Fiori e piante distrutti dal ciclone Covid-19
Il Covid-19 ha messo al tappeto l’intero settore florovivaistico, scatenando una strage di fiori e vivai. Una crisi che pesa gravemente sulle aziende. Genera un grande numero di disoccupazione e peggiora la situazione. A causa un ingente perdita di guadagni è l’incredibile perdita delle piante, ormai spedite al macero.
Il settore vanta un fatturato di oltre 2.5 miliardi di prodotto da 27 mila aziende che danno lavoro a circa 100 mila addetti. Con tutta la filiera bloccata per il lockdown, il danno stimato sul comparto italiano si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro, dove una crisi del genere non si era mai verificata in precedenza.
La devastazione dei fiori
I fiori primaverili sono inceneriti, di seguito troviamo solo alcuni dei nomi danneggiati. I gerani, le primule, le petunie, le viole, le calle, i tulipani ormai sradicati e lasciati marcire nei campi, per poi diventare presumibilmente concime dove venderli è impossibile. Troviamo ancora, le begonie, le gerbere, le ortensie, le margherite, le dimorphoteche, le orchidee e le campanule rimaste nelle serre ad appassire, creando un danno inestimabile.
Le parole del presidente di ANVE
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori, Leonardo Capitanio, dove fa’ a capo dell’incarico da ben 30 anni, ha spiegato la situazione del settore.
<<Il 70% dell’intero fatturato annuale si fa in primavera, non si era mai verificata una crisi di questa portata sul sistema florovivaistico nazionale. Il batterio della xylella che pure aveva creato enormi danni agli uliveti e vivai pugliesi, in confronto alla situazione attuale sembra un colpo di tosse. Siamo arrivati ad un danno di quasi oltre il 95% di invenduto, tutti i fiori hanno un circolo di vita breve, dove sbocciano, fioriscono ed appassiscono, ed al tempo stesso vanno rivenduti.
I florovivaisti italiani per quattro mesi si erano impegnati, in attesa di piazzare il fiorito stagionale tra marzo e maggio, periodo fondamentale dove gli sforzi fruttano anche ottimi guadagni. L’intero settore impiega 200 mila persone, contiamo il 6% del PIL agricolo italiano, non dimentichiamo che oltre al fiorito stagionale i florovivaisti coltivano anche arbusti, alberi e rampicanti.
Inoltre, ci sono anche i prodotti indirizzati ai giardini come, il rosmarino, le bungaville, la lantana, la lavanda. Anche il leccio, il ficus, l’olivo e le piante da siepe come ad esempio l’alloro, dove molti pensano che si possano immagazzinare e rivendere l’anno prossimo. Ma non è così, perché anche queste piante hanno un’età specifica in cui essere commercializzate, e quindi diventa complicato, dove anche in questo caso, la via della distruzione é l’unica salvezza per l’azienda. Si fa i florovivaisti per professione- conclude il presidente- ma anche per passione, e vedere le piante morire è un colpo al cuore>>.
Il nuovo Dpcm
Il grido d’allarme che si è verificato in questi giorni dal settore florovivaistico, non è rimasto inascoltato, infatti nell’ultimo Dpcm del 10 aprile, il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova indica che saranno aperti negozi dovunque, anche nella grande distribuzione.
<<Adesso possiamo concentrarci su come garantire al settore nel prossimo Decreto Legge, un’ulteriore tranquillità per imprese e lavoratori>>. Ha affermato la ministra.
Ma per Dino Scanavino, presidente degli agricoltori italiani, è necessario fare uno sforzo in più.
<<Serve un intervento ad hoc da parte del governo, per aiutare i produttori alla valorizzazione dei fiori e piante Made in Italy negli ipermercati e supermercati. Dove ancora oggi in evidenza ci sono i prodotti provenienti da Olanda e altri paesi esteri>>.
Coldiretti Piemonte invece, lancia un appello agli italiani.
<<I cittadini devono adornare con fiori e piante i loro giardini, orti e balconi, come un segno beneaugurante, e con la mobilitazione di un hastag, #balconifioriti>>.
Una nobile donazione
Un’azienda di Terlizzi in provincia di Bari ha deciso di donare 30 mila fiori e 600 rose rosse, da distribuire sulle tombe di quattro cimiteri. I fiori che erano destinati alla vendita per la festa del papà, per le festività pasquali e per la festa della mamma e sono stati donati al Sannicandro di Bari e di due cimiteri rionali di Adelfia. L’azienda dal gesto nobile è la Flortec di Terlizzi, una società agricola che vede a capo della gestione Mimmo Tricarico, di anni 42, con il padre e i fratelli.
L’autore del bel gesto racconta a Repubblica.
<<Lo abbiamo fatto per due ragioni, la prima è che abbiamo perso nostra madre da un anno e mezzo, dove ogni giorno le portavamo sempre fiori freschi, ma con i cimiteri chiusi per l’emergenza da covid-19, non abbiamo potuto farlo. Non avendo potuto vendere i fiori, gran parte della nostra produzione sono andati al macero, così abbiamo preso la decisione in accordo con i sindaci, di donare tutti i fiori freschi che avevamo a disposizione per i cimiteri. Solo a Terlizzi, ci hanno chiesto un’unica composizione da 600 rose rosse a stelo lungo>>.
I fiori donati dall’azienda hanno un valore di mercato, di circa 10 mila euro. Inoltre la Flortec ha in programma di fare una donazione anche per altri cimiteri, ed una gran parte potrebbe essere destinata agli ospedali. La richiesta di autorizzazione è già partita “un modo per ringraziare i medici che stanno affrontando questa grave emergenza” conclude Mimmo Tricarico.