Spike. Visto che il virus vettore è costituito da un adenovirus comune, il soggetto a cui il vaccino viene inoculato potrebbe avere già anticorpi impedendo la prima infezione. Per questo altre ricerche in stato avanzato hanno sfruttato particolari adenovirus provenienti dal mondo animale: Oxford dallo scimpanzé, l’italiana ReiThera dal gorilla.
Non sono ancora state fatte dichiarazioni sugli eventuali tempi di diffusione del vaccino cinese anche se probabilmente le condizioni dei rapporti internazionali influenzeranno negativamente le possibilità di una distribuzione globale. Da una parte peserà il tradizionale isolamento delle aziende cinesi: si pensi che la CanSino Biologics, famosa per aver sviluppato un vaccino contro Ebola, non ha mai distribuito un prodotto fuori dai confini nazionali. D’altro canto, l’intensificarsi delle tensioni tra USA e RPC potrebbe determinare un approccio competitivo alla scoperta del vaccino piuttosto che un clima di cooperazione.