Il Fiordo invisibile: Furore

Dai bordi dell’altopiano di Agerola scende il torrente Schiato, il quale precipita a picco, acqua che viaggia, si affretta, lavora duramente per spaccare la roccia e quindi nasce, esiste e si muove un braccio di mare: il Fiordo di Furore.
Intimamente sublime, si fa coprire dalle montagne perché, come si usa raccontare da sempre, esso è meraviglia che si svela soltanto a quei viaggiatori aventi un’anima capace di saperlo e volerlo cercare.
Uno dei più disarmanti capolavori della Costiera Amalfitana, ma anche il meno visibile.
Per meritare la vista del Fiordo invisibile occorre essere abile nel saperlo guardare già da lontano, da lassù dove con gli occhi non lo si vede ancora.
A Furore ogni respiro è aria di mare cristallino, ogni tocco è mano sulla roccia perseverante.
Agli occhi viene concesso il privilegio di iniziare un itinerario nei colori seducenti e adescatori, quelli che sa avere la natura inviolata e innocente.
E’ un cammino di desideri esultanti e beati, o semplicemente felici, dove tutto è straordinariamente incantato e quasi surreale, così come il silenzio reverente delle case che si fanno spazio lungo il capitano costone.
Chiese con cupole e campanili, i chiari giardini, una vita a strapiombo sul mare… la passione e l’energia di un sentiero per arrivare laggiù, nel luogo che fu inattaccabile durante le invasioni saracene, in un quasi impercettibile borgo marinaro, la cui magica esistenza è legata a quella di Anna Magnani, che lì ci abitò, e lì interpretò il film L’Amore di Roberto Rossellini.
Si sente la poesia nel bel mezzo dei suoni che fanno le onde di Furore.
“L’assorta meraviglia dell’essere”, scriveva lo scrittore e poeta Alfonso Gatto.
Una ristretta realtà, pochi metri e tanta storia caratterizzata da diverse costruzioni, come i due edifici ancora oggi conosciuti come Lo Stenditoio, che lavorava affinché i fogli di carta provenienti dalle fibre di stoffa venissero resi asciutti, e La Calcara, con le sue pietre da rendere idonee per il lavoro edilizio del paese.
“Sì eccolo, l’ho trovato, è qui! E’ da qui che dobbiamo iniziare a camminare, è il sentiero per arrivare giù, e per poterlo finalmente vedere. Seguimi, dai! Immagino che saranno tantissimi i massi e i gradini, e milioni i sassolini che sentirai cricchiare sotto ai piedi, ma non avvertiremo mai alcuna avvisaglia di stanchezza, vedrai. Anzi, in realtà sarà tutto leggero come volare!
Passeggia accanto a me, e fallo senza fretta perché, in questo posto qua, la meta non è soltanto il Fiordo, ma l’intero percorso.
Avremo ad ogni passo un panorama differente, unico, mozzafiato e irripetibile.
Gradazioni, prospettive e punti di vista che cambiano, e che ci cambiano, fino a che ci sentiremo tanto simili a questi sassi, a strapiombo sul mare… un mare che ci darà l’idea di uno specchio nel quale, per un po’ , vedremo e considereremo noi stessi preziosi e speciali quanto tutto questo… uniti quanto tutto questo!”
Furore nasce solo nel 1752, fino ad allora considerata soltanto un marginale tozzo della città di Amalfi.
Minutissima e quasi interamente arida, nascondeva e nasconde tutt’oggi atmosfere e bellezze impagabili che vanno cercate e trovate.
Minuscola perla, si è saputa difendere persino dal Diavolo di cui narra la leggenda, il male che i paesani ovvero “i furiosi” cacciarono rabbiosamente dal loro paese.
“Questa è Terra Furoris e noi ce ne accorgiamo ogni volta che, in certe notti d’inverno, il mare si infrange spaventoso contro il nostro Fiordo.”
Così come ogni località della Costiera Amalfitana, anche Furore vanta i suoi prodotti caratteristici, come le patate di terra asciutta, le erbe profumate e il piatto totani e patate, noto e stimato in tutta la Campania.
Questo morso di paradiso, affermano i turisti, va visto almeno una volta nella vita… invece io amo dire che, per quelli che conservano un’anima capace di saperlo guardare, ogni volta sarà sempre come la prima.