I più grandi produttori mondiali di idrogeno
Negli ultimi anni la parola idrogeno verde è entrata sempre più nel dibattito ambientalistico. L’obiettivo di molte grandi imprese è quello di svilupparlo sempre più nei prossimi anni, perseguendo la via della decarbonizzazione dalle fonti energetiche tradizionali.
Nel 2020 basti pensare che quattro società da sole hanno fornito il 51% di turbine installate a livello planetario con una capacità totale di 49 GW.
La classifica di BloombergNEF
La società di ricerca BloombergNEF ha stilato una classifica dei primi 10 produttori di turbine eoliche al mondo.
La tabella mostra che quattro produttori su dieci hanno fornito il 51%(metà) delle turbine installate livello mondiale. Le restanti sei aziende hanno coperto 30 GW. A far scalpore sono i movimenti in questa speciale classifica delle aziende che ve ne fanno parte. A perdere la leadership è la leader degli ultimi quattro anni, la danese Vestas, scivolando in terza posizione. Fondata nel 1945, da Peder Hansen, nella città di Lem, e partire dal 1979 che incomincia a costruire turbine elettriche. Se la Vesta perde due posizioni, ad andare peggio è la Siemens Gamesa, che scivola di ben 3 posizioni, passando dal secondo posto al quinto.
Nata dalla fusione nel 2017 tra la spagnola Gamesa, specializzata in energia eolica, e la tedesca Siemens, storico marchio di apparecchi mobili. Essa è divenuta una grossa multinazionale che si occupa di nuove tecnologie in settori emergenti come la robotica. Se da un lato c’è chi perde posizioni, dall’altra parte c’è chi conquista fette di mercato provando a sopraffare i propri competitors. Questo è il caso di aziende come la statunitense GE e le cinesi Goldwind ed Envision Energy.
Una lente di ingrandimento sulle aziende leader del momento
La General Eletric Company, abbreviata in Ge, è una multinazionale statunitense, fondata nel 1892, operante nel campo delle tecnologie e dei servizi. La cinese Goldwind ed Envision Energy nata da un partenariato tra le due omonime aziende cinese, è un grande produttore di turbine elettriche che fra le altre cose offre lavoro ai minatori americani.
Le due aziende nell’arricchirsi balzando ai primi posti hanno hanno puntato su mercati di sbocco “di casa”. Per la GE, gli Stati Uniti hanno rappresentato circa il 70% del suo portafoglio globale, pari a 13,5 GW di turbine commissionate. Per Goldwind e per le altre compagnie cinesi della classifica il mirino è stato puntato verso il mercato nazionale. La repubblica popolare in particolare ha visto aumentare a dismisura la domanda per via degli incentivi del governo cinese dedicati al vento.
Il boom dell’eolico offshore cinese
Oltre alla domanda interna cresce a dismisura negli ultimi anni il fenomeno “offshore” cinese. In parole povere i cinesi vogliono aggredire il mercato europeo, partendo da ambiziosi progetti di costruzione di centrali eoliche lontani dalla costa, ovvero in mare aperto (appunto “Offshore”).
Di questo ne stanno traendo vantaggio numerose aziende tra cui l’italiana Bonfiglioli di Bologna, leader mondiale nei sistemi di trasmissioni di potenza, con un fatturato di 972 milioni di euro. Secondo una delle fonti di settore più autorevoli sul tema, il Global Wind Energy Council (GWEC), la capacità dell’offshore eolico a livello mondiale potrebbe aumentare di otto volte entro la fine del decennio, alimentata da un incremento dell’energia pulita guidato dalla Cina.
Al momento la classifica mondiale vede al primo posto il Regno Unito con un una produzione di 9,7GW, seguito dalla Germania con 7,5 GW, mentre la Cina segue al terzo posto con 6,8 GW. Ma secondo gli analisti il paese del dragone potrebbe approfittare della difficile situazione in Europa per incrementare l’attività in questo settore e diventare il primo mercato al mondo.
GWEC ha previsto che entro la fine del decennio la Cina ospiterà più di un quinto delle turbine eoliche offshore del mondo, pari a 52 GW, mentre la quota del Regno Unito salirà a 40,3 GW. Ben Backwell, direttore generale di GWEC, ha affermato come il settore eolico offshore si stia davvero affermando a livello globale, in quanto i governi di tutto il mondo “riconoscono il ruolo che questa tecnologia può giocare nel dare inizio alla ripresa economica post-Covid”.
Il futuro dell’eolico
Il settore eolico offshore potrebbe creare 900 mila nuovi posti di lavoro a livello globale nel prossimo decennio, o anche di più se i politici sapranno utilizzare i pacchetti di stimoli economici post-pandemia per accelerare la crescita del settore. Oltre a una ripresa economica “verde”, c’è da considerare che ogni GW di energia eolica offshore ha contribuito ad evitare che 3,5 milioni di tonnellate di biossido di carbonio si riversassero nell’atmosfera e contribuissero quindi alla crisi climatica (Dati: Agenzia Nuova Cina).
Il rapporto IEA (Agenzia internazionale dell’energia) ha confermato che nei prossimi cinque anni l’utilizzo di fonti rinnovabili continuerà ad incrementarsi segnando un +27% nei consumi.
L’eolico off-shore è la fonte più promettenti di energia rinnovabile, specialmente in Paesi con poca disponibilità di acque basse. I vantaggi di queste turbine sono sostanziali: non hanno vincoli di profondità grazie a un sistema d’ancoraggio al fondale basato su cavi. E poi sfruttano i forti venti che soffiano a chilometri di distanza dalla terraferma senza alcun impatto visivo sulla riva.