Dati OCSE: laureati aumentano, ma lavorano e guadagnano poco
I giovani italiani optano per l’università, forse perché speranzosi che un titolo di studio accademico possa facilitarli nella ricerca di un lavoro o nell’ottenimento di un’occupazione meglio retribuita. Ma la realtà dei fatti è diversa: i laureati lavorano sempre meno e guadagnano poco.
I dati OCSE rivelano che, nel 2018, la percentuale di persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni con una laurea è stata del 28%. Una percentuale in aumento rispetto agli anni precedenti, seppur bassa rispetto a quella degli altri Paesi Europei e gli altri Paesi dell’OCSE.
Inoltre i laureati guadagnano il 39% in più rispetto ai laureati: percentuale bassa se rapportata alla media degli altri Paesi dell’OCSE pari al 57%. Un dato che peggiora se si riduce la prospettiva ai giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni: in tale fascia di età infatti il vantaggio è pari al solo 19% e diminuisce ulteriormente se si fa riferimento al genere femminile.
L’OCSE fornisce informazioni anche sulla tipologia delle lauree seguite da un maggior tasso di occupazione: al primo posto le lauree ingegneristiche e informatiche. Occupazione bassa invece per le lauree artistiche e umanistiche. Lavora circa l’85% degli ingegneri, ma i laureati in ingegneria sono solo il 15%.
Giovanna Maria Semeraro, tra gli autori del rapporto, ha commentato: “Le lauree in materie umanistiche in Italia sono titoli di studio popolari anche perché permettono l’accesso a concorsi pubblici. Andrebbero spiegati bene e diffusi maggiormente gli Istituti tecnici superiori che offrono buone prospettive occupazionali, ma che sono ancora relativamente nuovi in Italia e al momento attirano solo una piccola parte degli studenti a livello terziario”.
Dal rapporto OCSE emerge poi un ulteriore dato emergenziale: il 59% dei docenti che entra nelle aule italiane è ultracinquantenne. Si tratta del dato più alto tra i Paesi OCSE.