Diritto all’oblio garantito? Solo se sei in UE
A stabilirlo è stata la Corte di Giustizia Europea: Google non dovrà garantire il diritto d’oblio fuori dall’UE. La sentenza è arrivata il giorno 24 settembre: nello specifico si fa riferimento al caso in cui un soggetto chieda a Google di rimuovere tra i propri risultati di ricerca quei link in cui il suo nome risulti citato, ma la cui informazione sia inadatta, irrilevante o non più rilevante (dunque vi rientra anche il caso in cui il fatto connesso abbia perduto il carattere dell’attualità). Google dovrà dunque de-indicizzare il link (in caso di sussistenza di presupposti) ma questo resterà comunque ancora visibile nelle ricerche fatte fuori dall’Unione Europea. Secondo i giudici, infatti, il diritto all’oblio non può essere imposto anche a Paesi che non lo riconoscono o lo riconoscono in misura differente.
Nel prendere la decisione la Corte ha dovuto operare un lavoro non semplice, essendo stata costretta a bilanciarediversi diritti: quello alla privacy e quello all’informazione, alla libera stampa e alla libera circolazione delle notizie. Molti esperti, però, affermano che la libera circolazione delle informazioni non è violata se, appunto, l’attualità non sussiste più e dunque non c’è più interesse di cronaca. Proprio per questo, nel 2014, la Corte di Giustizia aveva dichiarato, in ossequio al diritto all’oblio, che ogni cittadino europeo può chiedere a Google di rimozione dei link che li riguardano dai risultati di ricerca. Ma il tema era rimasto scottante. Nel 2016 l’autorità francese aveva multato Google proprio per aver mantenuto visibili altrove alcune notizie non più indicizzate in Francia, ma il motore di ricerca aveva presentato ricorso alla Corte di Giustizia.
In una nota il colosso americano ha affermato: “Dal 2014 abbiamo lavorato sodo per rispettare il diritto all’oblio in Europa, e per mantenere un equilibrio tra il diritto delle persone ad accedere alle informazioni e il diritto alla privacy. È bello constatare che la Corte sia stata d’accordo con le nostre obiezioni”.