Continua la guerra dei dazi tra America e Cina
Nuovo capitolo della guerra dei dazi tra il governo americano e il governo cinese. Riapre il negoziato per il commercio tra l’America e la Cina atteso per il 10 e 11 ottobre. La data precede quella dell’escalation della “guerra commerciale” tra le due potenze, fissata per il 15 ottobre in cui dovrebbe scattare l’aumento al 30% delle tariffe in America su 250 miliardi di dollari di beni esportati dalla Cina negli Usa. La “guerra” è cominciata ad aprile 2018, nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha annunciato i primi dazi, entrati in vigore nel luglio 2018, contro l’esportazione di beni cinesi.
“Gli Stati Uniti vogliono scambi commerciali giusti e reciproci. – commenta il presidente americano Donald Trump nel suo discorso all’Assemblea Onu – La Cina che non ha adottato le riforme promesse e fa ricorso a pesanti aiuti di Stato, oltre a rubane l’informazione tecnologica. Per questo motivo, il World Trade Organization ha bisogno di un cambio drastico”.
Durante la cena dello Us-China Business Council di New York, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha commentato: “La Cina non ha alcuna intenzione di “giocare al Trono di Spade” e vuole rispettare gli interessi Usa, ma non vorrebbe minacce sul commercio o interferenze sugli affari interni, incluso Hong Kong”.
L’amministrazione americana del presidente Trump ha annunciato che potrebbe imporre tariffe anche sui prodotti europei, per quasi 7 miliardi di euro, andando a colpire il settore aereo e il settore agroalimentare. L’aumento potrebbe arrivare al 100% e colpire inevitabilmente il Made in Italy, preoccupazione espressa negli ultimi giorni anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. I prodotti che potrebbero essere attaccati dai dazi sono il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e l’olio vergine d’oliva. Le nuove tariffe, ha annunciato l’amministrazione americana, potrebbero arrivare ad ottobre con il rischio di innescare una vera e propria guerra commerciale in un momento di grande preoccupazione per il rallentamento economico globale.