Dai dazi al blocco di Huawei, lo scontro Cina-Usa prosegue
L’ultima battuta dello scontro Cina-Usa passa per la telefonia, che con la corsa al 5G (la nuova rete di comunicazione globale estremamente più veloce) ha visto crescere la sua importanza in maniera esponenziale, specie nei risvolti di acquisizione di dati e informatizzazione integrata. In particolare il colosso Huawei, che Washington vede come il cavallo di Troia delle ingerenze cinesi sul mondo occidentale, ha visto un blocco alle vendite e all’acquisto prodotti e servizi sul suolo americano, oltre alla revoca della licenza del sistema Android promulgata da Google.
Con una guerra di dazi sempre più calda, il presidente Trump è stato costretto in parte ad una retromarcia, propendendo per una proroga temporanea di 90 giorni all’attività di Huawei in America, ma ha affermato che il 19 agosto il provvedimento entrerà in vigore e per la compagnia di Shenzen non ci sarà nulla da fare. In un’intervista al Corriere della Sera la portavoce di Huawei Chaterine Chen, vicepresidente dell’azienda, ha rifiutato le accuse degli Stati Uniti e in seguito ha affermato che Huawei non teme per il proprio futuro e che qualsiasi misura di restrizione non rischia di mettere in pericolo la stabilità aziendale. La compagnia sta infatti procedendo allo sviluppo di sistemi alternativi, come il sistema HongMeng Os, basato sull’open source di Linux, per ovviare all’esclusione da Android.
I toni dello scontro tra i due giganti si vanno acuendo, mentre Pechino tramite il Global Times (quotidiano statale cinese) definisce il provvedimento americano come “una dichiarazione di guerra contro la Cina nel settore tecnologico ed economico”. Dal canto suo la linea americana sembra già decisa, come dimostrano le dichiarazioni dell’amministrazione Trump sull’azienda Hikvision, compagnia cinese specializzata nel settore di videosorveglianza, che potrebbe a breve seguire la sorte di Huawei. La guerra dei dazi è solo l’ultimo risvolto di uno scontro culturale, politico ed economico tra due mondi opposti. Non è più un segreto che per Washington il competitor più pericoloso del futuro sia la Cina (e non la Russia) che con le rinnovate ambizioni imperiali rischia di mettere in crisi l’egemonia americana. In ogni teatro regionale, dall’Artico allo spazio virtuale della finanza l’obiettivo di Trump è quello di non lasciare spazi alla Cina, ma Pechino è ben consapevole delle sue possibilità ed alza la voce; esemplare in questo senso la telefonata tra Mike Pompeo, segretario della Casa Bianca e Wang Yi, ministro degli esteri cinese, che ha avvisato gli USA di “non andare troppo lontano” e li ha invitati al raggiungimento di un accordo per la sospensione dei dazi sulle merci cinesi.