DEVIARE E ROMPERE LE SCATOLE
L’enorme carico di tradizioni, abitudini e costumi che occupa la maggior parte del nostro cervello zavorra impietosamente le idee più brillanti e innovative.
(JOSÉ SARAMAGO)
Lo scenario attuale politico è interessante ed induce anche a riflettere sul tema del cambiamento e dell’innovazione.
Qualsiasi fosse stata la scelta del gruppo al potere sarebbe stata criticata.
Saranno i fatti a fornire indicazioni che potranno confermare le percezioni o smentirle.
Com’è successo per la guida di Roma: aveva creato tante attese positive diventate delusione e rabbia a fronte del disastro e dello sforzo patetico di non riconoscerlo come tale.
Ma una cosa è certa: se si percorre sempre la stessa strada, si arriverà sempre allo stesso posto, se abbiamo sempre il medesimo comportamento, al massimo, otterremo lo stesso risultato e se facciamo sempre la stessa cosa erronea, otterremo sempre risultati sbagliati.
Questo è il punto: faccio uguale e non rischio mantenendo lo status quo oppure faccio diversamente e rischio?
Il premier designato, Giuseppe Conte, aveva un “copione” e questa cosa è stata criticata da chi è contro.
Io credo che il copione possa essere considerato come un piano strategico e che quindi rappresenti il cosa si vuole ottenere, che potremmo chiamare con linguaggio manageriale lo scopo e gli obiettivi.
Ma la strategia rappresenta il come, e questo è quello che fanno i vertici delle imprese.
Il come è legato al fatto che la via si fa con l’andare e quindi la strategia si realizza strada facendo.
Il programma è il tragitto, e non può considerare a priori le variazioni e le complessità emergenti e quindi fare una cosa giusta, oggi, non vuol dire che la stessa cosa lo sia anche domani: il mondo cambia e la strategia deve cambiare pur avendo chiaro il punto di arrivo.
In ciò consiste il valore del comportamento strategico, in una rigenerazione permanente che considera lo scopo.
Questo è un principio generale: per mantenere qualcosa che abbiamo conquistato (nel business, nell’amicizia, nell’amore, con i genitori, con i figli, ecc.) bisogna rigenerarla continuamente perché se qualcosa non si rigenera è destinato a degenerare, la generazione di un percorso innovativo attinge il suo senso dalla devianza dalla norma, dalla “trasgressione”.
La devianza è qualcosa che interviene in un processo che ha paradigmi interpretativi e comportamenti considerati normali per governare il proprio ambiente.
L’evoluzione è un processo che trasforma il sistema in cui è nata la devianza: lo disorganizza e organizza mentre lo trasforma.
Quello che serve davvero è essere un team sintonizzato che ha un pensiero comune su cosa ottenere e poi, ripeto, la strategia si realizza giorno per giorno variando coerentemente i propri comportamenti gestendo in modo intelligente il pregiudizio di chi è contro, che certamente osserverà i momenti del processo che disorganizza e non quelli che riorganizza.
Le devianze, nel momento in cui si esprimono per il semplice fatto di nascere, sono frenate dal sistema e la loro affermazione è una lotta contro i difensori dell’invarianza, che vedono minacciata la loro sicurezza dai portatori delle novità.
La storia insegna: tutte le persone che hanno segnato il cammino di trasformazioni profonde sono state devianti, fuori dal sistema e, molto spesso, perseguitate o ostacolate.
Io francamente non so se quello che avviene sia meglio, ma so che ho visto il peggio, e quindi la speranza, ancora una volta, può nascere.
Hanno voluto la bicicletta: devono pedalare, vediamo…ma non come spettatori passivi o sabotatori attivi.