Fusione Anas e Ferrovie dello Stato in fase di verifiche

L’ultima trovata di Matteo Renzi lascia alquanto perplessi gli economisti, i quali affermano che il progetto del governo per la Fusione Anas e Ferrovie dello Stato descritto dai sostenitori del Premier come una ‘genialata’, in realtà sarà l’ennesima zavorra sulle spalle dei contribuenti italiani. Al centro dello scenario ci sarebbe la fusione delle due compartecipate di Stato che, restando ai dati patrimoniali, non navigherebbero proprio in ottime acque. Ma a chi attribuire la mossa del Premier Renzi?
In realtà il dossier della Fusione Anas e Ferrovie dello Stato in fase di verifiche è stato presentato dalla più grande azienda di servizi finanziari al mondo, l’americana Citigroup, già nota per trovate geniali in compenso di laute commissioni, a Yoram Gutgeld, commissario alla spending review, noto anche come consigliere economico del Presidente del Consiglio. L’idea, dopo una valutazione con il Premier Renzi, è stata sottoposta all’esame degli amministratori delegati di Anas e Ferrovie dello Stato, Gianni Armani e Renato Mazzoncini, che in questi giorni hanno fatto sapere di credere fermamente nel progetto di fusione, il quale porterebbe alla creazione di un maxi gruppo della ‘mobilità integrata’. Il piano degli AD di Anas e FS sarebbe quello di costruire una ‘società per le reti di Stato’ in grado di gestire la mobilità nazionale su strada e su rotaie, fortemente orientata a guardare oltre i confini nazionali. In realtà bisogna tenere in conto che all’estero non stanno certamente aspettando la futura società italiana e che colossi della mobilità mondiale sono ormai da anni ai vertici, realizzando fatturati e risultati che ad oggi apparirebbero come un’oasi nel deserto per noi italiani. Per comprendere ciò bisogna analizzare lo stato patrimoniale, nonché i fatturati di Anas e Ferrovie dello Stato. L’obiettivo principale prima di tutto è quello di rendere l’Anas ‘appetibile’, senza rischiare di riportare le FS nel perimetro della pubblica amministrazione.
Fusione Anas e Ferrovie dello Stato: come potrebbe risolversi il problema?
Per risolvere questo problema ci sarebbe bisogno di autonomia dal punto di vista finanziario, con ricavi per uscire dalla pubblica amministrazione e con un bilancio senza passività insostenibili, come il contenzioso, che deve essere tenuto fuori anche se i tempi sono stringenti. Stando alle parole del presidente Armani per quanto riguarda le tariffe stradali che saranno attuate, bisognerà pagare per i servizi che si ricevono, in modo da risparmiare risorse e avere servizi migliori. Per quanto riguarda le forme di pagamento il presidente dell’Anas ha fatto presente le difficoltà nel ricorrere al pedaggio sui 25 mila chilometri di strade Anas, ma ha anche affermato che si potrebbero copiare modelli di riscossione, semplici e assodati, già esistenti in Europa. Oltre alla possibilità di girare all’Anas le accise sui carburanti che sono certamente un modello semplice di riscossione certa, Armani ha fatto presente che una possibilità sono le cosiddette ‘vignette’, già utilizzate in altri paesi europei, che potrebbero essere un meccanismo analogo al pagamento del bollo automobilistico, anche se non andrebbe a carico dei proprietari dei veicoli ma di chi li utilizza. La fusione tra Ferrovie dello Stato e Anas è “un’ipotesi suggestiva e interessante“, da quanto afferma l’Amministratore delegato Renato Mazzoncini, dichiarandosi favorevole ad un modello nascente di integrazione delle reti, però a condizione che essa rimanga all’interno della holding di FS. Inoltre, egli assicura che qualsiasi operazione verrà fatta solo se garantisce livelli adeguati di redditività.