Hate Speech: il nuovo regolamento dell’AGCOM

L’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni), ha approvato un nuovo regolamento sull’hate speech, fenomeno che negli ultimi anni ha raggiunto una diffusione molto rilevante sui vecchi e nuovi media. 112%: è la percentuale di incremento degli episodi di hate speech perpetuati dal 2013 al 2014. Un dato preoccupante che inquadra come urgente un fenomeno inizialmente sporadico e che ha trovato nell’utilizzo dei social terreno fertile per crescere. Perciò l’AGCOM, che già aveva affrontato la tematica in passato, ha deciso di correre ai ripari attraverso regole più chiare, rispetto alle normative precedenti. È nato così il “Regolamento recante disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech”, approvato nel mese di maggio. Nel testo l’AGCOM ha definito l’hate speech come “l’utilizzo strategico di contenuti o espressioni mirati a diffondere, propagandare o fomentare l’odio, la discriminazione e la violenza per motivi etnici, nazionali, religiosi, ovvero fondati sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale, sulla disabilità o sulle condizioni personali e sociali, attraverso la diffusione e la distribuzione di scritti, immagini o altro materiale anche mediante la rete Internet, i social network o altre piattaforme
telematiche”. Partendo da una definizione ben chiara, l’AGCOM è passata a prevedere le modalità di tutela, impostandole su una politica di monitoraggio e segnalazioni. In realtà fulcro normativo su cui fa leva il regolamento è il codice penale italiano che, all’art. 604- bis punisce “con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Da tale premessa normativa il regolamento parte per stabilire che tutte le trasmissioni e i social devono evitare o cancellare espressioni d’odio che incoraggiano alla violenza o all’intolleranza. Non si porrà eccessiva attenzione alle violazioni sporadiche, bensì a quelle sistematiche. Stando al
nuovo regolamento, dopo l’individuazione della violazione da parte dell’AGCOM, tramite rilevazione diretta o per segnalazione, verrà inviata una contestazione all’editore o alla piattaforma web. Tali soggetti avranno la possibilità di rispondere entro 15 giorni. Qualora il soggetto che ha
compiuto una violazione sia un giornalista, l’autorità si coordinerà con l’Ordine dei Giornalisti. Dopo la risposta, o mancata risposta del soggetto, l’Autorità potrà diffidarlo dal continuare la condotta illegittima. Qualora questa sussista potranno essere applicate sanzioni dal 2% al 5% del
fatturato. L’intero meccanismo di segnalazione e sanzionamento verrà attuato in collaborazione con la Guardia di Finanza, Polizia Postale e delle Telecomunicazioni. Provvedimenti che valgono non soltanto per il mondo online, ma anche per quello dell’editoria e quello televisivo. La stessa RAI ha già previsto campagne di sensibilizzazione per arginare e prevenire il fenomeno. Una strategia di contrasto all’hate speech che si avvale dunque anche di una politica comunicativa forte. A sostegno di ciò l’AGCOM ha lanciato lo slogan “ci sono tante parole, scegliamo quelle giuste”. Un monito a combattere l’hate speech, e tutte le altre problematiche che mettono profonde radici nel mondo cibernetico, in primis attraverso l’educazione e la consapevolezza che le parole assumono anche nel mondo virtuale.