Click-baiting: l’acchiappa click pronto ad essere eliminato
L’algoritmo di Facebook che determina la visibilità dei contenuti nel news feed si aggiorna. L’obiettivo principale è quello di eliminare definitivamente il fenomeno del cosiddetto “click-baiting” e restituire agli utenti contenuti di maggiore qualità, in base a due principali punti cardini: il tempo speso per visualizzare un post e la diversità dei contenuti.
Ma cos’è il click-baiting?
Potremmo definirlo una strategia, una pratica ormai diffusa nel mondo online, in particolar modo sui social network, la cui missione è diventare virali, ottenere il maggior numero di click. Se andiamo ad analizzare la fenomenologia del termine, letteralmente click-baiting significa “esche da click”, infatti bait – da cui baiting – indica l’esca. Quando si uniscono le due parole e il contesto è quello dei social network, il click-baiting si riferisce invece alla creazione di articoli, post con titoli spesso relazionati ad immagini il cui obiettivo è quello di attirare un gran numero di click ma senza fornire agli utenti informazioni dettagliate rispetto al contenuto dell’articolo sul quale cliccare. Tutto ruota intorno alla curiosità rispetto ai titoli in grado di catturare l’attenzione delle tantissime persone. Da un lato vengono rappresentati contenuti di scarso valore per gli utenti, dall’altro gli stessi contenuti vengono premiati dall’algoritmo del social network per il gran numero di interazioni di cui godono. Per combattere tale fenomeno si cerca di riuscire a identificare link di qualità indipendentemente dal numero di click.
Il click-baiting è una tecnica che riguarda la forma, non il contenuto, la quantità e non al qualità.
L’informazione digitale è l’unica che ad oggi, nel bene e nel male, è in grado di produrre introiti, seppur bassi: si tratta del modello basato sullo sfruttamento pubblicitario delle pagine viste, ovvero dei click dei lettori. Questo è l’unico sistema su cui puntano i giornali online in questo momento. Un modello di business caratterizzato da investitori pubblicitari che trattando con i rivenditori di pubblicità, pagano una cifra ogni 1000 pagine viste e dall’altro i produttori di contenuti in cerca della sostenibilità economica del proprio lavoro che hanno come primo obiettivo aumentare il più possibile la quantità di scritti visti sulle proprie pagine. Il click-baiting è una tecnica quindi che riguarda la forma, non il contenuto, la quantità e non al qualità.
Si va da contenuti ad alto tasso informativo e spesso di approfondimento che del clickbait hanno solo la forma, pensata apposta per rendere più accattivante il contenuto, a contenuti a tasso informativo pari a zero. I campi di applicazione di questa forma che stiamo analizzando sono vari. La possiamo considerare una strategia efficace per accumulare un numero sufficiente di pagine viste, sia per produrre contenuti leggeri, virali e acchiappa click. Pur riuscendo a ottenere ottimi risultati in termini di pagine viste, si rischia di attrarre per forza un pubblico qualitativamente variabile e incerto da somigliare, agli occhi degli investitori, più a una folla casuale di persone poco identificabili che a un pubblico compatto e definito di potenziali clienti.
Abuso del click-baiting: quali sono le conseguenze per i lettori e per l’informazione?
Le conseguenze oltre alla scarsa qualità degli scritti, è anche la molteplicità di articoli facili da creare, da diffondere, trovati in rete per questo motivo con pochissimo sforzo, tutti possono pubblicare, lanciare sui social e vedere l’effetto che fa. Il risultato è l’offerta di contenuti identici Di conseguenza il loro valore, sia in termini di pagine viste, sia in termini economici che quelle pagine viste hanno sul mercato, diminuirà. La cosa, però, non piace molto a Mark Zuckerberg, il quale, insieme ai suoi collaboratori ha modificato l’algoritmo di Facebook per far sì che i profili o le pagine che ricorrono spesso a questa pratica vengano penalizzate. Dai sondaggi effettuati da Facebook è emerso che gli utenti preferiscono fruire di articoli provenienti da un ampio numero di fonti differenti, apprezzando, quindi, una maggiore diversità di contenuti nel loro flusso di post. Per questo l’aggiornamento del nuovo algoritmo di Facebook prevede una riduzione della frequenza con cui le persone vedono in un breve arco temporale post provenienti dalla stessa fonte. Se dal punto di vista dell’utente tutte queste novità dovrebbero migliorare l’esperienza nel social network, per le pagine non dovrebbero esserci cambiamenti significativi, stando alle stesse rassicurazioni che Facebook ha fatto agli editori. Ciò però potrebbe non valere per quelle pagine che condividono molti aggiornamenti in breve tempo e soprattutto per tutte quelle pagine che basano la propria strategia editoriale sul click-baiting e che potrebbero per questo subire un calo del traffico ai loro siti. L’interesse di Facebook è quello che i post sulle pagine degli utenti siano attendibili e in linea con le loro aspettative, mentre l’interesse dei gestori delle pagine è quello di portare click.