Il mercato del food in Italia, prospettive e trend
Secondo un’approfondita indagine effettuata dal Food Industry Monitor, osservatorio promosso dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il gruppo bancario Ceresio Investors, giunto alla quinta edizione, nel 2019 l’industria alimentare in Italia cresce ad un ritmo triplo rispetto al PIL del Paese. Tale analisi evidenzia, in relazione al biennio 2019-2020, previsioni estremamente positive per il comparto dell’agroalimentare, spinto da un mix di fattori: artigianalità, legame sempre più stretto con il territorio, innovazione dei processi produttivi. Il dato è stato raccolto tra 823 aziende italiane del food, non solo imprese a gestione familiare, che costituiscono la base più ampia del comparto, ma anche cooperative. Il fatturato aggregato che ne risulta è pari a 63 miliardi di euro, distribuiti tra 15 comparti dell’industria alimentare.
Al primo posto per ciò che riguarda la crescita vi è il settore del caffè, seguono il food equipment, i distillati, le farine. Poi, con un distacco maggiore, vino, pasta, surgelati, packaging e acqua, riuniti in un gruppo che mostra ancora criticità strutturali e sistemiche da tenere sotto controllo. Mentre più agitato è il percorso di salumi, olio e latte, soprattutto per ciò che riguarda l’export e soprattutto a causa della guerra dei dazi fra USA e Cina che tende a riverberarsi sempre di più anche sull’Europa. L’analisi pone quindi l’accento su criticità ed opportunità; evidenziando come per tutto il comparto dell’agroalimentare sia opportuno investire maggiormente sull’e-commerce: solo il 30% delle aziende prese in esame hanno investito sul canale delle vendite online. Tuttavia il web, può essere il vero valore aggiunto, il volano di una crescita ancor più corposa. Come dimostra la crescita del Delivery food che tratteremo più avanti. Fattore decisamente positivo, viceversa, è il fatturato portato dall’export: oltre il 30% delle realtà analizzate realizza il 50% dei propri ricavi all’estero (e si prevede un incremento delle esportazioni nel prossimo biennio). Dunque, se da un lato premia la capacità di rinnovare pratiche artigianali supportate da nuovi strumenti tecnologici, dall’altro è proprio la propensione all’internazionalità a fare dell’industria alimentare italiana un settore strategico per la crescita economica del Paese. Ricordiamo, peraltro, che il trend positivo del comparto perdura da diversi anni, almeno dal 2012.
Un nuovo assunto su cinque in Italia è nel food. Sono circa 688 mila le entrate programmate dalle imprese del food nel 2018 di cui 627 mila come dipendenti assunti. I dipendenti di questi settori sono cresciuti del 2% rispetto all’anno precedente (erano 614 mila) e oltre uno su tre è giovane. Nel comparto del food&beverage, si censiscono oltre 56 mila imprese con un fatturato annuo aggregato che si attesta sui 140 mld di euro, di cui quasi 35 derivanti dalle esportazioni e un trend in continuo aumento che nel 2018 ha segnato un +2,8% rispetto al 2017 e un +25,2% rispetto al 2013. Questo scenario è emerso nel «Rapporto sull’Industria alimentare in Italia», stilato dalla Luiss Business School e presentato a Roma in occasione del 1° Convegno di Federalimentare “Industria alimentare: cuore del Made in Italy”. Significativa la performance della Dop economy che, con 200mila imprese, detiene quasi un terzo delle Indicazioni Geografiche (822 denominazioni Dop, Igp e Stg su 3mila circa nel mondo) per un valore di 15 miliardi alla produzione e di 8,8 miliardi all’export, pari al 18% del valore complessivo del settore e al 20% del totale delle esportazioni.
Molto importante è il comparto del Food Delivery. In base a quanto riportato dall’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e di Netcomm, nel 2019 è il primo comparto del mercato online con un fatturato di 566 milioni di euro. Cifra che dimostra una passione sempre più crescente tra gli italiani, tant’è che il food delivery rispetto allo scorso anno ha fatto registrare un incremento di oltre il 50%. Esso è la nuova tendenza nel settore del food essendo presente nel 93% delle città italiane che contano oltre 50.000 abitanti, il 19% in più rispetto al 74% registrato nel 2017. Il 47% degli italiani può ordinare online, ossia il 14% in più rispetto al 33% registrato nel 2017. La città italiana dove c’è più richiesta di cibo da farsi consegnare direttamente a casa è Milano. Al secondo posto si piazza Roma, mentre al terzo Torino. La distanza però tra le varie città è minima. Tant’è che esse sono tallonate sempre più da vicino da Napoli, Lecce e Palermo. Secondo i dati della ricerca redatta dall’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e di Netcomm, nel 2019 i piatti protagonisti del food delivery, ossia quelli più ordinati sono: pizza, gelato, hamburger, ramen, wok.
I motivi che spingono gli italiani a ordinare il cibo direttamente a casa sono svariati: mancanza di tempo, mancanza di voglia di mettersi davanti a fornelli, e praticità del servizio che ti permette di realizzare una cena soltanto con un’ordinazione. Per ciò che riguarda l’Europa, Il dato più macroscopico è che almeno 130 milioni di utenti, oltre la metà della total digital population europea, hanno visitato quest’anno un sito food. La sorpresa sembra arrivare quando si guarda alla tipologia di siti più amata dagli internauti europei: non solo food retailer e, cioè, siti e piattaforme su cui è possibile fare acquisti e ordinare cibo e bevande (frequentati, comunque, dal 55% del campione ComScore), tra i luoghi più amati della rete sembrano esserci i siti di food lifestyle in cui è possibile leggere recensioni o prenotare e dare un voto a un locale, condividere ricette, procurarsi consigli o piani alimentari (oltre l’80% degli intervistati ne avrebbe visitato uno a settembre 2018). Non è solo l’audience di questa seconda tipologia di siti a essere maggiore in tutti i paesi europei presi in considerazione, con l’eccezione del Regno Unito, ma è soprattutto il tempo trascorso sui siti di lifestyle gastronomico che risulta in costante aumento.