E se a scrivere un articolo fosse un robot?
Questo articolo è stato scritto da Robocop. Una sigla che sa di film di fantascienza o di puntata di Black Mirror, ma che in realtà è un presente con cui ci siamo sicuramente già interfacciati, seppur inconsapevolmente.
Si chiama automated journalism ed è il giornalismo fatto da un’intelligenza artificiale o meglio da algoritmi che raccolgono, elaborano i dati e li traducono in un linguaggio scritto. Il vantaggio? La stesura dell’articolo viene realizzata quasi istantaneamente. Una velocità insuperabile anche dal giornalista più celere. Inoltre, l’articolo può essere redatto in tutte le lingue del mondo.
In realtà quello che sembra un algoritmo utilizzato da piccole agenzie per risparmiare sul numero dei dipendenti viene utilizzato da alcune delle più importanti agenzie di stampa o giornali del mondo. Due esempi su tutti: Bloomberg e il Washington Post. Quest’ultimo utilizza un software chiamato Heliograf che, nel solo 2016, ha scritto circa 850 articoli facendo ottenere al celebre giornale addirittura un premio per la copertura delle elezioni americane.
Ovviamente un neo può essere individuato nello stile che talvolta può risultare più piatto di quelli scritti da giornalisti “umani” o comunque privi di quell’acume che può emergere tra un rigo e l’altro. Inoltre, non sono rare le incongruenze o gli errori determinati dall’incapacità dell’algoritmo di contestualizzare i dati in una dimensione storica. Ragion per cui un articolo di automated journalism necessita comunque di un controllo o una correzione umana prima di essere pubblicato. Alla paura dei giornalisti di essere sostituiti, gli sviluppatori dei diversi software di scrittura articoli rispondono che si tratta di uno strumento di supporto agli operatori dell’informazione e non sostitutivo. L’automated journalism infatti può velocizzare la raccolta di dati fino alla creazione di una sorta di report sull’argomento che poi il giornalista vero può utilizzare per lo sviluppo di un articolo più complesso. È lo stesso utilizzo che ne fanno giornali come il L.A. Times che sfrutta l’intelligenza artificiale per raccogliere e mettere insieme dati sui frequenti terremoti nell’area californiana.
Un tipo di giornalismo nuovo che crea indiscutibilmente scetticismo ma che se utilizzato in modo saggio può rappresentare una svolta soprattutto in un contesto in cui il giornalismo diventa sempre più globale e la raccolta dei dati, che viene fatta su larga scala in via digitale, sempre più complessa.