Digital Transformation, la nuova frontiera aziendale
Si sente spesso parlare di Digital Transformation. Ma di cosa si tratta? Si tratta di un insieme di cambiamenti associati con le applicazioni della tecnologia digitale in tutti gli aspetti della società umana. Cambiamenti che vanno dai tecnologici ai culturali, dagli organizzativi ai sociali, dai creativi ai manageriali.
A puntare sulla Digital Transformation in campo aziendale sono Cisco e Intesa Sanpaolo. Quest’ultima grazie alla sua società che opera sul fronte dell’innovazione, Intesa Sanpaolo Innovation Center. La collaborazione tra le due è strategica dal punto di vista dell’economia circolare, open innovation, cybersecurity e neuroscienze applicate alla gestione e valorizzazione delle risorse umane.
Un gioco di squadra a favore delle imprese italiane che vogliono puntare alla Digital Transformation. Imprese che puntano sulla digitalizzazione per migliorare il loro asset aziendale.
I frutti della collaborazione strategica
L’obiettivo della collaborazione, attiva dal 2016, è lo sviluppo di progetti che si basano sulla sostenibilità, digitalizzazione, innovazione e gestione delle risorse umane. Il colosso della tecnologia Cisco, nell’ambito dell’economia circolare, metterà a disposizione la connettività di rete, i software per l’analisi dei dati e il tracciamento di un bene per l’intero suo ciclo di vita.
Ad esso si combineranno le iniziative di Intesa Sanpaolo, come la Banca dei Territori o il “Plafond circular 2018-2021”. Quest’ultimo, portato avanti dal Circolar Economy Lab di Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con Cariplo Factory, prevede fino a 5 miliardi di euro per la transizione aziendale verso nuovi modelli di business circolari.
L’applicazione delle neuroscienze per le imprese
Uno degli aspetti previsti dalla collaborazione delle tre società prevede l’applicazione delle neuroscienze per la valorizzazione delle persone. Attraverso le neuroscienze si può creare un sistema di mappatura del personale valorizzando le competenze e ottimizzando gli ambiti di attività ben definiti.
Secondo il giuslavorista e senatore Pietro Ichino «Le neuroscienze, la psicologia cognitiva, la psicologia sociale, la scienza della comunicazione, la filosofia della mente, consentono oggi di comprendere i meccanismi del comportamento umano, del sistema motivazionale, delle relazioni interpersonali, molto meglio rispetto al passato».
Negli ultimi anni si è fatto riferimento a questi aspetti per l’organizzazione aziendale attraverso l’approfondimento della conoscenza. Il “sapersi mettersi nei panni degli altri” ed i meccanismi dell’empatia sono considerati gli elementi di una competenza specifica che il management aziendale deve disporre.
Chi possiede le responsabilità manageriali dovrebbe avere una marcia in più per poter leggere in modo rapido e competente i profili personali. Inoltre, deve essere in grado di gestire la conflittualità grazie ad una capacità dialettica di identificazione con le parti. Il manager, infine, deve saper introdurre le “leve produttive” basandosi sull’individuazione di specifiche capacità di interazione. In parole povere, il manager deve possedere una intelligenza sociale.
L’intelligenza sociale
Grazie all’applicazione delle neuroscienze, il manager è in grado di riconoscere e valorizzare il talento delle persone che fanno parte dell’azienda. Inquadrare ogni risorsa in una determinata “casella professionale” è determinato dal riconoscimento delle caratteristiche e delle potenzialità che il manager scopre grazie all’intelligenza sociale. Attraverso questa collazione, si spinge il lavoratore ad esprimersi nel lavoro in toto.
Per riconoscere e valorizzare le attitudini che possiede ogni risorsa, bisogna aprire canali di comunicazione personale e far sì che funzionino il più possibile. Cercare in tutti i modi di far esprimere tutta la personalità della persona, non quell’unica parte di cui si è tenuto conto per la valutazione e selezione come “risorsa utile” per l’azienda.