Formazione obbligatoria extra orario lavorativo: va retribuita. Sentenza innovativa del Tribunale di Napoli

Il Tribunale di Napoli ha emesso un importante pronunciamento a favore dei diritti dei lavoratori. Accogliendo le argomentazioni avanzate con successo dall’avv. Giovanni della Corte, ha stabilito che le ore di formazione obbligatoria imposte dal datore di lavoro devono essere retribuite, pure nel caso sia svolta fuori dell’orario lavorativo.
Come sottolinea l’ avvocato Della Corte, noto per i molteplici successi ottenuti in difesa dei diritti dei lavoratori vittime di ingiustizie da parte di grossi e potenti enti e istituti pubblici e privati, “la decisione del Tribunale di Napoli assume particolare rilievo perché evidenzia l’ampliamento del concetto di retribuzione, secondo i parametri europei, così come già è avvenuto nel caso delle ferie, garantendo l’uniformità salariale fuori dell’orario di lavoro e lo scopo è una retribuzione che risponda a criteri non discriminatori, oggettivi e neutri sotto tutti i profili lavorativi, cosi da includere nel compenso erogato le competenze, l’impegno, le responsabilità e le condizioni di lavoro di ogni prestatore, eliminando gli ostacoli che si frappongono alla piena realizzazione dell’individuo come lavoratore e come persona”.
La sentenza è di grande rilievo e proprio per tale motivo è fondamentale diffonderne la conoscenza; rappresenta infatti una grande vittoria dei diritti dei lavoratori, ed è in assoluta conformità e armonia con la normativa europea. Da essa emerge un preciso indirizzo giurisprudenziale finalizzato a garantire la giusta retribuzione, inclusa quella che riguarda il tempo che viene dedicato alla obbligatoria formazione professionale. Evidenzia una maggiore equità nella gestione della formazione professionale obbligatoria e complessivamente dell’orario di lavoro, nel quale questa rientra.
Affiora la necessità di un urgente aggiornamento della contrattazione collettiva, che deve essere adeguata ai principi della normativa comunitaria.
La vicenda alla quale si riferisce la sentenza ha coinvolto F.B., sindacalista della Failms e dipendente dell’Abc Napoli che era stato obbligato a frequentare corsi di formazione, alcuni dei quali si sono svolti fuori dell’orario di lavoro ordinario, per i quali non gli è stata erogata la relativa retribuzione -alla quale avrebbe invece avuto diritto, come stabilito appunto dal Tribunale partenopeo che la accolto le motivazioni addotte dall’avv. Della Corte a sostegno dei diritti del suo assistito.
È vero che l’art. 20 del CCNL Acqua e Gas prevede tale possibilità, ma l’avv. Della Corte ha contestato con successo la mancata retribuzione, e ha chiesto la disapplicazione del CCNL giacché è in evidente contrasto con la normativa europea. Nello specifico, il legale si è rifatto all’art. 2 della Direttiva 2003/88/CE, che, riferendosi all’orario di lavoro, precisa che va inteso come “qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni”.
È da precisare che la norma europea distingue con chiarezza tra orario di lavoro e periodo di riposo, ed esclude esplicitamente che il tempo di formazione possa essere considerato riposo. Di conseguenza, nega che possa essere non retribuite le ore impiegati dal lavoratore la possibilità di non provvedere a erogare per esso la regolare retribuzione.
L’importante pronunciamento del Tribunale di Napoli va ad inserirsi in un crescente orientamento giurisprudenziale, attuale e di ampia tendenza, mirato a garantire il diritto alla giusta retribuzione, pure per il tempo dedicato alla formazione professionale obbligatoria, a tutti i lavoratori. Rappresenta un’importante vittoria per i diritti dei lavoratori; rafforza il principio per il quale il tempo investito dal lavoratore per adempiere a obblighi formativi che sono imposti dal datore di lavoro, va riconosciuto e deve essere retribuito, coerentemente con la normativa europea e con una visione sostanzialmente più equa delle dinamiche inerenti il lavoro.
La suddetta sentenza innesca altresì un fecondo dibattito di grande attualità sull’urgenza oltre che sulla necessità di aggiornare la contrattazione collettiva, in linea con i principi della normativa comunitaria ai quali si deve adeguare, orientata ad una maggiore equità nella gestione dell’orario di lavoro e della formazione professionale. in quanto emerge un preciso indirizzo giurisprudenziale mirato a garantire la giusta retribuzione, inclusa quella riguardante il tempo impiegato nella obbligatoria formazione professionale. Non solo: si evidenzia una maggiore equità nella gestione della obbligatoria formazione professionale e complessivamente dell’orario di lavoro, nel quale questa rientra ufficialmente. Ciò che è stato stabilito dal Tribunale di Napoli, inoltre, rafforza parimenti il principio secondo il quale il tempo impiegato per adempiere a obblighi formativi imposti dal datore di lavoro, deve essere comunque riconosciuto e retribuito. In pratica, si afferma con estrema chiarezza, una visione più equa delle dinamiche lavorative, decisamente attuale.
Ne consegue un necessario quanto urgente aggiornamento della contrattazione collettiva, che va adeguata ai principi della normativa comunitaria.
La vicenda in questione, in particolare ha coinvolto F.B., sindacalista della Failms e dipendente dell’Abc Napoli – appunto assistito dall’avvocato Giovanni Della Corte – che era stato obbligato a frequentare corsi di formazione, alcuni dei quali si tenevano fuori dell’orario di lavoro ordinario, senza peraltro percepire la relativa retribuzione, che è invece dovuta, così come è stato dimostrato dalla citata sentenza. Nonostante l’art. 20 del CCNL Acqua e Gas prevedesse espressamente tale possibilità, l’avv. Della Corte, in sostegno del suo cliente ricorrente, ha contestato con pieno successo la mancata retribuzione, e ha chiesto la disapplicazione del CCNL giacché reputato in evidente e innegabile contrasto con la normativa europea. Specificamente ha menzionato l’art. 2 della Direttiva 2003/88/CE, che, riferendosi all’orario di lavoro, lo cita espressamente come “qualsiasi periodo in cui il lavoratore sia al lavoro, a disposizione del datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni”.
Va precisato che la norma europea distingue con chiarezza tra orario di lavoro da un lato, e periodo di riposo dall’altro, ed esclude altrettanto chiaramente che il tempo di formazione possa essere considerato riposo e, conseguentemente, nega l’ eventualità di non provvedere a erogare per esso la regolare retribuzione.
L’importante pronunciamento del Tribunale di Napoli va ad inserirsi in un crescente orientamento giurisprudenziale, indirizzato a garantire il diritto alla giusta retribuzione a tutti i lavoratori delle varie categorie, pure per le ore dedicate alla formazione professionale obbligatoria.
È un’importante vittoria a tutela dei diritti dei lavoratori, giacché rafforza il principio in base al quale le ore investite dal lavoratore per adempiere a obblighi formativi che sono imposti dal datore di lavoro, va a prescindere riconosciuto e deve essere pagato, coerentemente con la normativa europea e con una visione più equa delle dinamiche riguardanti il lavoro.
Dalla sentenza parte un dibattito di grande attualità sull’urgenza e sulla necessità di aggiornare la contrattazione collettiva, in linea con i principi della normativa comunitaria ai quali si deve adeguare, orientata ad una maggiore equità nella gestione dell’orario di lavoro e della formazione professionale.
La sentenza del Tribunale di Napoli ribadisce con fermezza il principio per il quale il tempo dedicato all’adempimento di obblighi formativi che sono imposti dal datore di lavoro, deve essere assolutamente riconosciuto e va retribuito. Con essa viene affermata chiaramente una visione più equa e attuale delle dinamiche lavorative.