Il lockdown ha colpito la moda italiana
La moda italiana ha subito un duro colpo a causa del lockdown, costato al settore un terzo del fatturato. Ad annunciarlo è il presidente della Camera della Moda Italiana, Carlo Capasa.
L’Associazione ha lanciato l’appello al Governo affinché presti una maggiore attenzione ad un settore colpito duramente dal Covid-19. Il documento per il rilancio del settore è stato presentato con la collaborazione di Altagamma e Confindustria moda.
L’annuncio della Camera della Moda Italiana
«La nostra è la vera industria strategica italiana: genera circa 30 miliardi di saldo positivo, ed esporta oltre 70 miliardi. Siamo i primi esportatori in Italia, siamo quelli che raccontano la storia positiva del Paese. La nostra industria del tessile-abbigliamento-accessori a livello europeo rappresenta il 41% della produzione rispetto all’11 della Germania e all’8 della Francia.
Siamo di gran lunga i più forti con 30 punti di vantaggio: meritiamo che questa sia considerata ‘l’industria’ strategica e che quindi di conseguenza vengano fatti investimenti per salvarla e preservarla. Ma per fare questo ci vuole un piano ad hoc».
Le richieste
Le richieste si basano su quattro temi principali:
- la possibilità di sviluppo del digitale;
- il mercato del lavoro che in questo momento deve costare un po’ meno, per salvaguardare l’occupazione;
- premiare tutti gli investimenti in ricerca e sviluppo che tutti i brand, piccoli e grandi, stanno facendo, senza i quali non si può parlare di futuro;
- degli aiuti alla catena del retail, in questo momento attraversato dalla depressione.
La Camera della Moda Italiana grazie ai suoi primi 100 brand sviluppa il 54% del fatturato di tutto il settore, dando lavoro a più di 60 mila imprese.
In media, si stima una diminuzione dei fatturati che va dal 25 al 35%. Dati in linea con quelli forniti dall’ISTAT che indicano un -23% nei primi 4 mesi, nonostante gennaio e febbraio abbiamo registrato un buon risultato. Le perdite sono state preventivate in seguito alla Fashion week di fine febbraio in cui i buyers cinesi erano assenti.