COMPLESSITA’ DEL DESIDERIO E DESIDERIO DELLA COMPLESSITA’
Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente. Ho svolto attività quotidiane, come se ciò fosse tutto il dovuto. Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze, ma senza un pensiero che andasse più in là dell’uscire di casa e del tornarmene a casa. Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle, e io l’ho preso solo per uso ordinario. Nessun come e perché – e da dove è saltato fuori uno così – e a che gli servono tanti dettagli in movimento. Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro e qui un paragone che mi è mancato . Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio. Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane il pane di ieri era tagliato diversamente. Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai, poiché dopotutto cadeva con gocce diverse. La terra girava intorno al proprio asse, ma già in uno spazio lasciato per sempre. E’ durato 24 ore buone. 1440 minuti di occasioni. 86.400 secondi in visione. Il savoir-vivre cosmico, benché taccia sul nostro conto, tuttavia esige qualcosa da noi: un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote.(Wislawa Szymborska)
Il mondo è sempre più piccolo, ma i territori sempre più grandi, e la complessità cresce creando possibilità ma anche smarrimenti e paure.
Nella complessità solo l’autoregolazione e la capacità innovativa possono essere vincenti. L’innovazione è il risultato concreto di un processo creativo che è favorito dal bisogno ma anche dall’ambiente. Il processo creativo avviene in un contesto ed è in grado di risolvere problemi in modo originale e, ripeto, utile, o di cogliere e anche di inventare opportunità. Chi è creativo è irrequieto, la mente si agita, gira, ha una forte motivazione che diventa slancio quando si combina con qualcosa che fa scattare l’idea. Einstein diceva: «Credo nell’intuizione e nell’ispirazione; talvolta penso che ho ragione senza il sapere perché». Ma l’intuizione va sapientemente preparata e qui aiuta la tecnica. Ancora per usare un’altra citazione celebre vorrei ricordare Kant: “L’ispirazione senza la tecnica è vuota così come la tecnica senza l’ispirazione è cieca”. Bisogna avere una grande possibilità interpretativa per cogliere connessioni tra stimoli lontani e un bisogno intenso da soddisfare. Fleming, ad esempio, per giungere alla penicillina usò il suo specifico ricco bagaglio cognitivo, ma in altri casi le connessioni avvengono soltanto prendendo le distanze: lo pneumatico fu inventato da un veterinario, la penna a sfera da uno scultore, il parchimetro da un giornalista ecc…, a volte si è troppo vicini al problema per vederne la soluzione. Ma indipendentemente dall’oggetto o dal cambiamento creativo occorre che l’ambiente sia favorevole. Non che la creatività non si esprima se ci sono ostacoli, ma è fuori dubbio, soprattutto in contesti organizzativi, che difficilmente qualcuno si metterà contro un sistema che la vieta e punisce (anche se la chiede) chi tenta di cambiare. Gli ambienti non favorevoli alla creatività, e quindi all’innovazione, sono quelli in cui s’investe per il mantenimento dello status quo, la cultura è impositiva, c’è intolleranza dell’ambiguità e della contraddizione, paura di perdere il controllo, l’approccio è conformistico, i valori sono definitivi e limitati, rigidità nel punire l’errore e si accetta solo quanto è sperimentato. Per contro gli ambienti creativi si riconoscono perché sono esattamente opposti: è messo in discussione l’ordine vigente, si accetta l’ambiguità e la contraddizione, c’è libertà e fiducia, l’errore è fonte di apprendimento. La creatività per migliorare la vita è veramente indispensabile perché è generativa. È in grado di aumentare il numero di scelte su tutto, aumenta la possibilità e quindi è l’unico linguaggio evoluto della e nella complessità, che ha il suo paradigma nella connessione intrecciata e labirintica. Il pensiero creativo è divergente, esplora luoghi remoti e compie salti logici per trovare soluzioni originali e più adatte. La tenacia è, infatti, la caratteristica che tutti gli studi sulla personalità creativa indicano, essere il tratto di personalità posseduta dal creativo. E quando si è tenaci? Quando qualcosa si desidera intensamente. Ci sono ambienti che reprimono i desideri e altri che li fanno nascere. Progettare organizzazioni che pensino al benessere vuol dire aumentare i desideri e quindi gli slanci creativi e la possibilità di sviluppare modelli dinamici di comportamento, capaci di vivere con protagonismo la sfida della complessità. In fondo la gente vuole avere buoni motivi per agire e accanto a molti, che trovano i buoni motivi nel realizzare una tranquilla soddisfazione dei loro bisogni di sicurezza, ce ne sono altri che è nella loro irrequietezza e nell’ipertensione delle arterie che realizzano la loro identità. Diamo spazio a questi perché è qui che la creatività è pronta a prendere il volo. Chi ha il potere dovrebbe pensare a questo punto fondamentale per lo sviluppo e per il governo della complessità che altrimenti diventa solo caos. |