Dalla radio ai social network: la comunicazione si modifica
Negli anni ’60 esiste una netta differenziazione tra i diversi canali radiofonici: la Radio Nazionale era improntata su tematiche di informazione politica e sociale, il Nazionale Secondo sulla musica e il Nazionale Terzo sulla cultura in generale.
A metà degli anni ‘60 l’ascolto della televisione raggiunge i livelli di quello radiofonico. La radio, per questa ragione, cerca nuove strategie per reggere la concorrenza del nuovo strumento.
L’invenzione dell’autoradio e del transistor trasformano la radio in un oggetto trasportabile ovunque e, negli anni del boom economico, la radio diventa il simbolo del nuovo senso di libertà che si diffonde soprattutto fra i giovani in opposizione al televisore che rappresenta il mezzo di comunicazione più efficace in ambito domestico.
Nonostante il successo strepitoso della TV, la radio, udibile in qualunque luogo, riesce perciò a reggere la concorrenza grazie alla sua specializzazione dei programmi.
Agli inizi degli anni ’60, i programmi tv “Per voi giovani” ed “Alto gradimento” cambiano profondamente il linguaggio radiofonico. Le idee anticonvenzionali e ribelli derivanti dalle contestazioni studentesche di fine anni ’60 invadono anche la radio: cambia il pubblico e si affermano nuovi generi con nuove tematiche. Un programma manifesto di questo periodo è “Chiamate Roma 3131“, ideato da Luciano Rispoli e Adriano Magli.
Negli anni ‘80 del Novecento aumenta la professionalità dei conduttori radiofonici e di pari passo la qualità dei programmi. Ciò avviene con l’aumento degli introiti pubblicitari delle radio e si inizia così a parlare
di nascita ed evoluzione della radio privata. Nascono e si diffondono con successo di ascolto radio musicali tra cui Radio Music, Radio Italia e Radio Italia Network.
Nel 1988 con la riforma del servizio radio-televisivo pubblico, le reti radiofoniche Rai rinunciano ad inseguire la concorrenza privata in termini di ascolto e puntano sulla qualità, trasformandosi in programmi d’approfondimento ed intrattenimento leggero. Fra i programmi più longevi di quest’epoca ci sono il talk show “Radio anch’io” di Gianni Bisiach e il programma di lirica “Foyer”.
Differenza tra linguaggio radiofonico e comunicazione televisiva
Il trasmesso radiofonico, caratterizzato da uno sfruttamento intensivo della comunicazione orale in tutti i suoi aspetti è molto diverso da quello televisivo, dove è essenziale invece, l’interscambio tra le parole di un dialogo e l’immagine fisica degli interlocutori. Il connubio tra conversazione televisiva ed immagine è in grado di creare un «effetto realtà» che lo rende pratico e che garantisce alla televisione un successo immediato. La varietà comunicativa multiforme e multifunzionale di cui sono state individuate le caratteristiche è ben evidente nella comunicazione televisiva dove sono presenti i confini spazio-temporali degli interlocutori e dove si mantiene efficace la comunicazione face-to-face di salotti letterari e talk show.
Alla fine degli anni ‘90 il talk “Maurizio Costanzo Show” diviene celebre e duraturo, perché cattura l’attenzione di milioni di telespettatori nell’arco di 30 anni.
Il giornalista e conduttore Maurizio Costanzo (recentemente scomparso) è stato un innovatore nell’ambito dei talk show italiani, perché ha dato la possibilità di interfacciarsi
e di confrontarsi a 360 gradi su tematiche culturali, sociali, politiche, ambientali, intervallate dalla scoperta di nuovi talenti in ambito musicale e di intrattenimento comico. Il linguaggio della comunicazione televisiva, praticato durante i talk show, è diventato step by step più moderno e fruibile da una grandissima percentuale di pubblico.
L’accompagnamento musicale dal vivo costituiva un tratto distintivo e divertente dei talk show a cui hanno partecipato attori, scrittori e politici internazionali. Il Maurizio Costanzo Show ha contribuito inoltre a lanciare diversi personaggi nel mondo dello spettacolo che ora sono fra i più importanti nell’ambito della comunicazione italiana socio-culturale come Vittorio Sgarbi, Gioele Dix, Rosario Fiorello, Valerio Mastandrea, Enzo Iacchetti e Dario Vergassola.
Dalla radio ai social network: il linguaggio continua a modificarsi
Negli anni Novanta si diffonde la formula del linguaggio del Network a cui si adeguano le principali emittenti radiofoniche. Contemporaneamente sono meno diffuse radio considerate minori come Radio Deejay e Radio Capital (1995), Radio 24 (1999) che è considerata la prima radio italiana all-news strettamente legata al quotidiano giornalistico “Il Sole 24 Ore“.
La diffusione di Internet e la nascita delle Web Radio alla fine degli anni Novanta rilancia la radio, dandole nuova linfa per proseguire. Molte emittenti radiofoniche si dotano di un sito Web, creando un connubio tra radio ed Internet.
La TV interattiva che dialoga con il suo utente impone una drastico cambiamento rispetto alla forma culturale basata sulla trasmissione a senso unico che si rivolge ad ogni singolo spettatore immerso nel relax domestico senza interazioni. Nasce negli anni 2000 la Pay-Per-View (in cui i programmi TV si pagano in base a quelli che lo spettatore sceglie di visualizzare) che richiede l’interazione tra un satellite digitale e il telefono. I canali digitali per TV, film, serie tv, sport e tanto altro sono erogati dal servizio di video on demand. Le ‘piattaforme digitali’ sono un insieme di programmi gratuiti, basic (abbonamento annuali) e in pay-per-view, distribuiti via satellite digitale che creano un collegamento con Internet e con la comunicazione digitale, raggiungendo uno step successivo e differente dalla TV tradizionale.