Il fact-checking di Facebook non toccherà i politici
Facebook non applicherà il suo fact-checking ai post dei personaggi politici. Una decisione che sta sollevando diverse polemiche alimentate dal ricordo di quanto accaduto nel 2016 in occasione delle presidenziali americane: fake news su fake news, diffusesi principalmente sui canali social che hanno, secondo molti analisti, largamente influenzato l’opinione pubblica.
Subito dopo Facebook aveva introdotto degli studenti di tutela delle notizie veritiere e diversi tentativi di arginare invece il fenomeno delle fake news: tra questi un tentativo anche in Italia, consistente nella pubblicazione di un decalogo a disposizione degli utenti per riconoscerle. Negli USA fondamentale è un sistema di fact-checking basato su correttori terzi.
Il social network più celebre del mondo, però, ha annunciato che esonererà dal suo sistema di controllo i post dei politici, potendo questi essere di interesse pubblico.
La decisione è stata annunciata nel corso dell’Atlantic Festival di Washington da Nick Clegg, a capo della comunicazione globale di Facebook.
Clegg, a sostegno della decisione aziendale, ha affermato: “Facciamo affidamento su correttori di fatti di terze parti per aiutare a ridurre la diffusione di notizie false e altri tipi di disinformazione virale, come meme o foto e video manipolati. Non crediamo, tuttavia, che per noi sia un ruolo appropriato arbitrare i dibattiti politici e impedire che il discorso di un politico raggiunga il suo pubblico e sia soggetto a dibattito pubblico e controllo. Ecco perché Facebook esonererà i politici dal nostro programma di fact-checking. (…) non è un segreto che Facebook abbia commesso errori nel 2016 e che la Russia abbia cercato di utilizzare Facebook per interferire con le elezioni diffondendo divisione e disinformazione. Ma abbiamo imparato le lezioni del 2016. Facebook in tre anni ha creato meccanismi difensivi per evitare che ciò accada di nuovo”.
I discorsi dei politici dunque potranno contenere anche elementi non veritieri, in virtù di un principio da sempre esistente che è quello delle verità occultate in campagna elettorale. Un principio che, tuttavia, sui social trova una dimensione amplificata e che, come già accaduto nel 2016, può portare a conseguenze di vera e propria alterazione dell’opinione pubblica.