Gli approcci differenziati al Covid-19
Mentre l’asticella dei contagi si avvicina ai due milioni e quella delle vittime i 150.000, è chiaro che l’epidemia di Covid resterà sui libri di storia. Di fronte a un’emergenza che ha pochi se non nessun precedente, le misure adottate dai diversi paesi sono state differenziate nell’approccio e nei risultati conseguiti.
Le misure strettissime adottate in Cina, con la chiusura completa della provincia dell’Hubei (circa 60 milioni di persone) hanno in breve tempo arginato il contagio, nonostante permangano incertezze sulle cifre ufficiali. Reazioni egualmente muscolari si sono viste in altri paesi orientali, caratterizzata dall’utilizzo massiccio di tecnologie. Singapore ha utilizzato forze anticrimine per stilare una lista dei luoghi ad alto rischio, interrogando singolarmente i contagiati; Taiwan ha utilizzato un sistema di sorveglianza telefonica per evitare che i cittadini si allontanassero da casa.
La Corea del Sud ha utilizzato un pacchetto di leggi, varato dopo l’epidemia di Mers del 2015 e testato con successo contro il virus zika nel 2016 che prevedeva l’utilizzo di stazioni mobili che potessero effettuare tamponi a domicilio, riducendo il rischio che gli ospedali diventassero centri di contagio. Con più di un milione di test la Corea è il paese con il più alto rapporto di test/contagiati(circa 10.000) Vero asso nella manica di Seoul è stato l’utilizzo di un app chiamata Corona100m. Tramite un sistema di tracciamento dei portafogli virtuali dei contagiati, mostra le zone ad alto rischio contagio. Sono stati in molti, tuttavia, a sottolineare come le misure dei paesi orientali, con ampio uso di GPS e tracciamenti di transazioni, abbiano gravemente violato il diritto alla privacy.
La Russia
Anche la Federazione Russa sembra aver pagato uno scotto minore dei paesi occidentali, 27.000 contagi e 250 morti dichiarati, nonostante le misure siano state sovrapponibili alla maggior parte dei paesi europei, nonostante applicate con maggiore durezza. Certo è che Mosca è stato il primo paese a bloccare i voli con la Cina, rimpatriando i Russi sul territorio dello Hubei con voli controllati e sottoposti a quarantena in zone isolate della Russia.
I paesi occidentali
I paesi occidentali sono stati certamente i più colpiti, probabilmente a causa dell’alta densità di popolazione e da una rete di collegamenti, nazionali ed internazionali, più sviluppata. A fronte di una prima fase di minimizzazioni, quasi ovunque è stato predisposto il lockdown, che tuttavia ha spesso avuto bisogno di alcuni giorni di “rodaggio” prima di essere efficacemente rispettato, anche grazie alle multe molto salate. Alcune sviste probabilmente hanno favorito la diffusione, come evitare la sospensione del match Atlanta-Valencia del 19 febbraio o la concessione delle manifestazioni per l’8 marzo del governo spagnolo. Gli ultimi paesi restii ad adottare la chiusura, Svezia e Olanda, sono sempre più disposti ad abbandonare la linea dell’immunità di gregge, probabilmente tra questa settimana e la prossima.
Stati Uniti d’America
Pecora nera, infine, gli Stati Uniti d’America, che con 33.000 morti e 650.000 contagi sono il paese più colpito. Washington paga una densità di popolazione che nei centri urbani è altissima, insieme alla reazione differenziata degli stati federali, che hanno predisposto la chiusura completa delle attività solo nei casi dell’Ohio, Delaware, Louisiana, California, Illinois, Connecticut, New Jersey e New York. Negli altri stati nella maggior parte dei casi sono stati vietati solo i luoghi in cui sono possibili gli assembramenti ma non è stato vietato di uscire di casa.